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Fintech, i trend del 2018

Il 2018 sarà un anno chiave per il Fintech, anche in Italia. Atteso un maggior protagonismo da parte dei player tradizionali dell’industria finanziaria e dei colossi del tech

Il 2018 sarà un anno chiave per quanto riguarda il Fintech. I tempi sembrano maturi e soprattutto il pubblico, sempre più esigente e desideroso di servizi all’avanguardia, sembra pronto per ricevere le novità di questo settore. Anche in Italia, un Paese che si è dimostrato da sempre relativamente lento nell’adozione delle nuove tecnologie digitali, il mercato sembra essere maturo. Infatti, secondo una ricerca condotta da Investor Pulse di Blackrock, che evidenzia il forte legame tra tecnologia e finanza, gli investitori che si affidano a canali digitali per monitorare i propri investimenti  costituiscono ben il 64% del totale. Più del 50% del campione intervistato conosce le piattaforme di robo-advisory e le considera alternative appetibili di investimento futuro (e il dato diventa ancora più significativo tra i Millennial).

A livello globale, ci aspettiamo di vedere un maggior protagonismo da parte dei player tradizionali dell’industria finanziaria e dei colossi del tech. Il recente annuncio che Amazon si inserirà nel settore dei pagamenti ha attirato molto l’attenzione e crediamo che sia ormai diventato evidente a tutti l’enorme opportunità di business presente nello spazio dei servizi finanziari. Il potenziale cresce esponenzialmente soprattutto per chi può fare leva su una grande disponibilità di dati: proprio il concetto di  controllo dei dati sarà la chiave sia per quanto riguarda le possibili applicazioni commerciali, sia per quanto riguarda l’integrazione con tecnologie di intelligenza artificiale. Crediamo però che, specialmente per quanto riguarda i servizi a più alto valore aggiunto, la partita si giocherà ancora tra le startup e i player tradizionali dell’industria. In questo spazio, nel 2018, ci aspettiamo di veder moltiplicate le sinergie.

In generale, è interessante notare come alcuni dei trend più significativi siano legati a un impulso positivo di nuove regolamentazioni che entreranno in vigore il prossimo anno (MiFID II, Psd, armonizzazioni della legge di fatturazione elettronica). Le istituzioni si sono finalmente accorte di quello che sta succedendo nella finanza, e nel prossimo futuro il comparto Fintech comincerà a raccoglierne i frutti.

 

ROBO-ADVISORY

Per quanto riguarda il settore dei Robo-Advisor o, per meglio dire, dei gestori digitali del risparmio, il 2018 sarà un anno chiave per questo comparto, in Europa e nel mondo. La visione di Moneyfarm, supportata dalle analisi delle principali società di consulenza globali, è che i Robo-Advisor si ritroveranno a gestire diverse migliaia di miliardi di masse tra il 2018 e il 2025.

Senza entrare nel dettaglio delle proiezioni, è evidente che il 2018 sarà un anno cruciale per validare il modello di business e per vedere se il trend di crescita molto chiaro a cui abbiamo assistito negli ultimi anni continuerà sulla stessa strada, o se ci sarà un’accelerazione anche in Europa, simile a quella del mercato statunitense nel 2017. Il 2017 è stato l’anno in cui si sono mobilitati tantissimi investimenti e si è dimostrato il valore di creare le giuste sinergie industriali: nel 2018 ci aspettiamo di vedere una sempre maggiore integrazione.

Una grande mano in questo senso potrebbe arrivare dalla MiFID II. La nuova normativa, che entrerà in vigore a gennaio, potrebbe avere un effetto dirompente soprattutto sul mercato italiano, che è ancora caratterizzato dalla prevalenza di modelli di distribuzione tradizionali. L’esperienza della RDR inglese, normativa da cui la MiFID II ha preso spunto, ci mostra come l’aumento dei costi derivato dai maggiori oneri in carico a intermediari e case prodotto andrà, probabilmente, a creare uno spazio per le iniziative più agili e innovative rivolte alla clientela mass. Questo perché i player tradizionali, per giustificare i costi elevati che impongono alla clientela, potrebbero concentrarsi su un segmento affluent/private.

Il 2018 è anche l’anno in cui ci aspettiamo che l’intelligenza artificiale, che per adesso è entrata solo marginalmente nel campo della gestione del risparmio, cominci a giocare un ruolo ancora più importante soprattutto grazie all’entrata in vigore della Psd2.

 

OPEN BANKING PSD2

Proprio la Psd2 ha un potenziale enorme per le prospettive di business che può aprire. Ci troviamo di fronte a una rivoluzione copernicana, nella quale le banche dovranno finalmente aprire l’accesso delle proprie piattaforme a parti terze e i correntisti diventeranno proprietari dei propri dati e potranno decidere di integrare i servizi finanziari di cui usufruiscono come meglio credono. Ovviamente ci saranno dei cambiamenti più immediati, legati per esempio al sistema dei pagamenti, visto che diventerà molto complesso per le banche porre degli ostacoli all’utilizzo di servizi offerti da parti terze.

