Il peso dei BRICS nel sistema economico globale
Mentre a Johannesburg ci si appresta ad ospitare il summit dei BRICS ad agosto, non senza le polemiche per il possibile coinvolgimento di Vladimir Putin, il gruppo di economie emergenti che conta Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa, ha iniziato l’anno in sofferenza alle prese con diverse tensioni interne. I BRICS continuano tuttavia a svolgere un ruolo di rilievo nelle economie globali nonostante le incertezze che circondano il loro futuro. Questi paesi sono diventati sempre più importanti per il resto del mondo, compresi i paesi industrializzati per le loro complementarità, rappresentate dalle catene globali del valore.
È importante sottolineare che l’universo delle economie emergenti non si limita ai soli BRICS. Paesi come le Filippine, l’Indonesia, la Malesia, Singapore, la Tailandia e il Vietnam nel Sud-Est asiatico, così come i produttori di idrocarburi, alcune economie latinoamericane come il Cile e l’Uruguay, e persino la Turchia nonostante le scelte di politica economica incerte, hanno registrato una crescita sostenuta nel 2022. La fase attuale è particolarmente significativa perché sembra rappresentare un cambiamento strutturale che potrebbe avere un impatto radicale sull’economia mondiale, se confermato nei prossimi anni.
Nel 2022, si è verificato un rapido e deciso inasprimento della politica monetaria negli Stati Uniti (e successivamente in Europa), al fine di contenere l’inflazione: come già avvenuto in passato, questo scenario ha portato a un rafforzamento del dollaro, a un peggioramento delle condizioni finanziarie globali e a un rallentamento della domanda complessiva. Invece, la resilienza dimostrata da paesi come Brasile, India, Indonesia, Sudafrica e Turchia, che sono tra i cosiddetti “fragili cinque” solleva il dubbio che la calma sia solo apparente e che nuovi scenari si possano aprire presto all’orizzonte. Le loro economie stanno maturando e, dopo aver affrontato frequenti e dolorose crisi, molti sforzi sono stati dedicati al rafforzamento dei mercati finanziari locali attraverso l’implementazione di regole, sanzioni, infrastrutture e attori più stabili. Le banche sono state gestite in modo più efficiente, anche grazie a una maggiore partecipazione degli investitori internazionali rispetto allo Stato.
India e Cina nella corsa alla leadership del Pacifico e nelle alleanze internazionali
L’economia indiana si conferma come la più grande al mondo per il secondo anno consecutivo, superando persino la Cina sia in termini di dimensioni che di popolazione; il paese si sta affermando come un nuovo polo dell’economia globale e questo successo si riflette anche nel bilancio statale: il budget indiano ammonta infatti a 549,14 miliardi di dollari, a dimostrazione di un forte impegno verso la crescita economica. Si prevede che il PIL, considerando l’inflazione, crescerà del 10,5% (6,5% in termini reali), mentre il deficit fiscale si attesterà al 5,9%. Inoltre, si prevede un aumento del 33% delle spese in conto capitale, indicando un investimento significativo nell’infrastruttura del paese.
L’India si impegna a superare il suo competitor fin qui più temuto, la Cina, sotto molteplici profili: a dicembre il Financial Times ha riportato che l’India per la prima volta ha performato meglio nel mercato delle fusioni e acquisizioni, con un valore di transazioni pari a 231 miliardi di dollari rispetto ai 204 miliardi della Terra del Dragone, a dimostrazione della crescente attrattiva del paese da parte degli investitori internazionali e la sua posizione di forza nell’ambito degli affari globali. Ma non solo, a differenza della Cina, dove la popolazione sta diminuendo e invecchiando, l’India sta sperimentando una crescita demografica e un ringiovanimento della sua popolazione. Questa dinamica demografica ha un impatto significativo sull’economia e sullo sviluppo del paese anche se, rimane ancora molto sentito il problema della sovrappopolazione. Inoltre, mentre la Cina orienta le sue politiche ancora a favore della realizzazione di un modello socialista e comunista, l’India cerca di aprire la propria economia e snellire la burocrazia; non bisogna poi dimenticare gli impatti della trasformazione digitale, sia nella gestione dei servizi pubblici che diventano in questo modo maggiormente raggiungibili, sia in termini di transazioni nel sistema monetario: grazie all’Unified Payment Interface, a luglio 2022 sono state effettuate 6 miliardi e 28 milioni di transazioni nel sistema di pagamenti online.
