Usa e Cina spaventano i mercati internazionale. E dopo una settimana da dimenticare, gli investitori sono ancora scossi dalla preoccupazione per la conclusione degli stimoli all’economia americana della Federal Reserve che ogni mese inietta nel sistema 85 miliardi di dollari. Aiuti che dovrebbero concludersi – o quanto meno ridursi – entro la fine dell’anno. L’ex impero celeste, vero motore di crescita dell’economia globale, mostra invece i primi segnali di stanchezza. Da un lato l’indice manifatturiero in contrazione, dall’altro i dubbi sulla liquidità: nei giorni scorsi si era sparsa la voce che la People’s Banca of China (la banca centrale del Paese) fosse andata in default temporaneo. Un rumor smentito immediatamente, ma il dubbio tra gli investitori è rimasto. A questo si aggiungono le mai risolte difficoltà europee dove la crisi di governo in Grecia rischia di far saltare il salvataggio del Paese con il Fmi pronto a sfilarsi. La sensazione diffusa tra gli operatori è che i mercati dopo sei mesi brillanti stiano entrando in una pesante fase "bear", orso, contraddistinta, cioè, dalla vendite.
In questo contesto a Milano Piazza Affari si muove in rosso dello 0,3% in linea con i principali listini del Vecchio continente che guardano alla diffusione dell’indice Ifo sull’economia tedesca. In Italia si aspettano i dati sulla fiducia dei consumatori, mentre da Parigi arriverà il dato sulla disoccupazione relativa al primo trimestre. In calo l’euro che scende a 1,3103 dollari: la moneta Usa, dopo la conferma del possibile ritiro degli stimoli da parte della Fed e in attesa di una serie di dati macro prevista per domani, si rafforza anche nei confronti dello yen (+0,6% a 98,53). Le tensioni globali, però, si fanno sentire soprattutto sui titoli di Stato. In attesa dell’asta di giovedì lo spread, la differenza di rendimento tra Btp e Bund tedeschi, è arrivato a quota 290 punti, con i titoli italiani che rendono il 4,6%.
Chiusura in calo, questa mattina, per la Borsa di Tokyo che ha archiviato la seduta di inizio settimana con l’indice Nikkei in rosso dell’1,26%. Dopo un avvio di seduta positivo, influenzato dal calo dello yen e dal risultato delle elezioni municipali di Tokyo, test per la politica economica del primo ministro, il Nikkei ha perso slancio sia per le prese di beneficio sia per il calo degli altri mercati asiatici. Preoccupa Shanghai che perde il 5,5% per le preoccupazioni sulla mancanza di liquidità del sistema finanziario nazionale. Attesa anche per la riapertura di Wall Street dopo una settimana da dimenticare con perdite intorno al 2% per tutti i maggiori indici. Venerdì sera, dopo le operazioni di compensazione, il Dow Jones è salito dello 0,28%, il Nasdaq ha perso lo 0,22% e lo S&P 500 ha aggiunto lo 0,27%.
Sul fronte delle materie prime, il prezzo del petrolio è in calo: il greggio con consegna ad agosto scende a 93,47 dollari toccando i minimi delle ultime due settimane. Ribasso anche per il Brent che sfiora i 100 dollari (100,5) con un calo di 40 centesimi. In discesa anche l’oro che segna 1292 dollari contro i 1296 di venerdì. Gli investitori sono ancora incerti su che direzione prenderà l’economia mondiale in vista del ritiro degli stimoli da parte della Fed Usa.
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