Per effetto di una circolare di Bankitalia aggiornata a fine dicembre del 2010 le banche italiane non potranno computare nel capitale di vigilanza azioni di risparmio e privilegiate riducendo di conseguenza i loro ratio patrimoniali (Core Tier 1, Tier 1).
BANCHE E NORMATIVA. Meno 50-60 punti base di Core Tier 1 per il Monte Paschi, meno 15 punti base per Intesa Sanpaolo. È la conseguenza massima che, secondo gli analisti, deriverà ai ratios patrimoniali delle maggiori banche dalla circolare Bankitalia che, anticipando i più stringenti requisiti patrimoniali di Basilea 3, recepisce con effetto dal 1° gennaio 2011 la direttiva Ue Crd 2. L’oggetto del provvedimento della Vigilanza di Via Nazionale, stavolta, riguarda le azioni di risparmio e/o privilegiate emesse dalle banche che, finora, venivano contagiate ai fini della Vigilanza nel Core Tier 1 e che d’ora in poi potranno invece essere escluse. In dettaglio, la circolare Bankitalia del 22 dicembre 2010 (titolo 1, capitolo 2) restringe le azioni da ricomprendere nel Core Tier 1 in base (punto 6) al rimborso del capitale, a eventuali maggiorazioni del dividendo (punto 7), alla cumulabilità delle cedole (punto 8) e al privilegio in caso di liquidazione della banca (punti 10 e 11).
LE CONSEGUENZE. Le azioni che hanno queste caratteristiche, in sostanza le azioni privilegiate e quelle di risparmio, non potranno più essere computate ai fini di vigilanza nel Core Tier 1, futuro parametro di riferimento in vista delle regole di Basilea 3. Più in particolare, ed è questa la chiave del provvedimento, le azioni di risparmio e/o privilegiate – nella fase di transizione che precede l’entrata in vigore di Basilea – potranno essere conteggiate come "common equity" solo se il dividendo sarà agganciato, con qualche meccanismo di proporzionalità, alle azioni ordinarie e non al valore nominale delle azioni.
RIMEDI. Quali sono le possibili soluzioni per le banche, che non intendano farsi decurtare preziosi punti base dal Core Tier 1? Essenzialmente due. La prima: cambiare lo statuto e indicizzare il dividendo delle risparmio a quello delle ordinarie. La seconda: convertire le risparmio in ordinarie, magari facendo pagare un premio ai detentori delle rnc, passando dall’assemblea straordinaria dei soci e da quella dei detentori delle risparmio (con quorum e maggioranze deliberative non sempre facili da prevedere).
Chi riguarda il recente provvedimento di Bankitalia del 22 dicembre 2010? Praticamente tutte le banche. Anche se quelle più coinvolte sono soprattutto Intesa Sanpaolo e Mps. Per Intesa l’ammontare delle azioni rnc vale – a prezzi di mercato – circa 2 miliardi (29 miliardi la capitalizzazione delle ordinarie). Ai fini di Basilea 3, però, conterà il valore nominale (480 milioni) che, se maggiorato del sovrapprezzo azioni (fino a un totale di 970 milioni), porta l’onere complessivo fino al livello di circa un miliardo, già previsto a novembre nel worst-case scenario illustrato a novembre con l’ultima trimestrale.
CONCLUSIONI. Con un range di decurtazione del Core Tier 1, che per Intesa Sanpaolo era a fine settembre del 7,7%, tra i 15 punti base il massimo di 27 previsto nelle slides di presentazione dei dati di novembre. Per la banca Mps, che ha 1,1 miliardi di azioni privilegiate in mano alla Fondazione, l’impatto teorico è di circa 60 punti base, secondo calcoli di una nota agenzia internazionale. Occorre considerare che le privilegiate hanno un valore nominale di 0,67 euro e le attività ponderate per il rischio di Mps valgono circa 115 miliardi di euro. Il valore di questi 60 punti base è circa 600 milioni di euro.
La banca senese potrebbe gestire l’impatto negativo di questa modifica regolamentare attraverso una modifica dello statuto che elimini il privilegio sul dividendo di queste azioni speciali, ma senza trasformale in ordinarie. In caso contrario, infatti, la Fondazione, che già controlla il 44% delle ordinarie e ha il 12% delle risparmio, risalirebbe in quel modo oltre il 50% del capitale, cosa vietata dalla legge.
Un’altra possibilità teorica, sempre che si ricava dallo statuto Mps, è che la Fondazione venda privilegiate che si trasformerebbero, con la vendita, in azioni ordinarie. Ma la Fondazione ha detto finora di non voler diluire la propria quota. Il capitale di Mps è fatto di 5,5 miliardi di azioni ordinarie, 1,1 miliardi di privilegiate (tutte in mano alla Fondazione) e 18 milioni di azioni di risparmio.
Le disposizioni di Bankitalia, che come detto sono entrate in vigore già dal primo gennaio di quest’anno, saranno poi ulteriormente rivisitate a fine 2012, in vista della entrata in vigore della prima parte delle norme di Basilea 3. L’idea, tenuto conto della bozza di regolamentazione circolate finora, è che si riduca ulteriormente la convenienza a detenere azioni di risparmio per le banche. Categoria di titoli destinata progressivamente a ridurre il proprio peso anche in Piazza Affari.