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Economia e Dintorni

Economia, primo trimestre 2023: inflazione, tassi d’interesse e Pil

La ripresa dei mercati finanziari

Le vicende che hanno coinvolto le banche, statunitensi prima, ed europee poi, hanno fatto temere il peggio e scongiurare una nuova crisi finanziaria. Negli ultimi giorni una serie di informazioni positive sia dal fronte americano, che quello del vecchio continente, hanno concesso un respiro di sollievo.

Dagli States confortano le parole della segretaria al Tesoro Janet Yellen, che ha ribadito la necessità di regole più rigide per il settore bancario statunitense, regole che sono state allentate troppo negli ultimi anni e che perciò impongono di intervenire, anche a fronte delle chiusure di Silicon Valley Bank e Signature Bank.

In Europa le prime notizie positive sull’inflazione in Spagna e Germania hanno dato segnali incoraggianti ai mercati finanziari mentre, dal canto suo, a occidente, Wall Street ha riacceso i riflettori su un sentiment positivo del mercato, riportato gli indici sui massimi da due settimane e la ripresa di un mercato rialzista trascinato dai titoli tech e retail.

Inflazione e rialzo dei tassi d’interesse

Il 2023 nell’area Euro si è aperto con una schiarita: il prezzo del gas è sceso in misura marcata pur rimanendo sopra i livelli storici e ciò consentirà ad accelerare il rientro dell’inflazione, ad oggi ancora a valori elevati: la notizia del calo dell’inflazione proprio dovuta all’abbassamento dei costi energetici in Spagna e in Germania lascia però ben sperare; in Spagna, in particolare, il costo della vita ha frenato ed è risultato sotto le attese. 

I prezzi dei prodotti alimentari continuano tuttavia a mostrare un forte rialzo, ben +22,3% sull’ anno. 

L’economia dell’area euro dovrebbe segnare una ripresa nel corso dei prossimi trimestri, dopo aver ristagnato nel quarto trimestre del 2022 ed essere riuscita a evitare la contrazione attesa in precedenza.

Ci si aspetta che l’inflazione debba rimanere elevata ancora per un periodo prolungato: il Consiglio direttivo BCE il 16 marzo ha deciso di innalzare di 50 punti base i tre tassi di interesse di riferimento, in linea con l’obiettivo di assicurare il ritorno tempestivo dell’inflazione alla media del 2% nel medio termine. 

Il 22 marzo anche la Federal Reserve ha deciso di optare per un nuovo aumento dei tassi d’interesse di un quarto di punto percentuale: si tocca così un range compreso tra il 4,75 e il 5%, il livello più alto mai raggiunto dal 2006. La nota di accompagnamento della decisione lascia intravedere prospettive più rosee: la stagione dei rialzi potrebbe presto giungere al termine.

L’andamento dell’economia italiana

Secondo le previsioni del Centro Studi di Confindustria, l’andamento del PIL italiano nel 2023 è in netto rallentamento rispetto alla media del 2022, ma rimane più favorevole di quanto ipotizzato appena qualche mese fa, quando era prevista una variazione annua dell’economia italiana prossima allo zero. Nel 2024, invece, il rientro dell’inflazione, la politica monetaria meno restrittiva e una schiarita nel contesto internazionale, permetterà di registrare un aumento significativo della crescita, prossimo al +1,2% annuo.

Preoccupa, tuttavia, l’aumento del costo del credito: i tassi pagati dalle imprese italiane hanno già subito un aumento, +2,60 punti a inizio 2023. E il costo del credito sembra destinato a salire ancora, sulla scia degli ultimi rialzi della BCE. Ciò peggiora la situazione finanziaria delle aziende, perché (a parità di indebitamento) accresce il peso degli oneri finanziari e scoraggia i progetti di nuovi investimenti. Lo stesso avviene per le famiglie e gli interessi sui mutui variabili.

I consumi delle famiglie italiane rimarranno quasi fermi in media nel 2023 (+0,2%), al di sotto della scia prodotta dall’ultimo semestre del 2022: e, i tassi più alti per mutui casa e credito al consumo giocano contro la spesa per beni e servizi. Si prospetta un ritorno alla crescita dei consumi solo dalla seconda metà del 2023 e, con più slancio, nel 2024, a seguito del calo dell’inflazione.

Lavoro e disoccupazione

Secondo i dati diffusi dall’Istat a febbraio 2023, rispetto al mese precedente, sono diminuiti i disoccupati mentre sono rimasti sostanzialmente stabili gli occupati e gli inattivi. Il tasso di disoccupazione è rimasto stabile, ma è diminuito del 0,4% tra i giovani. Il tasso di occupazione è aumentato sensibilmente, +0,1 punti, una crescita rilevata tra gli uomini, i lavoratori autonomi e tutte le classi d’età, tranne i 35-49enni.