Per decenni la nostra economia è rimasta avvitata su un sistema imperfetto e insostenibile di crescita, basato sul modello lineare cosiddetto “take-make-waste“, ovvero sulla sequenza “estrazione-produzione-scarto”. La continua estrazione di materie prime ha alimentato una produzione tesa a soddisfare un consumo di massa e, una volta terminato il breve ciclo di vita del prodotto, quello che si generava era una quantità immensa di scarto. Tale approccio, evidentemente, non considerava due evidenze fondamentali: le risorse naturali sono finite e lo smaltimento dei rifiuti come problema a livello mondiale.
Il modello lineare ha causato importanti danni ambientali, alimentando il dibattito circa la sua insostenibilità e gettando i presupposti per la transazione da un’economia lineare a una circolare. Questo nuovo modello di produzione e consumo implica condivisione, prestito, riutilizzo, riparazione, ricondizionamento e riciclo dei materiali e prodotti esistenti, riducendo così al minimo i rifiuti e l’uso delle risorse, muovendo da una progettazione più consapevole che tende allo “zero waste”.
Il ruolo della finanza sostenibile
L’adattamento ai cambiamenti ambientali è una sfida urgente che richiederà il contributo dell’innovazione tecnologica. Fondamentalmente, se vogliamo ridurre al minimo i danni attuali e futuri e ridurre il rischio di crisi climatiche a cascata, dobbiamo passare a un’economia zero emissioni nette di carbonio. È una transizione che è già in corso, mentre ci allontaniamo da un’economia lineare per muoverci verso un’economia circolare, inclusiva e pulita. Nell’economia cosiddetta CLIC (Circular, Lean, Inclusive and Clean), condivideremo, ricicleremo e riutilizzeremo sempre più, invece di scartare. I rifiuti sia nel punto di produzione che di consumo, saranno ridotti al minimo, l’uguaglianza e l’inclusività creeranno un approccio unificato alle sfide da affrontare.
Se ad oggi, il cambiamento climatico è tra i temi principali a livello ambientale, stiamo assistendo a una crescente attenzione rivolta a una serie più ampia di questioni ambientali e ad una maggiore comprensione della loro interdipendenza. Sebbene queste complesse interazioni si estendano ben oltre la nostra produzione alimentare selvaggiamente insostenibile, sono di fondamentale importanza per gli investitori. Riconoscerli, comprenderli e imparare ad adattarsi ad essi, sarà uno dei più importanti motori di rischio e rendimento nei mercati finanziari negli anni a venire. Anche il sentiment dei consumatori sta guidando verso questo cambiamento
Come per tutte le rivoluzioni economiche, da quella agricola a quella industriale sino a quella digitale, la rivoluzione della sostenibilità sarà sostenuta dalle innovazioni. Ed è qui che gli investitori sono chiamati a svolgere un ruolo centrale. La transizione verso un’economia circolare offre opportunità senza pari e la dimensione di tale fenomeno ha contribuito ad introdurre un cambiamento di paradigma in tutto il settore finanziario. Gestire portafogli con investimenti sostenibili non è tuttavia un compito semplice.
Si può sostenere che il significato attribuito alla finanza sostenibile si sia evoluto nel tempo. Con lo sviluppo e l’introduzione di nuovi modelli sociali e politici, il concetto di finanza sostenibile si è progressivamente consolidato intorno alla necessità di fornire risorse finanziarie sufficienti per la transizione verso una società più sostenibile ed un’economia climaticamente neutra. Questo cambiamento di prospettiva aiuta a spiegare l’accelerazione osservata negli ultimi anni, nell’adozione di pratiche di finanza sostenibile da parte delle istituzioni finanziarie.
Affinché ciascun settore o attività contribuisca fattivamente al conseguimento o al miglioramento del contesto economico cui appartiene in termini di sostenibilità, è necessario muovere dall’analisi della portata e delle dimensioni di tale fenomeno e dalla valutazione delle ricadute, intese queste come impatto positivo sul tessuto socio economico.
Alimentazione e agricoltura sostenibile
Mentre tendiamo ad accelerare la transizione verso un sistema alimentare e agricolo sostenibile che produca cibo sano per tutti, rispettando i limiti del nostro pianeta e pagando gli agricoltori in modo equo, i nostri attuali sistemi alimentari e agricoli superano i confini planetari. Impoveriscono i suoli, contribuiscono al cambiamento climatico attraverso emissioni di gas serra relativamente elevate, causano una diminuzione della biodiversità, contribuiscono alla malnutrizione e sostengono la disuguaglianza dovuta alla concentrazione di potere.
