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Gli strumenti dell’economia reale per l’innovazione e sviluppo delle imprese

L’economia reale nella sfida dell’innovazione tecnologica

Fino a pochi anni fa, i titoli delle compagnie petrolifere dominavano incontrastati i mercati finanziari mondiali: se per ogni dieci titoli mediamente quattro appartenevano al settore petrolifero, oggi le carte in tavola sono cambiate. Sono sempre più le aziende tecnologiche a dominare il mercato e, guidate dalla leadership di Apple, dal 2018 prendono sempre più il sopravvento dei vertici delle classifiche delle principali leader mondiali.

Alex Ricchebuono, docente di Storia della Moneta ed esperto di asset management, a Good Morning Finance ha indicato che il trend è solo all’inizio e che è destinato a continuare nei prossimi anni: se abbiamo visto una crescita esponenziale delle big tecnologiche, la trasformazione digitale è destinata a coinvolgere anche le aziende più piccole ma dalle grandi potenzialità. “Ci sono infatti molte imprese non quotate con un business plan molto solido che hanno bisogno di approvigionarsi di capitali senza ricorrere ai finanziamenti bancari” afferma Ricchebuono.

“La vera rivoluzione”, continua Ricchebuono, “è nell’adattare i business tradizionali alle nuove tecnologie disponibili, una rivoluzione ormai oltre il 4.0”. Si tratta di settori ad alto valore aggiunto, con tecnologie d’avanguardia, processi innovativi ed altamente digitalizzati, come il settore del delivery, dei pagamenti contactless o l’healthcare ed i media. L’investitore oggi può trovare in queste imprese grandi opportunità attraverso i fondi di venture capital, private equity e private debt.

L’economia reale a supporto dello sviluppo delle imprese

Innovare non significa unicamente apportare nuove tecnologie e digitalizzazione, ma anche ristrutturare l’impresa, al fine di renderla più competitiva e sensibile alle opportunità che il mercato offre, ad esempio puntando all’innovazione di prodotto.

Sviluppo e crescita sono intesi sia in termini di reddito, ma anche di dimensioni o di espansione: rientrano sotto questo profilo progetti volti ad acquisizioni, fusioni, joint ventures con altre imprese del settore ed internazionalizzazione.

L’impresa che ricorre all’apporto di capitali tramite fondi di private equity beneficia anche di una serie di attività connesse e strumentali alla realizzazione del progetto imprenditoriale: l’investitore apporta infatti la propria competenza entrando nelle dinamiche più strategiche, contribuendo all’apporto di know how altamente qualificato.

Gli strumenti dell’economia reale sono a servizio dell’impresa per la sua ristrutturazione e si rivelano utili anche nel caso di passaggi generazionali o la riorganizzazione della proprietà, ma anche per la preparazione alla quotazione in Borsa.

Puoi rivedere l’intervista di Good Morning Finance ad Alex Ricchebuono a questo .

Private equity, venture capital e private debt

Il fondo di private equity sottoscrive capitale di un’impresa che vuole innovarsi: abbiamo visto come ciò significhi porsi in modo diverso anche in un mercato molto tradizionale.

“Il fondo si affianca come azionista all’imprenditore per lo sviluppo e crescita” ha spiegato Anna Gervasoni, Direttore generale di AIFI a Good Morning Finance, delineando sinteticamente le caratteristiche di questa categoria di investimenti istituzionali in capitali di rischio.

Poichè l’obiettivo del fondo attraverso il raggiungimento del progetto di sviluppo imprenditoriale è monetizzare il valore dell’investimento iniziale, l’investitore si concentra su quelle aziende con progetti ad alto potenziale di sviluppo.

I fondi di venture capital entrano nel capitale e sottoscrivono azioni di imprese molto innovative, anche piccole start-up che hanno l’obiettivo di di riuscire ad affermarsi sul mercato con un approccio innovativo o con nuove soluzioni.

Il private debt è in forte crescita: le imprese ricorrono a capitale di rischio o di debito attraverso investitori istituzionali, compagnie assicurative e fondi; l’investitore in questo caso sottoscrive obbligazioni non quotate sul mercato regolamentato e titoli di debito illiquidi.

Puoi rivedere l’intervento di Anna Gervasoni, Direttore generale AIFI a Good Morning Finance cliccando su questo .

Economia reale, a che punto siamo in Italia?

“Il mercato italiano di private debt, private equity e venture capital nel 2019 ammontava a dieci miliardi” e, per poter comprendere l’entità e capirne le potenzialità, Anna Gervasoni ha spiegato che il valore in Francia è già quattro volte tanto.

In Italia inoltre, le imprese che ogni anno entrano nel grande portafoglio sono circa 600, un numero ancora basso se paragonato ai valori rilevati in Spagna e Germania, dove si supera abbondantemente il migliaio.

Il Direttore Generale AIFI Anna Gervasoni sostiene che per puntare al rafforzamento delle imprese, questo numero deve poter crescere nei prossimi anni.

Alex Ricchebuono conferma come il trend ancora sia agli albori nel nostro Paese, indicando che il grado di penetrazione degli investimenti di private equity sia ancora molto basso in Italia (circa il 2%) rispetto la media Europea che si attesta attorno il 13/15% e quella del mondo anglosassone del 20%.

In sostanza l’Italia parte in svantaggio, ma ciò significa che ancora molte risorse si potranno convogliare a sostegno dell’economia reale nei private markets a partire dall’immediato futuro.

L’approccio dell’ economia reale durante l’emergenza Covid-19 e nel new normal

Abbiamo chiesto ad Anna Gervasoni ed Alex Ricchebuono cosa potrebbe cambiare nell’ approccio degli investitori e delle imprese nel periodo di ripresa dopo il Covid 19.

In particolare dall’osservatorio privilegiato AIFI Anna Gervasoni ci ha raccontato che a marzo 2020 i fondi venture capital e di private equity erano completamente orientati a manager ed imprenditori per aiutarli ad affrontare al meglio la crisi e per verificare se fossero necessari nuovi aumenti di capitale.

Durante questo particolare momento diverse imprese si sono aggregate ad altre che si trovavano in difficoltà, rafforzando così la loro posizione permettendo una continuità anche all’impresa destinata a chiudere per i più disparati motivi.

I fondi di private debt si sono dati da fare per verificare gli indicatori delle loro aziende, ottenere nuove disponibilità e garanzie.

Alex Ricchebuono ha ricordato anche l’importanza dell’intervento delle banche centrali che hanno apportato nuova liquidità, denaro che potrà giovare al sistema, in un’operazione fra le più grandi mai viste in Europa.

Sottolinea inoltre le nuove opportunità che si aprono nello scenario italiano: gli imprenditori che possono programmare a medio lungo termine progetti di sviluppo potranno beneficiare di finanziamenti derivanti dagli strumenti dell’economia reale; il bacino degli investitori è destinato ad allargarsi sempre più rispetto il passato: il private capital non è infatti più destinato ai soli UHNWI (ultra high net worth individuals) e grandi investitori istituzionali.

Nell’ingente richiesta di finanziamenti per la ripartenza, sarà fondamentale la sinergia con le reti di consulenza finanziaria e private banking per orientare il risparmio privato verso nuove opportunità di guadagni a medio lungo termine, generando così valore aggiunto per il Paese.

Puoi leggere più notizie sugli strumenti a sostegno dell’economia reale nella sezione Economia e dintorni del nostro sito; in particolare cliccando, puoi approfondire i Pir Alternativi.

Good Morning Finance con Anna Gervasoni
Good Morning Finance, la prima puntata sull’economia reale con Alex Ricchebuono