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DOCCIA FREDDA PER L’ECONOMIA USA

Doccia fredda per gli economisti dal dato finale sul Pil degli Stati Uniti relativo al terzo trimestre del 2009. Secondo i numeri diffusi dal Dipartimento del commercio Usa nel periodo luglio-settembre l’economia è cresciuta meno di quanto emerso dalla lettura precedente, facendo segnare un incremento annualizzato del 2,2% rispetto al trimestre precendente, contro il 2,8% comunicato in precedenza. Sulla revisione ha pesato il debole andamento degli investimenti delle aziende e una liquidazione delle scorte più veloce del previsto. Il secondo trimestre dell’anno aveva mostrato una contrazione dello 0,7%.
Segnali positivi sono invece arrivati a sorpresa dal settore immobiliare. Secondo i dati pubblicati dalla National Association of Realtors le vendite di case esistenti negli Stati Uniti hanno segnato a novembre un balzo del 7,4% a 6,54 milioni di unità. Si tratta del livello più alto da febbraio 2007. Il dato è decisamente superiore alle stime degli analisti che puntavano su una crescita del 2,5% al tasso annualizzato di 6,25 milioni di unità dai 6,09 milioni di unità (dato rivisto) del mese prima. Rispetto a novembre 2008, le vendite sono aumentate del 44,1%, il maggiore incremento tendenziale dall’inizio serie del 1999. Il prezzo medio delle case è sceso del 4,3% rispetto a novembre 2008. Proprio il calo delle quotazioni degli immobili residenziali unitamente al credito fiscale hanno spinto gli acquisti. In giornata è stato diffuso anche l’indice della Federal Reserve di Richmond. L’indicatore relativo allo stato di salute dell’economia ha registrato in dicembre un segno negativo risultando pari a -4. Il dato è peggiore rispetto alla lettura relativa al mese quando aveva raggiunto quota 1. In contrazione anche i sottoindici,dal manifatturiero ai servizi fino alle vendite al dettaglio, apparsi tutti negativi. Procede intanto l’iter di approvazione della riforma sanitaria. È stato infatti incassato il secondo importante via libera procedurale al Senato statunitense per la riforma voluta da Barack Obama. Per il secondo giorno consecutivo i Democratici sono riusciti ad assicurare i 60 voti necessari per abbreviare il dibattito e spianare la strada verso il via libera definitivo. Poco prima il Senato aveva anche apportato gli ultimi ritocchi, tra cui anche le maggiori restrizioni all’utilizzo dei fondi federali per gli aborti (ritocchi resi necessari dalla necessità di conquistare anche il voto dei più riottosi). L’ultimo passaggio cruciale è atteso per domani, con il voto finale, che richiede una maggioranza
semplice, previsto per la tarda serata della vigilia di Natale.