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Le tasse sulla casa, differenze tra Italia ed Europa

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 Nel report "Gli immobili in Italia”, ad opera dell’Agenzia del Territorio si sottolinea anzitutto come “appare significativa la variabilità del prelievo sul patrimonio nei Paesi europei: sebbene nessun paese europeo esenti completamente il patrimonio, i livelli di prelievo nel paese a più bassa tassazione (Estonia, 0,4% del PIL) sono quasi undici volte inferiori a quelli del Paese con la più alta incidenza della tassazione (Regno Unito, 4,3% del PIL). In Italia, il prelievo sul patrimonio ammonta a quasi l’1,7% del PIL”.

 
Tra i paesi considerati – prosegue l’analisi del Territorio – “la Spagna, la Danimarca, il Belgio, la Francia e il Regno Unito sono caratterizzati, nel 2010, da un rapporto tra prelievo sul patrimonio e prodotto interno lordo superiore a quello italiano. I paesi dell’est europeo, la Germania e la Svezia mostrano valori inferiori all’1%. Il prelievo sulle transazioni finanziarie e di capitale (1,1%), invece, risulta essere piuttosto elevato se confrontato con i principali paesi dell’OCSE, che in media mostrano valori inferiori allo 0,7%. Nel complesso, in Italia, dunque, il prelievo sul patrimonio è fortemente influenzato dalla tassazione sulle transazioni finanziarie e di capitale e in misura più contenuta dalle imposte sulle proprietà immobiliare. Per quanto riguarda la tassazione sulla proprietà immobiliare (imposte “ricorrenti”), l’Italia risulta caratterizzata da un’incidenza in rapporto al PIL inferiore alla maggior parte dei paesi OCSE considerati; infatti il valore è pari nel 2010 allo 0,6%; fanno registrare valori superiori all’1% gli Stati Uniti (3,1%), il Canada (3,0%) ed il Regno Unito (3,4%)”.
 
Stando a quanto affermano i dati Ocse, l’andamento del prelievo sul patrimonio in Italia è inoltre differenziato, nel decennio 2000-2010, rispetto a quello registrato negli altri paesi europei, e segnatamente nei grandi paesi (Francia, Regno Unito, Spagna). In Italia, conclude l’Agenzia, “nel 2000, il rapporto tra prelievo sul patrimonio finanziario e immobiliare e PIL si collocava vicino alla soglia del 2%. Tra i paesi considerati, tale rapporto è maggiore nel 2000 in Spagna, Francia e Regno Unito. Considerando invece il 2010, l’incidenza del prelievo sul patrimonio sul PIL sale dello 0,1% in Italia, mentre aumenta dello 0,6% in Francia e si riduce in Spagna di 0,3 punti percentuali. Solo la Germania, presenta tra i paesi considerati un prelievo fiscale piuttosto contenuto, inferiore all’1% e sostanzialmente stabile tra il 2000 e 2010"
 
I dati forniti dall’Agenzia del Territorio nel recente report “Gli immobili in Italia” ci dicono tuttavia ben di più: quale sia la pressione fiscale determinata dalle tasse sulla proprietà e sul possesso. Un’analisi che parte da una fondamentale considerazione: in tutti i paesi considerati dall’Agenzia, l’abitazione principale è esente da imposte sul reddito.
 
“In Francia” – ad esempio, sottolinea l’Agenzia – “esistono a livello locale, la taxe d’habitation che grava sull’utilizzatore dell’abitazione a qualsiasi titolo (proprietario, locatario, occupante a titolo gratuito) e la taxe foncière che colpisce il proprietario dell’abitazione. La base imponibile di entrambe le imposte è data dalla rendita catastale che è pari al 50% del valore locativo catastale. E’ previsto un abbattimento per le abitazioni principali che dipende dai carichi familiari e nel caso della taxe d’habitation dall’età dell’inquilino. Le aliquote di imposta sono fissate dalle amministrazioni locali, per cui variano da regione a regione” 
 
In Spagna esiste invece “l’Impuesto sobre bienes immuebles (IBI) colpisce i titolari di diritti reali su immobili, con una base imponibile pari al valore catastale, che è pari a circa il 70% del valore di mercato. Il valore catastale viene determinato in base alle dimensioni dell’abitazione e alla tipologia (es. immobile di lusso, signorile, civile). Le aliquote sono fissate dagli enti locali e sono generalmente più alte nelle località turistiche”
 
In Germania vige invece la tassa fondiaria (Grundsteuer), ovvero – continua l’Agenzia – “una tassa comunale che colpisce i terreni, compresi quelli edificati. L’amministrazione finanziaria determina il valore fiscale dell’immobile, che per le abitazioni è un multiplo del valore locativo, e applica a tale valore coefficienti diversi fra Länder vecchi (dal 2,6 al 3,5%) e nuovi (dal 5 al 10%); il comune determina un proprio moltiplicatore (almeno pari a 2, in media pari a 3,9 per i vecchi Länder e a 4,08 per i nuovi”.
 
A ciò occorre tuttavia aggiungere che in Francia e Spagna esiste un’imposta sul patrimonio: “in Francia (impôt de solidarité sur la fortune) è dovuta da persone fisiche con patrimonio superiore a 1.300.000 euro (soglia stabilita nel 2012); in Spagna l’impuesto sobre el patrimonio è basata sul valore dichiarato del patrimonio individuale complessivo da coloro che hanno redditi superiori ai 700.000 euro. Tale misura è stata prevista transitoriamente per contenere il crescente deficit causato dalla crisi economica”.

  

06/02/2013 | Categorie: Finanza personale Firma: Redazione