La Psd2, più che un semplice cambio di legislazione, va vista come l’apertura di una nuova piattaforma per l’innovazione digitale in grado di offrire tantissime opportunità a chi sarà in grado di approfittarne, un po’ come è stato per l’introduzione dei sistemi operativi per dispositivi mobili. Molto difficile prevedere l’impatto che avrà questa nuova regolamentazione e soprattutto i tempi in cui i risparmiatori potranno godere dei vantaggi, che si esplicheranno in termini di servizi migliori e più personalizzati in una serie di ambiti, a partire dai pagamenti, fino alla gestione delle finanze personali, arrivando ai servizi di investimento. Anche da un punto di vista commerciale, il grande afflusso di dati potrebbe dare un’ulteriore spinta alle aziende innovative, che potranno inserire nuovi strumenti nel loro arsenale commerciale, facilitando una crescita ancora più agevole. Si pensi alle possibili partnership che potrebbero scaturire su iniziative promozionali sempre più personalizzate. Va da sé, ma è importante ribadirlo a scanso di equivoci, tutto questo meccanismo sarà basato sul consenso: l’utente finale diventa padrone dei suoi dati, che prima appartenevano alle banche, e ne dispone come preferisce.

La chiave sarà dunque saper immaginare servizi che creino reale valore per le persone. Nell’ambito del risparmio, ad esempio, la possibilità di incrociare i dati di tutti i conti di un individuo ci permetterà di ottenere una radiografia completa delle sue abitudini finanziarie. Per una società che si occupa di gestione del risparmio, con un forte accento tecnologico come Moneyfarm, questa possibilità porterà verso l’offerta di un servizio che sia veramente olistico, ovvero che aiuti ad accompagnare il risparmiatore durante l’intero ciclo finanziario, dalla fase dell’accumulazione alla fase dell’investimento. In questo spazio, un grande supporto lo darà l’intelligenza artificiale (ed è per questo che come Moneyfarm abbiamo deciso di accrescere il nostro know-how e la nostra dotazione tecnologica con l’acquisizione del chatbot Ernest).

Psd2 aprirà una grande opportunità di innovazione che potrà essere colta dalle nuove aziende e dall’industria tradizionale, perciò ci aspettiamo molti investimenti e molte novità nel 2018. Un settore da tenere particolarmente d’occhio è quello delle banche digitali, caratterizzate da sistemi che possono rapidamente adattarsi alle esigenze degli utenti. L’ingresso nel settore bancario per le startup è sempre stato critico, ma la direttiva apre nuovi scenari.

 

FATTORE ASIA

L’Asia si definirà ancora di più come il grande hub del Fintech mondiale. Spesso quando si parla di Fintech si è portati a pensare ai mercati maturi come gli Stati Uniti e l’Europa, ma oggi la frontiera è in Asia.

Nell’Asia Pacifica il Fintech ha ricevuto nel 2017 investimenti per un totale di 14.800 miliardi di dollari secondo PwC contro gli 8,3 del Nord America e i 2,4 del Regno Unito. L’ecosistema è dominato dalla Cina, che vanta i 4 unicorni Fintech più grandi del mondo, e dall’India, che si è convertita alle transazioni digitali mediante l’uso di individually unique mobile wallets e mettendo fuori corso alcuni tagli di banconote, dando vita al più grande esperimento di demonetizzazione mai condotto a livello globale.

In Asia la crescita del settore Fintech è caratterizzata da una mastodontica sproporzione tra la domanda e l’offerta di servizi. Si pensi che solo il 69% delle persone nell’Asia Pacifica possiede un conto corrente e solo il 52% di coloro che vivono nell’Asia Meridionale.

La mancanza ovviamente di un’industria tradizionale ben consolidata e l’emersione di un classe media matura, fa sì che la capacità dirompente delle nuove tecnologie sia ancora più evidente che in Europa e negli Usa. Possiamo dire che in Asia la rivoluzione Fintech sta accompagnando l’inclusione finanziaria di centinaia di milioni, se non miliardi, di persone.  In questo senso, se vogliamo avere un indizio sulla forma che avranno i servizi finanziari di domani è all’Asia che dobbiamo guardare.

Mentre in occidente i maggiori Fintech hub (Londra, New York e la Silicon Valley) hanno vissuto un’innovazione graduale, il gigante tecnologico cinese ha rivoluzionato molti aspetti dell’industria dei servizi finanziari. L’adozione diffusa del fintech da parte di una popolazione cresciuta con la tecnologia, unita alla consistenza degli investimenti in innovazione, lascia pensare che la Cina continuerà a essere il leader asiatico del fintech.

In particolare il settore che sta trainando la crescita, con più di 8 miliardi di investimenti, è quello del credito. Il boom di questo segmento è stato determinato da una grande domanda di prestiti che rimane insoddisfatta dal canale di credito tradizionale, e favorito dalla presenza di grandi piattaforme digitali che hanno diversificato su nuovi segmenti, oltre alla poca attenzione dei regulator sul settore. In questo senso il comparto asiatico rappresenta un esempio di come grandi piattaforme digitali, sia attraverso l’investimento in startup, sia attraverso l’intervento diretto sul mercato, possono entrare nello spazio Fintech generando profitti.

 

PAGAMENTI ELETTRONICI

Il settore caldo può essere quello della fatturazione elettronica, sempre per motivi legati a nuove regolamentazioni, che imporranno un’armonizzazione. Nel 2018 l’Unione Europea imporrà a tutti gli stati membri degli standard comuni per quello che riguarda l’e-invoicing. Bruxelles spera così di aumentare il tasso di adozione dal 24% al 95% entro il 2024, ciò comporterebbe risparmi per circa 64,5 miliardi per le imprese. Anche se le stime si rivelassero troppo generose, si tratta di una cifra enorme. La nuova normativa potrebbe funzionare anche da incentivo per la digitalizzazione delle imprese nazionali.

A cura dell’ufficio studi di Moneyfarm