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Fase di crescita sincronizzata dei MERCATI

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La fase di crescita attraversata dal mercato globale risulta fortemente influenzata da tre fattori principali: la crescita dell’economia cinese, la politica domestica e quella internazionale di Trump. Questo è il quadro che emerge dal Perspective Event, un incontro tra gli investitori tenutosi a Milano. Arif Husain, Head of International Fixed Income di T. Rowe Price ha però sottolineato che “il driver dell’attuale crescita sincronizzata è la Cina, non gli Stati Uniti. A febbraio 2016, Pechino ha introdotto un massiccio stimolo fiscale e da allora la crescita globale ha registrato un boom. L’implementazione del pacchetto fiscale in Cina non solo ha funzionato, ma ha avuto un effetto moltiplicatore a livello di crescita globale”

“L’economia cinese – ha proseguito l’esperto, che sovrintende oltre 195 miliardi di dollari in strategie obbligazionarie – conta moltissimo per l’Europa. Il vecchio continente sta crescendo perché la Cina cresce. La vendita di automobili, ad esempio, è salita drasticamente in Cina. Si tratta di automobili europee. Per il resto, in Europa non è cambiato molto. La Bce sta facendo commenti più da falco, ma allo stesso tempo, non ha i margini di manovra per alzare i tassi, specialmente se il driver di crescita sarà solo la Cina”.

“Tutto si riconduce alla Cina e a Trump. Il nuovo presidente statunitense deve iniziare a conseguire dei risultati. I risvolti positivi o negativi delle sue politiche dipenderanno da cosa Trump sceglierà di attuare e se sarà di natura nazionale o internazionale”, ha spiegato Husain, precisando che “il taglio delle tasse e gli investimenti infrastrutturali potrebbero essere enormemente positivi per gli asset più rischiosi e meno favorevoli per i bond”.

Anche Chris Alderson, Head of International Equity di T. Rowe Price concorda nel ritenere che Trump, con l’avvicinarsi delle elezioni di metà mandato, dovrà portare a termine parte del programma elettorale. “Finora, il nuovo Presidente non sta ancora influenzando sostanzialmente i mercati. Semmai, l’insegnamento di questi primi mesi, è quello di fare l’opposto rispetto a ciò che proclama. In generale, gli Stati Uniti sono tornati al picco del 2007, ma gli utili societari sono ancora bassi. Le classi più benestanti sono diventate sempre più benestanti e l’ineguaglianza è aumentata tra la popolazione. Ciò è particolarmente vero per gli Usa, ma è una tendenza che si è verificata a livello globale. Per questo motivo, sarà interessante capire quali politiche redistributive verranno proposte e applicate”.

Infine, sulla Cina, Alderson sottolinea come Pechino abbia frenato gli investimenti nell’industria petrolifera ed estrattiva, che prima contavano per circa il 47% del Pil cinese. “Ciò dovrebbe attenuare i prezzi delle commodity nei mesi a venire, con il prezzo del greggio che si stabilizzerà intorno ai 50 dollari al barile. Visto che l’effetto Trump è destinato a scemare, è bene iniziare a valutare cambiamenti e opportunità altrove, sui mercati emergenti. Questi ultimi, però, ormai non possono più essere identificati come una singola asset class, ma devono essere soggetti a delle distinzioni. In termini di dinamiche demografiche per esempio, Indonesia, India e Filippine possono contare su una popolazione giovane che darà spinta al mercato del lavoro e alla richiesta di mutui. Al contrario, la popolazione in età lavorativa di Brasile, Cina e Russia è in calo”.

A cura di T. Rowe Price

  

19/06/2017 | Categorie: Investimenti Firma: Redazione