India, un piano infrastrutture per lo sviluppo del Paese
L’India sta vivendo un rapido cambiamento grazie all’attivismo del governo centrale, che sta puntando sullo sviluppo delle infrastrutture come elemento fondamentale del piano Make in India, avviato nel 2014. Questo piano mira a potenziare la capacità manifatturiera e tecnologica del paese. Questo obiettivo diventa ancora più urgente in un momento in cui le principali economie mondiali, come Cina, Stati Uniti e Unione europea, stanno lanciando ambiziosi piani di investimento industriale per garantirsi una posizione di leadership nell’industria del clean tech e dell’high tech.
Il governo centrale indiano ha previsto infatti investimenti infrastrutturali di ampia portata nel suo Union Budget 2023, che rappresentano circa il 3,3% del PIL del paese. Di questi, l’1,7% sarà destinato alle infrastrutture di trasporto, il doppio di quanto stanziato da Paesi europei e Stati Uniti. Lo sforzo finanziario è evidente se si considera che circa l’11% dei fondi dell’Union Budget 2023 sarà allocato per strade e ferrovie e che nel biennio 2014-2015 la cifra percentuale si attestava al 2,75%.
A settembre 2022 il governo Modi ha lanciato la National Logistics Policy con l’obiettivo di ridurre i costi logistici in India dal 14% del PIL attuale all’8% entro il 2030, un risultato fondamentale per superare i vincoli storici del paese nello sviluppo industriale e manifatturiero. Un simbolo della trasformazione e modernizzazione indiana è rappresentato dal settore delle infrastrutture ferroviarie: il governo mira a portare il trasporto merci su rotaia dal 27% attuale al 45% entro il 2030. A tal fine, sono stati stanziati 29 miliardi di dollari nel Budget 2023; sono previsti inoltre due nuovi corridoi di trasporto logistico ferroviario, uno tra Mumbai e New Delhi e l’altro tra il Punjab e il Bengala occidentale, da completare entro il 2024, mentre altri quattro sono in fase di progettazione.
Le ferrovie non sono solo le uniche infrastrutture ad essere al centro dei piani del governo: si punta a costruire 10.000 chilometri di autostrade all’anno, mentre la rete autostradale è già cresciuta da 381.000 chilometri nel 2014 a 729.000 chilometri attuali , gli aeroporti civili sono passati da 74 nel 2014 a 148 nel 2023, contando anche un aumento del traffico passeggeri domestico. Il settore portuale, se confrontato su scala globale presenta ancora importanti deficit, ma anche su questo piano il governo indiano interviene con la creazione di 12 porti principali e 200 porti secondari.
Sul piano dell’energia, l’India è il terzo paese consumatore al mondo e per oltre l’80% l’energia generata proviene da fonti fossili quali carbone, petrolio e gas naturale. A gennaio 2023, il governo indiano ha presentato la National Green Hydrogen Mission, un ambizioso piano del valore di 2,3 miliardi di dollari per trasformare l’India in un importante centro mondiale per la produzione, l’uso e l’esportazione di idrogeno verde e dei suoi derivati: questa iniziativa rappresenta un passo significativo nel perseguire la sostenibilità energetica e l’adozione di tecnologie a basse emissioni di carbonio.
India, un’opportunità per gli investitori
L’India presenta una serie di caratteristiche che la rendono attraente per gli investitori: il paese offre un vasto mercato interno con una popolazione numerosa e in crescita, il che significa un grande potenziale di domanda per le imprese che cercano di espandere le proprie attività; un ulteriore punto di forza dell’India è la sua forza lavoro, che è vasta, giovane e relativamente conveniente, un fattore che rappresenta un vantaggio competitivo per le imprese che cercano di ridurre i costi di produzione e beneficiare del lavoro qualificato disponibile a prezzi competitivi.
L’India sta vivendo una rapida trasformazione del suo sistema finanziario, caratterizzato da una crescente digitalizzazione, l’espansione del settore bancario, un aumento significativo della partecipazione degli investitori istituzionali e lo sviluppo dei mercati dei capitali. Questa evoluzione apre nuove opportunità per gli investitori qualificati che intendono sfruttare la crescita dei mercati finanziari indiani.
L’India offre un terreno fertile per gli investimenti in settori strategici in forte espansione, tra cui la tecnologia dell’informazione, l’energia rinnovabile, l’infrastruttura, il settore sanitario, il turismo e altri ancora. Questi settori traggono vantaggio dall’accelerazione della digitalizzazione, dalla crescente consapevolezza ambientale e dagli sforzi mirati al potenziamento dell’infrastruttura nel paese.
Di scenari macroeconomici e geopolitici e dello sviluppo dell’India e del suo piano nazionale di potenziamento delle infrastrutture ne parleremo a IIFF, l’Italian Institutional Funds Forum, un evento riservato di ProfessioneFinanza dedicato agli investitori istituzionali.