La cura per sé stessi è quell’elemento costante che, come un effetto domino, va ad influenzare non solo la sfera personale, ma anche quella lavorativa e di gestione dell’economia personale. Gli italiani si sono sempre distinti per una particolare cura nei confronti del loro benessere. Basti pensare che i dati relativi all’anno 2021, hanno registrato una spesa media di 148,3 euro al mese in tutto ciò che è collegato al benessere fisico, tra sana alimentazione, cura del corpo e attività fisica. Nello specifico, si sono registrati dei picchi di spesa in Puglia (164,4 euro), mentre il punto più basso è stato toccato in Liguria (139 euro).
Il welfare aziendale come cura per garantire l’equilibrio ottimale tra vita e lavoro
Un altro fattore rilevante per il benessere psico-fisico degli italiani, in questo momento storico di tensioni e grandi incertezze, è quello relativo all’ambiente di lavoro e al rapporto tra vita privata e vita lavorativa: il cosiddetto welfare aziendale – spesso insufficiente o non trattato adeguatamente dai datori di lavoro o dalle realtà aziendali.
Il ruolo sociale del welfare aziendale, infatti, è diventato ancor più rilevante soprattutto in quest’ultimo periodo di “Grandi dimissioni”, fenomeno che ha visto un abbandono di massa dei posti di lavoro (2 milioni circa) a causa del crescente malessere lavorativo degli italiani. Ma una maggiore attenzione al lavoratore e ai suoi bisogni esterni all’impiego – ad esempio favorendo la conciliazione dei tempi di vita-lavoro con una serie di servizi offerti dal datore di lavoro – non può che migliorarne le performance produttive.
“Per migliorare benessere ed engagement bisogna agire in maniera prioritaria su due leve – afferma Martina Mauri, Direttrice dell’Osservatorio HR Innovation Practice del Politecnico di Milano –: da una parte aumentare la flessibilità, intesa soprattutto come responsabilizzazione e autonomia della persona nella gestione delle proprie attività lavorative. Dall’altra creare un ambiente di lavoro aperto e inclusivo, capace di valorizzare al meglio le competenze dei lavoratori, ma anche interessi e passioni personali, a cui dare piena cittadinanza all’interno dei confini organizzativi”.
La ricerca dell’Osservatorio HR Innovation rileva anche che, analizzando tre dimensioni del benessere lavorativo (fisica, sociale e psicologica), solo il 9% degli occupati dichiara di stare bene in tutte e tre. L’aspetto più critico è quello psicologico: quattro su dieci hanno avuto almeno un’assenza nell’ultimo anno per malessere emotivo; preoccupazioni che si riflettono anche sullo stato fisico, con episodi di insonnia e difficoltà a riposare bene (55%). A questo si accompagna una diminuzione del livello di engagement: rispetto al 2021, i lavoratori pienamente “ingaggiati” passano da un già basso 20% a un 14% e solo il 17% delle persone si sente incluso e valorizzato all’interno della propria azienda.
La cura del patrimonio passa dalle mani fidate del consulente finanziario
Prendersi cura della propria persona riguarda, non solo l’equilibrio tra benessere personale e lavorativo ma anche quello inerente alla propria economia personale. È altrettanto importante, infatti, curare le proprie finanze e per farlo in modo sicuro e ottimale risulta fondamentale affidarsi ad una figura professionale specializzata nella pianificazione e gestione del patrimonio: il consulente finanziario.
Il denaro, infatti, non è solo da accantonare ma anche da gestire con metodo; una corretta pianificazione finanziaria può aiutare il cliente, passo dopo passo, a creare dei “cassetti mentali” in cui inserire i propri obiettivi di vita e a cui attribuire un importo da raggiungere. Il compito e l’abilità del consulente sarà, dunque, quello di intercettare i bisogni del cliente che a volte sono chiari, ma altre volte sono confusi (o addirittura sconosciuti), dar loro una risposta e soprattutto renderli consapevoli dell’importanza della pianificazione della propria liquidità.
Gli ultimi anni di pandemia e le recentissime instabilità geopolitiche hanno, infatti, messo in evidenza come l’emotività sia alla base delle scelte decisionali e dei comportamenti delle persone (e di conseguenza degli investitori). Ecco che, nel mondo della finanza, la figura del consulente entra sempre più in rapporto con il cliente, ne influenza il comportamento e le scelte decisionali per assicurargli dei buoni affari.
Cura del patrimonio e consulenza finanziaria: connubio vincente per la pianificazione finanziaria
Il ruolo del consulente finanziario, quindi, assume diverse declinazioni: non è più soltanto un esperto al quale rivolgersi, ma diventa il punto di riferimento primario in grado di “prendersi cura” della specifica situazione finanziaria del suo cliente e – alla stregua di un medico – di stabilire un’attenta “anamnesi” della sua storia personale, “prescrivendogli” un percorso mirato al raggiungimento dei suoi precisi obiettivi individuali e familiari.
Non si tratta più di una consulenza standardizzata, ma una “relazione umana” fatta di conoscenza profonda, competenza e strategie concrete da mettere in atto. Tutto ciò è indispensabile per instaurare un reale rapporto di fiducia tra cliente e consulente che dovrà anche essere abile a comunicare con lui e a renderlo consapevole per orientare le sue scelte di investimento future.