Mentre l’impatto della crisi legata alla pandemia ha messo in luce le debolezze strutturali del nostro attuale sistema alimentare, l’urgenza di un cambiamento si sta traducendo nella necessità di un passaggio ad un modello circolare. Il modo in cui produciamo, elaboriamo, trasportiamo, vendiamo e consumiamo cibo si è evoluto per millenni in una complessa rete di interazioni tra molti attori all’interno di ciascun paese e in tutto il mondo.
I sistemi alimentari oggi sono visti come complessi sistemi operanti su più livelli e guidati da molteplici forze trainanti, la cui complessità li rende vulnerabili ad una vasta gamma di shock capace di produrre effetti sull’intero sistema e, in ultima analisi, sui risultati socioeconomici. Di fronte a queste sfide, risulta particolarmente importante l’applicazione del concetto di resilienza ai sistemi alimentari, necessaria per lo sviluppo di opzioni pratiche che contribuiscano a rispondere ad alcune delle vulnerabilità esistenti, e consentano di resistere e riprendersi dalle interruzioni in modo da garantire una fornitura sufficiente di cibo accessibile per tutti. Una visione olistica costituisce la base della nuove strategie d’investimento per un’alimentazione e un’agricoltura sostenibili.
Resilienza del sistema alimentare e investimenti
Gli investimenti che tendono a migliorare la resilienza del sistema alimentare attraverso un’agricoltura sostenibile, possono contribuire a sviluppare e finanziare tecnologie agricole che sostengano pratiche resilienti ai cambiamenti climatici (come il miglioramento della salute del suolo, l’uso efficiente dell’acqua e l’aumento della capacità di ritenzione idrica) o che gestiscano e promuovano la diversità agricola nei mercati.
Investire nell’agricoltura sostenibile significa finanziare la produzione alimentare, le infrastrutture e le imprese lungo la catena del valore con particolare attenzione alle pratiche sostenibili, ai mercati regionali, all’equità sociale e alla giustizia. Creare nuovi meccanismi di investimento per finanziare aziende agricole e alimentari sostenibili si traduce in un aumento della redditività delle micro, piccole e medie imprese agricole e alimentari sostenibili, nella diversificazione della produzione e delle catene di approvvigionamento, nella diminuzione degli sprechi alimentari, nella promozione di pratiche commerciali eque e trasparenti, nella costruzione di sistemi alimentari locali resilienti e nell’aumento della sicurezza alimentare.
Gestione dei rifiuti: un’opportunità per l’economia circolare
Le infrastrutture e le tecniche di gestione dei rifiuti avranno bisogno di ampi miglioramenti e di un significativo finanziamento per far fronte ai livelli attuali e previsti di produzione di scarti. Gli investimenti totali nella gestione dei rifiuti rimangono modesti, ma esempi dimostrano che i mercati dei capitali possono essere ulteriormente utilizzati per finanziare attività e progetti che contribuiscono all’efficienza delle risorse e a soluzioni circolari in molti settori.
Pratiche di gestione sostenibile degli scarti, non si devono focalizzare solo sui rifiuti come prodotto finale, visti quindi nell’ottica dello smaltimento e del trattamento, ma concentrarsi anche sulle opportunità per ridurre la produzione di sprechi e promuovere miglioramenti dell’efficienza delle risorse. L’adozione di un approccio proattivo alla gestione del tema, comporta molteplici vantaggi in primis per le aziende, in termini di riduzione delle spese operative e in conto capitale, di rischio reputazionale e di responsabilità finanziaria e legale.
Finanza sostenibile, il tema dell’acqua e l’Economia Blu
Il mondo sta affrontando gravi carenze idriche e secondo il World Economic Forum l’acqua rappresenta una delle preoccupazioni più importanti per la comunità economica. Proprio come l’oro, il petrolio o lo zucchero, l’acqua è una merce. Ciò significa che può essere scambiato e che il prezzo può fluttuare, a seconda della domanda e dell’offerta. Vari studi hanno rilevato che l’offerta di acqua potrebbe diminuire nei prossimi anni, ma la domanda aumenterà estremamente. Ciò porterà probabilmente a un aumento dei prezzi dell’acqua e ad un peggioramento della crisi idrica.
