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Biotecnologie nel mirino degli investimenti di risparmiatori e Venture Capital

Negli ultimi anni il settore delle biotecnologie (o biotech) è stato al centro delle attenzioni degli investitori proprio perché, da sempre nell’immaginario collettivo un modo per entrare in un settore difensivo e anticiclico per eccellenza come quello farmaceutico. Inoltre, essendo uno degli ambiti di investimento a maggiore espansione e dall’alto potenziale, presenta enormi opportunità di crescita.

I ricavi del settore biotech, infatti, sono in forte espansione già dal 2010, anno in cui i guadagni hanno avuto un’accelerazione del +10,5%. Da allora il rally è proseguito toccando l’acme del +32,6% nel 2014. Nel biennio 2015-2016 la crescita è rallentata, seppur gli incrementi si siano mantenuti su performance degne di nota. Il 2017 ha visto poi una sostanziale tendenza rialzista che è proseguita anche per il 2019 – con una crescita positiva andata dal 8,5 al 12,3% – e che continua ancora adesso, tra alti e bassi.

Cosa sono le biotecnologie e quali sono i fattori ne determinano buone performance di investimento

L’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) definisce le biotecnologie come: “Applicazioni della scienza e della tecnologia agli organismi viventi, o a loro parti, prodotti e modelli, al fine di alterare i materiali viventi e non viventi, per produrre conoscenza, beni e servizi”. In parole semplici si tratta di strumenti tecnologici che sfruttano le conoscenze delle scienze della vita per testare su organismi viventi soluzioni ai problemi nei campi della salute, dell’agricoltura, dell’ambiente e dell’industria.

L’obiettivo principale delle aziende biotech, quindi, è quello di sviluppare nuovi o ulteriori metodi di diagnosi e vie per la produzione di composti chimici. A tal proposito, la conoscenza dei vari temi di natura scientifica è affiancata in combinazione con le ultime tecnologie digitali; i risultati sono utilizzati in medicina, agricoltura o industria.

Tra i fattori che influiscono sulla buona resa degli investimenti nel settore delle biotecnologie non ci sono soltanto i numeri, ma vanno considerati:

  • Il continuo rinnovamento delle scienze e delle loro applicazioni.
  • Il progresso degli strumenti.
  • L’approvazione di nuovi farmaci (solo nel 2016 ne sono stati messi in commercio 22).

Inoltre, non va sottovalutato il fattore demografico: aspettative di vita superiori rispetto a quelle di un decennio fa e insorgenza di malattie croniche hanno fatto crescere la domanda di prodotti farmaceutici.

Biotecnologie e Covid-19: sempre più imprese italiane investono in Ricerca e Sviluppo nel settore biotech

La storia recente sembra aver confermato le buone opportunità per gli investimenti in biotecnologie. Le aziende biotech italiane, infatti, hanno retto bene l’impatto del Covid-19, contribuendo a mettere le basi per una rapida ripartenza e investendo con convinzione in Ricerca e Sviluppo. Nell’anno dell’esplosione della pandemia, il fatturato del biotech italiano ha mostrato un calo del 5% a 10,2 miliardi di euro – una performance migliore rispetto a quella dell’industria italiana nel suo complesso (-12%).

La situazione era migliore se si andava ad isolare l’andamento delle imprese italiane che hanno investito almeno il 75% del proprio budget in ricerca e sviluppo (R&S) e nella ricerca in biotecnologie: il giro d’affari di questo sottoinsieme ha mostrato una crescita del 30%. Gli investimenti nella ricerca e nello sviluppo sulle biotecnologie da parte delle imprese del comparto hanno mostrato, inoltre, un’accelerazione nel 2020 rispetto agli anni immediatamente precedenti, con un incremento del 7% sul 2019 a 1,8 miliardi di euro.

Biotecnologie e imprese italiane: i dati annuali del rapporto Assobiotec-Federchimica ed Enea

Secondo quanto riportato dall’annuale rapporto Assobiotec-Federchimica ed Enea “Le imprese di biotecnologie in Italia. Facts&Figures 2022” – presentato a Bresso, Milano – il comparto del biotech è tornato a crescere, dopo una lieve flessione nel 2020, con circa il 75% del fatturato totale prodotto dal settore salute e il 17% da industria ed ambiente.

A livello territoriale la Lombardia, e in generale le regioni del Nord, si confermano polo di primaria importanza per produzione e fatturato biotecnologico. Negli ultimi anni si è però registrata una progressiva diffusione su tutto il territorio nazionale del tessuto produttivo del biotech, con una crescita delle regioni del Mezzogiorno e del Nord Est particolarmente presenti nel settore delle biotecnologie industriali.

Lo studio sottolinea, inoltre, che la raccolta del capitale necessario proviene – secondo quanto rilevato dai questionari – prevalentemente dalle risorse messe a disposizione dalla proprietà, ma si registra anche una crescita degli investimenti di capitale di rischio, come venture capital. Ma può un investitore italiano capitalizzare i propri risparmi nel settore delle biotecnologie?

Biotecnologie e strategie di investimento: perché è importante monitorare il settore farmaceutico

Pur con le dovute precauzioni di diversificazione e tolleranza del rischio – che vanno applicate a questa tipologia di tematiche settoriali – una strategia di investimento efficace deve tenere in considerazione alcune peculiarità della materia e una conoscenza dei meccanismi alla base delle biotecnologie.

Basti pensare che, nei periodi di rialzo dell’inflazione, i titoli farmaceutici e biotech sono quelli più adatti a garantire la protezione del patrimonio: le società impegnate nel settore della salute, ad esempio, soffrono generalmente meno dell’inflazione grazie alla maggior possibilità di trasferire gli aumenti dei prezzi sui loro clienti, intesi come le strutture sanitarie pubbliche o i sistemi di assistenza sanitaria governativi.

Dunque, prima di scegliere i destinatari biotech su cui investire i propri risparmi, è fondamentale partire dal monitoraggio settore farmaceutico. Infatti, più la cura o il farmaco oggetto di ricerca è interessante e potenzialmente capace di generare buoni fatturati, più la società di biotecnologie avrà partnership in corso o in procinto di essere avviate con le grandi case farmaceutiche.

Biotecnologie e ETF: il prodotto più sicuro per il capitale dei piccoli risparmiatori

Un’altra possibilità è quella di investire in ETF (Exchange-Traded Found), cioè in fondi a gestione passiva. Questi possono essere considerati come una sorta di “paniere” di titoli, il cui guadagno sarà dato dalla somma delle performance dei singoli strumenti su cui il fondo investe; sono negoziati in borsa come tradizionali titoli azionari e questo è un vantaggio perché danno l’opportunità di vendere in qualunque momento.

Investire in questi prodotti è una soluzione ideale per i piccoli risparmiatori in quanto più economica dei fondi tradizionali. Ad esempio, non sono previste commissioni di ingresso o di uscita, né spese di performance. Le uniche spese sono riassumibili nei costi di compravendita nel mercato azionario; inoltre, anche le quote di gestione sono piuttosto basse (circa lo 0,3%).

Gli investimenti nel settore delle biotecnologie si confermano, quindi, come un “volano” dell’innovazione nazionale sempre più cruciale per rispondere alle nuove sfide che la nostra società si è trovata (e si trova ancora) a fronteggiare: dall’emergenza sanitaria, la sostenibilità ambientale fino alla dipendenza energetica. Resta molto importante, infine, anche il ruolo del PNRR e delle risorse del Next Generation EU, oltre che delle sovvenzioni e dei contributi a fondo perduto di cui beneficiano sempre più imprese italiane.