Categorie
Finanza personale

Fondi pensione e PIP, qual è a situazione delle adesioni?

Nonostante un primo semestre all’insegna della sfiducia nei confronti dei mercati finanziari sono aumentate le persone che hanno deciso di effettuare dei versamenti volontari in un fondo pensione o in un pip per cercare di mantenere, grazie all’investimento, un tenore di vita soddisfacente nella fase della pensione.

Il numero delle nuove adesioni alle forme di previdenza individuale, secondo l’inchiesta di Plus 24 sulla prima parte del 2008, risulta sicuramente essere di tutto rispetto; sono circa 28mila i lavoratori che hanno deciso di iniziare ad investire in un fondo pensione, mentre le nuove adesioni ai piani individuali pensionistici (PIP) risultano essere incrementate, nel 2008, addirittura di 70.732 portando il totale degli aderenti a queste forme a sfiorare i 400.000 iscritti.

Adesioni decisamente superiori a quelle presentate dai fondi chiusi negoziali ad adesione collettiva che sono cresciuti, nel medesimo periodo di 39.754 nuovi aderenti.

Queste scelte, tuttavia, non sono propriamente spiegabili considerando l’aspetto dei costi che, dalla relazione annuale 2007 della Covip, risultano essere in media, per i PIP, pari al 3,6% in caso di adesione per due anni all’1,5% a 35, al contrario dei fondi pensione aperti dove le fee scendono dal 2% all’1% e i fondi chiusi  negoziali  dove la media dei costi scende dall’1,1 allo 0,3%.
Considerando, difatti, che l’1% di costo in più riduce indicativamente la rendita del 20% dopo 35 anni di permanenza a queste forme, si potrebbe anche dubitare che questi lavoratori siano stati correttamente consigliati dall’attuale sistema di offerta finanziaria.

A livello di rendimenti dei fondi negoziali, poi, da inizio anno solamente in 39 casi su 89 i gestori sono riusciti a battere il benchmark di riferimento, di questi dieci casi sono relativi a linee garantite, 27 presentano una performance, pur migliore dell’indice di riferimento, ma comunque negativa e solo due casi hanno visto un extrarendimento è in territorio positivo: il liquidità di Fondav e l’obbligazionario a breve di Previvolo.
A livello assoluto si segnala come i risultati nel breve (sempre da inizio anno) presentino rendimenti alquanto scarsi: in assoluto il rendimento medio ponderato tra tutte le linee dei negoziali è sceso nel semestre del 3,75%, con cali a doppia cifra per alcune linee a maggiore vocazione azionaria (dal -11,36% di Fopen al -13,39% di Previvolo); solo pochi i comparti hanno visto un andamento in rialzo ma comunque lontani dalla rivalutazione del Tfr che, complice un’inflazione alle stelle, viaggia oltre il 2%.

Questo fatto, tuttavia non dovrebbe essere al centro dell’attenzione in quanto, oltre ai benefici fiscali, alle anticipazioni a disposizione dell’iscritto, l’investimento previdenziale non può che essere fatto in un’ottica di lungo termine: considerando una durata pluridecennale e i ribassi di uno o più anni non deve spaventare.

In questo orizzonte temporale i fondi negoziali attivi finanziariamente da più tempo presentano andamenti più che significativi: il Fonchim (il fondo dei chimici) guadagna in dieci anni e sei mesi il 44,5% contro un Tfr rivalutato del 35,6%, mentre il fondo preesistente Previndai, dal 1991 registra, pur con una linea assicurativa, un +240%.