Lo squilibrio tra domanda e offerta, l’aumento dei prezzi, la scarsità di acqua: tutti questi fattori rendono l’acqua un’opportunità di investimento redditizia. E’ possibile investire in singole azioni di società che, ad esempio, si occupano di migliorare l’efficienza idrica o di riciclare l’acqua o, ancora, in ETF che replicano gli indici idrici o in fondi comuni di investimento.
Il più grande ecosistema sulla terra, l’oceano, è il polmone del pianeta. Fornisce la principale fonte di cibo per quasi la metà della popolazione mondiale e ospita circa l’80% della biodiversità del pianeta. Le principali industrie come la navigazione, la pesca, l’acquacoltura e il turismo costiero dipendono dalla salute degli oceani.
L’inquinamento diffuso, l’esaurimento delle risorse, l’acidificazione delle acque e le ampie zone morte impongono un cambio di rotta. E’ necessario forgiare un nuovo percorso e l’unica strada percorribile è circolare e sostenibile. Ma diventare sostenibili non significa rinunciare ai profitti o al ritorno sull’investimento. L’economia blu sostenibile ha un enorme potenziale economico non sfruttato e sta attirando sempre più investitori.
Una crescita rapida e insostenibile può portare a rischi ambientali, perdite di capitale naturale, minacce normative e crisi mercato. La comunità finanziaria e degli investimenti ha un ruolo importante da svolgere nel promuovere gli investimenti sostenibili, ma ha bisogno di indicazioni chiare su come agire in un ambiente complesso che comporta intrinsecamente un rischio aziendale significativo.
Un’economia blu sostenibile promuove la crescita economica, l’inclusione sociale e migliori mezzi di sussistenza, garantendo nel contempo la sostenibilità ambientale del capitale naturale. La finanza può svolgere un ruolo decisivo nel contribuire a catalizzare e sostenere questo cambiamento. La posta in gioco potrebbe essere alta ma l’impegno di tutti gli attori del sistema finanziario aiuterà a evitare un improvviso crollo dei prezzi degli asset.
Il valore dell’economia circolare
Da diversi anni, la finanza si impegna a dare spazio alle questioni ambientali, sociali e di governance (ESG), come il cambiamento climatico, l’inquinamento e la gestione delle risorse umane, nelle decisioni aziendali e nelle strategie di investimento. Dopo una transizione graduale, negli ultimi due anni gli ESG sono diventati una priorità pressante per la finanza tradizionale. Ora più che mai, gli investitori comprendono il valore dell’integrazione di questi fattori nelle loro decisioni di investimento.
Diversi fattori spiegano questo cambiamento. Vi è un crescente riconoscimento del fatto che i criteri ESG possono non solo identificare i rischi, ma anche generare crescita a lungo termine e nuove fonti di valore investendo in attori che forniscono soluzioni e risposte alle principali sfide che la società è chiamata ad affrontare oggi.
L’economia circolare è parte essenziale della soluzione. Per affrontare i cambiamenti climatici e le questioni ESG è infatti imperativo adottare un nuovo modello economico. La crescente consapevolezza dei consumatori rispetto alle questioni ambientali e sociali, da cui discendono nuovi comportamenti d’acquisto, trend come la digitalizzazione o l’urbanizzazione massiva, stanno accelerando il cambiamento.
Anche la crisi del Covid-19, ha contribuito a mettere a nudo alcune delle fragilità delle nostre catene di approvvigionamento globali, dimostrando come la transizione verso l‘economia circolare sia fondamentale per ridurre la probabilità di shock futuri e creare una maggiore resilienza per l’economia e la società.
Perché integrare la transizione verso un’economia circolare nelle decisioni di investimento
L’economia circolare ridefinisce l’approccio alla creazione di valore. Il settore finanziario può agire supportando i propri clienti nella scelte delle strategie di business. La finanza sostenibile è attualmente uno degli strumenti più importanti per incoraggiare il sistema finanziario ad apportare cambiamenti positivi. Soddisfare le esigenze sociali, ambientali e di sostentamento del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare le proprie: questo significa creare valore facendo progredire la transizione da un modello lineare, ormai anacronistico e pericoloso, di fare impresa ad uno circolare, che possa aiutare a mitigare i rischi fisici, di transizione e sistemici e gli esiti negativi associati a un’economia lineare (compresi i cambiamenti climatici e la perdita di natura e biodiversità).
