A due anni dall’inizio della crisi, alla fine del mese di luglio ed in pieno clima estivo, il termometro dei mercati continua a volgere al bello.
Il ritorno di un interesse verso asset più rischiosi è sempre è più evidente: le obbligazioni corporate continuano a stringere in termini di spread sia verso i titoli di Stato sia verso la curva swap.
La stabilità dei cambi e dei tassi continua ad essere propedeutica ad un ritorno alla normalità dove i “numeri” del ciclo economico della seconda parte dell’anno potranno evidenziare i primi segnali di ripresa (lenta e moderata secondo gli scenari prevalenti).
Sul fronte della disoccupazione, in attesa dei dati statunitensi della prossima settimana rileviamo un peggioramento inferiore alle attese del mercato sia per la Germania (8,3% il tasso di disoccupazione di luglio, invariato rispetto a giugno) che per l’intera Area euro (9,4% a giugno rispetto al 9,3% precedente).
Segnali di miglioramento dal mercato immobiliare statunitense, con un significativo incremento delle vendite delle case nuove e soprattutto un ritorno a variazioni mensili positive nei prezzi delle abitazioni rilevati dall’indice S&PCaseShiller nelle 20 principali aree metropolitane: un +0,5% che rappresenta il primo valore positivo dopo una serie consecutiva di 33 cali.
Il Pil statunitense del secondo trimestre, infine, ha evidenziato
nei numeri a consuntivo che la recessione sta mollando la presa: nel Q2 siamo passati ad un tasso del ‐1,0% (trimestrale annualizzato) rispetto al ben più pesante ‐6,4% del primo trimestre; è comunque il quarto dato trimestrale negativo consecutivo.
I dati sull’offerta di moneta nell’Area euro pubblicati in settimana hanno confermato il quadro di un sistema finanziario con un ammontare di liquidità molto elevato.
Nessuna novità di rilievo sul fronte delle Banche centrali.
In settimana sono previsti gli incontri della Banca centrale europea e della Banca d’Inghilterra: il mercato dà per scontata la conferma dei tassi ufficiali agli attuali livelli (rispettivamente l’1,0% per la repo Bce e 0,50% per il tasso base inglese). L’attenzione è rivolta verso le misure del cosiddetto “quantitative easing”: atteso in tal senso da parte della BoE un ampliamento del piano di acquisto di titoli per 125 miliardi di sterline, praticamente già completato.
In settimana si è confermato il lento, ma inesorabile calo dei tassi interbancari, a fronte di un tasso Eonia (tasso overnight) che si mantiene intorno allo 0,35% e che spinge in ulteriore ribasso anche i tassi interbancari a scadenza maggiore: il tasso a tre mesi si è portato sotto il livello dello 0,90% ed anche la scadenza dell’euribor a quattro mesi ha rotto al ribasso la soglia dell’1,0% (tasso repo Bce) come già è avvenuto ormai da tempo per le scadenze inferiori.
Sedute di assestamento per i titoli di Stato, i cui rendimenti si sono mossi in modo diverso con il variare delle scadenze e dei mercati: marginali modifiche per il biennale in euro, scambiato tra l’1,30% e l’1,40% e che conclude l’ottava su valori non dissimili rispetto al venerdì precedente poco sopra l’1,30%; rialzo di circa 10bp per l’omologo statunitense, spinto verso l’1,20% dalle parole del Presidente Obama che ha dichiarato di
vedere più vicina la fine della recessione economica. Comportamento opposto per la parte più lunga della curva a scadenza, con i decennali che hanno segnato rendimenti in calo rispetto alla scorsa ottava, riportandosi comunque sui valori di due settimane fa: scambiano attualmente intorno al 3,35% il titolo tedesco ed al 3,60% quello statunitense. Da segnalare il restringimento del differenziale tra i titoli italiani e quelli tedeschi: sulla scadenza a dieci anni punta verso gli 80bp dai massimi di 120bp toccati a metà Luglio.
Sul mercato dei cambi, il ritorno all’appetito per il rischio ed i nuovi massimi di periodo degli indici azionari continuano a favorire le valute minori: ancora bene la corona svedese a +2,8% contro euro, il dollaro australiano a +2,0% e la corona norvegese a +1,5%. Tra le valute principali, la sterlina è in rafforzamento, mentre lo yen ed il dollaro sono sostanzialmente poco variati: il carry trade in questa fase penalizza soprattutto lo yen che si riporta sui massimi di periodo contro la divisa unica, mentre il dollaro beneficia del movimento dei tassi a breve e sulle attese sul ciclo economico.
Per quanto riguarda il cross eur/usd, il quadro grafico si mantiene stabile con l’indice che resta confinato all’interno di un canale periodo compreso tra 1,3750 ed 1,43 punti. In un’ottica di brevissimo, in recupero il biglietto verde che consolida in area 1,4050 punti lasciando inalterato per il medio periodo il trend rialzista del cross avviato nelle prime sedute di marzo con prima resistenza collocata appunto in area 1,4350; oscillatori neutrali con l’Rsi a 53 punti.
Poche le novità per quanto riguarda il cross eur/jpy, che resta ancora all’interno dell’ampio canale laterale compreso tra i 127 punti ed i massimi dello scorso metà giugno in area 139: il cross si sta spostando verso la parte alta del range e si posiziona vicino ai massimi di periodo in area 135,50‐136,0 punti.
Il cross eur/gbp, dopo un mese di consolidamento a seguito del movimento ribassista dell’indice avviato da inizio anno, si riporta in prossimità dei minimi in area 0,85 ed è pronto al test del forte supporto collocato in area 0,84‐0,85 punti.
Articolo concesso da www.Forexpros.it