La parola d’ordine è “pratica”: nella puntata MyAcademy di FinanceTV dedicata alle competenze per il mondo della finanza, Dario Carloni ed Enrico Maria Cervellati hanno parlato del modello CerCar.
Dall’esigenza espressa da private banker e consulenti finanziari, nasce un nuovo approccio in grado di portare la finanza comportamentale ad un livello pratico e pragmatico.
Praticare la finanza comportamentale: l’esigenza dei professionisti
Banche, reti e consulenti finanziari da tempo necessitavano di trovare un’ applicazione pratica, metodologica e rigorosa delle teorie della finanza comportamentale.
Il modello CerCar porta la finanza comportamentale ad un livello concreto e tangibile agendo sulle scelte errate dei clienti e sul cambiamento del contesto decisionale. L’operazione non è certo semplice senza conoscere, elaborare e mettere a sistema evolute conoscenze psicologiche.
Allontanandosi dai costrutti teorici per arrivare ad evidenziare un metodo completamente pragmatico, su base scientifica e analitica, i due esperti si sono concentrati sulle rispettive materie per dare vita a un’evoluzione della finanza comportamentale, una versione 3.0 sottoforma di laboratorio continuo.
I principali drivers del modello
I drivers del modello traggono origine dalla sfera della psicologia e psicoterapia e combinano analisi economiche e finanziarie.
Il metodo non si risolve in una serie di prescrizioni e modelli applicati, in quanto necessita di un’analisi approfondita a monte, nella quale possano emergere i tratti salienti di clienti, consulenti e soprattutto dell’attività di consulenza finanziaria.
Gli elementi del modello CerCar
La personalità finanziaria del cliente, la personalità finanziaria del consulente, la condizione mentale del consulente, uniti a nuovi strumenti e tecniche danno nuova vita alla svolta applicata della finanza comportamentale.
Poichè la matrice culturale di un Paese impatta notevolmente nelle scelte finanziarie, Carloni e Cervellati adattano le tecniche e gli strumenti alla realtà italiana. Bisogna dunque contestualizzare e non generalizzare: a nulla infatti servirebbe applicare indistintamente un metodo statunitense in tutto il mondo senza tener conto delle differenze sociali, culturali e decisionali.
Elemento centrale per la riuscità dell’applicazione è la disponibilità dei private banker e dei consulenti finanziari a mettersi in gioco e testare l’approccio, anche attraverso un resoconto periodico e una costante analisi dei dati.
I primi risultati hanno testimoniato l’efficacia del modello e l’analisi effettuata ex post ha consentito di valutare come dopo l’applicazione si siano raggiunti gli obiettivi prefissati, anche oltre le attese.
Qualche esempio? Aumento dell’equity nel portafoglio dei clienti, propensione alla delega, aumento di prodotti assicurativi sono solo alcuni degli obiettivi prefissati e misurati.
Con il mix dei giusti strumenti, della valutazione delle personalità finanziarie di clienti e consulenti e la tecnica della profilazione, la finanza comportamentale trova la fine del suo momento di difficile attuazione pratica. Il prossimo passo è quello di un’evoluzione verso un modello complesso, permanente ed estremamente concreto e che dà valore alla consulenza.
Hai perso la puntata di Myacademy che ha visto protagonisti Dario Carloni ed Enrico Cervellati? Al seguente link puoi rivederla interamente.
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