Il ruolo delle finanza e dei professionisti che vi operano, quali promotori e acceleratori del passaggio verso l’economia circolare, tenderà inevitabilmente a rafforzarsi e, contestualmente, continueranno a emergere nuove asset class nel panorama degli investimenti sostenibili.
I principi di un’economia circolare riguardano quasi tutte le industrie e le loro catene globali del valore. Rivolgersi a settori ad alto impatto ambientale e ad alto potenziale di circolarità può offrire opportunità di investimento e crescita economica.
Gli investitori possono sostenere la transizione verso un’economia circolare attraverso vari approcci di incorporazione ESG: integrazione, screening o investimento tematico (o una combinazione di questi). L’aumento della domanda da parte dei clienti di prodotti conformi ai criteri ESG sta spingendo l’attenzione su nuovi investimenti tematici, compresa l’economia circolare come opportunità tematica.
Sostenere una transizione verso un’economia circolare diviene un approccio trasversale per realizzare gli impegni e le strategie nell’ottica del raggiungimento degli obiettivi ESG. Gli investimenti tematici nell’economia circolare sono cresciuti, sia che si tratti di sotto-temi pertinenti (ad esempio l’inquinamento da plastica), sia che si tratti di investimenti incentrati su obiettivi più ampi correlati.
Alcuni fondi sono focalizzati sulle soluzioni- investono in società che forniscono direttamente soluzioni per consentire un’economia circolare, come materiali alternativi per supportare la riprogettazione dei prodotti – , mentre altri includono aziende che stanno trasformando i loro processi per supportare una maggiore circolarità.
Gli obiettivi globali, regionali e locali stanno iniziando a svilupparsi, incentrati principalmente sull’efficienza e sull’uso circolare dei materiali, così come sulla riduzione dei rifiuti. La creazione e la qualificazione di fondi tematici può essere tuttavia problematica. Non esistono standard che definiscano quale sia un livello accettabile di circolarità e cosa renderebbe una società idonea ad essere inserita in un portafoglio tematico.
Investitori retail: rendere la sostenibilità intelleggibile
Nonostante gli investitori retail siano interessati alle questioni di sostenibilità, ancora pochi stanno investendo denaro con questa consapevolezza. I principali ostacoli agli investimenti sostenibili, includono la complessità e la mancanza di standardizzazione del settore. La crescita, in termini di interesse, fattibilità e risorse, degli investimenti focalizzati sull’allocazione di capitale con l’obiettivo di affrontare le sfide sociali e ambientali, può raggiungere il suo vero potenziale solo se tali questioni diventano intelligibili per gli investitori retail.
Non c’è nulla di semplice negli investimenti sostenibili oggi, con il settore caratterizzato da complessità, confusione nella terminologia e mancanza di standardizzazione in termini di pratiche. È anche difficile, per ogni azienda, contribuire al raggiungimenti di ogni obiettivo in base ai diversi settori di attività. Paradossalmente, mentre gli investitori retail cercano soluzioni personalizzate e, quindi, a portafogli ottimizzati e costruiti sulle proprie esigenze, i prodotti sostenibili sono spesso un aggregato di punteggi ambientali, sociali e di governance (ESG). La percezione da parte dell’investitore retail, è dunque di poca chiarezza e concretezza, sia in termini di caratteristiche del prodotto che di reale misurabilità di un positivo impatto socio-ambientale.
Affinché gli investitori retail abbraccino apertamente gli investimenti sostenibili, il mercato dovrebbe muoversi verso un nuovo approccio alla sostenibilità, che sia semplice, coerente e personalizzato. E’ fondamentale personalizzare l’approccio, concentrandosi sui temi e sugli argomenti che sono di interesse e verso cui il singolo investitore retail dimostra maggior coinvolgimento. Offrire, dunque, prodotti di investimento sostenibili che soddisfino interessi personali e specifici, incoraggerà anche le aziende a migliorare (e, quindi a investire in) tutti quegli aspetti ESG verso cui gli investitori mostrano interesse e reale partecipazione. Si tratterebbe di un miglioramento significativo rispetto alla situazione tipica di oggi.
Lo sviluppo di metriche “ESG esterne” che mettano in relazione le operazioni aziendali con il benessere e la sostenibilità della comunità è una parte critica ma finora trascurata della misurazione ESG aziendale. Per raggiungere l’obiettivo di attività e progetti economici più sostenibili, è fondamentale disporre dei dati ESG corretti e utilizzarli in modo trasparente e responsabile.