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Chrysler Building, valore giù dell’80%: i lati oscuri del mattone

Dalla Grande Mela un caso che fa riflettere sui rischi degli investimenti nel real estate

Se persino il grattacielo Chrysler, simbolo storico di New York, può subire un crollo oltre l’80% del suo valore (da 800 milioni di dollari a 150), si capisce quanto i rischi dell’investimento immobiliare possano andare ben oltre il calcolato (o ancor peggio, il percepito). I lati oscuri degli asset del real estate possono essere tali e tanti da portare a una svalutazione difficilmente preventivabile. Anche per chi sceglie un edificio prestigioso con accuratezza, puntando sull’appeal di una città pulsante e trendy come la Grande Mela.

Il Chrysler Building, l’edificio art deco di Midtown Manhattan che quando fu completato, alla fine del 1929, era il più alto del mondo, sta per passare di mano a una cifra molto più bassa del suo precedente valore. Gli attuali proprietari, Abu Dhabi Investment Council e Tishman Speyer, hanno raggiunto un accordo per venderlo a poco più di 150 milioni di dollari. Il fondo di investimento di Abu Dhabi aveva comprato il 90% dell’edificio per 800 milioni nel 2008, poco prima della crisi finanziaria, mentre Tishman Speyer possedeva l’altro 10%.

A rilevarlo, secondo i media Usa, è la società immobiliare Rfr Holding insieme a un partner straniero, la Signa Holding GmbH. La più grande società immobiliare privata dell’Austria. Il grattacielo in passato è stato persino il set di varie pellicole di successo. Ora, però, fatica a reggere la concorrenza dei moderni grattacieli dotati di tutti i comfort e delle più avanzate tecnologie. La vendita segna il debutto nel settore immobiliare statunitense di Signa, compagnia con un patrimonio immobiliare da più di 14 miliardi di euro (16 miliardi di dollari), con progetti di sviluppo che hanno un valore patrimoniale lordo di oltre 8 miliardi di euro.

Cifre enormi, impensabili per gli italiani, a cui però si può trasmettere un insegnamento chiaro. La favoletta del mattone sicuro, scudo protettivo ineludibile contro l’erosione del patrimonio e l’inflazione, è definitivamente naufragata. E nonostante ancora molti  continuino a stravedere per questo investimento a lungo termine, appare evidente come gli alti rischi di svalutazione lo rendano una soluzione non proprio ideale. Ben lontana da quei concetti di diversificazione e dinamicità che dovrebbero essere il mantra di ogni investitore.