L’istituto di credito campano in utile fin dalla prima guerra mondiale (e l’ad guadagna solo 81mila euro), come emerge da un approfondimento curato dal Corriere
Sempre e solo in positivo
Ci sono storie che vanno raccontate anche per il solo piacere della lettura. E della conoscenza. Nel cuore di quel Mezzogiorno distante anni luce dalle eccellenze economiche del Paese, c’è un miracolo finanziario rappresentato da una banca che nel 2019 ha portato a casa il 107esimo bilancio di fila col segno più. Più di un secolo in crescita. Chapeau.
Il miracolo nel Casertano
Si chiama Banca Capasso Antonio, è stata creata in provincia di Caserta (precisamente ad Alife, ndr) da un ragazzo di 24 anni nel 1912 e ora è gestita dal suo bisnipote Salvatore, 63 anni, sei figli e 26 dipendenti. L’istituto chiude i bilanci in utile, ogni anno, ininterrottamente, da prima che iniziasse la prima guerra mondiale. Un caso unico, frutto di una gestione parsimoniosa e saggia nel tempo. Telefonini e auto aziendali non esistono. Se uno li vuole, presidente e amministratore delegato compresi, se li compra. Salvatore Capasso, ad dal 2000, ha lo stesso stipendio da anni: 81mila euro annui più buoni pasto da 3 euro. Conosce tutti, si sposta in bici.
L’antitesi con il presente
Siamo davvero all’antitesi dei casi Mps o della più vicina, geograficamente e temporalmente, Popolare di Bari. Quella in cui gli Jacobini hanno governato, speso ed elargito milioni di euro fino al collasso. Qui in terra campana, al contrario, quando Banca d’Italia due anni fa ha mandato gli ispettori per una verifica periodica, ha tastato con mano una situazione solida. “La valutazione, nel complesso positiva – si legge nel bilancio 2018 – è ascrivibile ad una robusta dotazione patrimoniale, una favorevole situazione di liquidità ed un’esposizione ai rischi complessivamente non elevata, pur sussistendo ambiti di miglioramento”.
Un futuro da conquistare
Certo i tassi zero, l’adeguamento tecnologico e il sud che si spopola aumentano le difficoltà. Così anche la piccola, fortissima Banca Capasso (il CeT 1, parametro che misura la solidità patrimoniale è al 41,5% quando il minimo richiesto è l’ 8%) si interroga sul suo futuro. Nel frattempo l’utile numero 107 è arrivato, quasi un milione su circa 125 di raccolta e una cinquantina di impieghi. Briciole, potrà obiettare qualcuno. Però è una goccia d’acqua pura, in un mare sempre più torbido.