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La Paura e la Dinamica dei Corporate Bond

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 PANIC SELLING. Quando un amico viene invitato più volte a cena e non compie mai il gesto di offrirvi la cena, si dice che è di braccino corto. Il panic selling, ossia il diluvio di vendite che a volte colpisce un tipo di mercato o una classe di attività, è un tipico esempio di come a cattive notizie o attese, possano corrispondere fenomeni anche turbolenti di vendita. 

 
IL RALLENTAMENTO DELLA RIPRESA economica americana e l’esacerbarsi della crisi del debito sovrano in Europa hanno avuto come corollario proprio un sentimento diffuso di incertezza e persino di paura che frena ancora oggi l’espandersi delle attività economiche. Negli Stati Uniti una manovra parziale di revisione della politica fiscale e un downgrade di Standard & Poor’s dal podio della tripla A per il debito a stelle e strisce allontanano risparmiatori e imprese dal rischio. Di conseguenza la Fed ha deciso di tenere bassi i tassi ancora per un periodo prolungato di tempo o meglio per tutto il 2013. Bassi tassi significa bassi rendimenti nei bond e quindi prezzi elevati che in pratica impediscono il normale travaso nei momenti di crisi dai listi azionari a quelli obbligazionari. 
 
IL COLOSSO AMERICANO General Electric fra marzo e giugno ha realizzato utili operativi per 3,7 miliardi di dollari (+18%) e un giro d’affari da 35,6 miliardi di dollari. Non è una novità, per la società americana è il quinto trimestre di fila con crescita degli utili a doppia cifra. Eppure questa società ha deciso di tenere in cassa 91 miliardi di dollari. 
 
Perché? Per paura. Per paura che il temuto ritorno della crisi falci la domanda aggregata e tradisca ogni investimento nella ripresa. Una paura che forse è connessa anche al fatto che il rapporto tra debito e patrimonio è di 4-5 o che il rating sul debito dalla società è pari a quello del governo US ossia una AA+ strettamente connessa all’andamento del mercato degli Stati Uniti. 
 
UNA PAURA CHE però accomuna GE ad altri grandi gruppi a stelle e strisce come Microsoft, Coca Cola o Apple: tutti quanti tengono i soldi in cassa e rinviano assunzioni e investimenti indebolendo la ripresa dell’economia. Non a caso alla metà di agosto il presidente USA Barack Obama ha deciso di incontrare i numeri uno di 8 grandi gruppi americani (da BlackRock a Jp Morgan passando per Johnson & Johnson) per capire cosa succede ed approntare nuove strategie. Di certo le incertezze dei listini azionari nel Vecchio e nel Nuovo Continente non aiutano. 
 
INCERTEZZE che generano paura e trattengono dunque gli investimenti pubblici e privati rallentando ancora la ripresa. Questo fa salire inevitabilmente i tassi di interesse chiesti da chi investe. Crescono i rendimenti sui titoli di Stato dell’Europa periferica, crescono i tassi di interesse chiesti dalle banche alle imprese e i tassi di interesse chiesti dai risparmiatori per il finanziamento delle imprese stesse. 
 
Di una società si possono infatti comprare sia le azioni che i bond. In quest’ultimo caso si investe nelle obbligazioni di un’azienda (nei suoi corporate bond) e si finanzia il suo debito in cambio di un rendimento con logiche simili a quelle che caratterizzano gli investimenti nel debito pubblico di un Paese.
 

  

08/09/2011 | Categorie: Mondo consulenti Firma: Vincenzo Polimeno