Nonostante lo scetticismo e le aspre critiche , con 77 voti a favore e 23 contrari il senato USA ha confermato Bernanke per il secondo mandato alla guida della Federal Reserve, la Banca Centrale americana. Mai da quando il Senato si esprime sulla presidenza della banca centrale, ovvero da 30 anni, un candidato aveva incassato così tanti no. Paul Volcker, che deteneva fino a ieri il primato, nel 1983 aveva ricevuto per il suo secondo mandato 16 voti contrari. Alla riconferma plaude il segretario al Tesoro Timothy Geithner: è stata fatta "la cosa giusta. Bernanke ha giocato un ruolo vitale nel guidare l’economia americana".
La votazione di Bernanke è stata oggetto di estrema attenzione nelle ultime settimane, dopo che molti democratici e repubblicani avevano espresso li loro scetticismo, mettendo in discussione la poltrona del numero uno della banca centrale.
Bernanke, repubblicano, quattordicesimo presidente della Fed, ha assunto l’incarico il primo febbraio del 2006, nominato dall’ex presidente degli Stati Uniti George W. Bush. Il suo successore, Barack Obama lo ha proposto per un secondo incarico la scorsa estate. Fondamentale per la sua riconferma è stato il sostegno ricevuto nei giorni scorsi proprio dal presidente Obama e dai suoi alleati democratici.
Il suo secondo mandato non sarà facile; in quello precedente Benanke ha dovuto fronteggiare la grave crisi, ora si troverà a dover scegliere la tempistica adatta per ritirarle. Un compito altrettanto difficile, soprattutto data la ripresa lenta e l’elevato tasso di disoccupazione. Il lavoro – ha assicurato Obama durante il discorso sullo stato dell’Unione – "é la priorità del 2010": anche se "il peggio della tempesta è passato", "l’economia è tornata a crescere" e i "mercati finanziari si sono stabilizzati", la crisi ha lasciato "devastazione", causando la perdita di 7 milioni di posto di lavoro nei due anni di recessione.
Negli Usa c’è poi grande attesa per la stima sulla crescita del Pil nel quarto trimestre 2009. Nella zona euro l’attenzione è invece puntata sul tasso di disoccupazione di dicembre, ma sono attesi anche i dati sulla massa monetaria M3 e la stima flash sui prezzi al consumo di gennaio. Il tasso di disoccupazione a dicembre è in arrivo anche in Italia, dove si prevede un leggero aumento all’8,4% (dall’8,3% di novembre).
Dati macroeconomici importanti arrivano anche dal Giappone, dove si registra una flessione dell’indice sui prezzi al consumo “core”, dell’inflazione, del Pmi manifatturiero e dell’apertura di nuovi cantieri. Più incoraggianti i dati sulla disoccupazione e sulla produzione industriale.