Categorie
Economia e Dintorni

Gas e nucleare in Tassonomia: l’Europarlamento ha detto sì

Il Parlamento europeo ha respinto con 328 voti, contro 278 e 33 astensioni, l’obiezione alla proposta della Commissione per l’inclusione di gas fossile e nucleare nella Tassonomia verde – la classificazione europea delle attività utili all’obiettivo UE di emissioni zero entro il 2050. Se non ci saranno obiezioni da qui all’11 luglio, l’atto delegato sulla Tassonomia entrerà ufficialmente in vigore il 1° gennaio 2023.

Gas e nucleare in Tassonomia UE: l’ok (temporaneo) dell’Europa per il raggiungimento degli obiettivi climatici

“La Commissione ritiene che gli investimenti privati possano avere un ruolo nelle attività di transizione verde dei settori del gas e del nucleare. Ha proposto pertanto di classificare alcune attività energetiche collegate al gas fossile e all’energia nucleare come attività di transizione che contribuiscono alla mitigazione dei cambiamenti climatici, questo riporta una nota del Parlamento europeo, all’indomani della votazione plenaria di Strasburgo.

Con questo atto delegato, dunque, la direzione della Tassonomia europea sembra segnata: tra gli investimenti privati ​​che concorrono alla transizione energetica ci sarà spazio anche per il gas e le attività nucleari, poiché – secondo la Commissione UE (a cui si aggiunge adesso anche il Parlamento) – possono sostituire i combustibili fossili con maggiori emissioni di gas a effetto serra (come il carbone), nel raggiungimento degli obiettivi climatici.

L’inclusione di gas e nucleare sarà, però, limitata nel tempo e dipenderà da condizioni specifiche e requisiti di trasparenza. Ciò significa che l’impegno dell’Europa per i cambiamenti climatici rimarrà invariato: l’obiettivo sarà ancora quello di ridurre le emissioni di gas a effetto serra di almeno il 55% nel 2030 e di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, in linea quindi con la legge europea sul clima.

Gas e nucleare in Tassonomia UE: il pressing di Ucraina, Francia e Germania

L’esito del voto del 6 luglio sembra sia stato agevolato anche da fattori esterni, come ad esempio gli sviluppi della guerra in Ucraina e la lettera imprevista inviata prima della votazione dal ministro dell’Energia, German Galushchenko, che chiedeva al Parlamento europeo di non ostacolare l’introduzione di gas e nucleare in Tassonomia, ritenendo che un suo rifiuto avrebbe potuto complicare la ricostruzione post-bellica del settore energetico domestico. Il politico ricordava, inoltre, quanto la sua Nazione può contribuire con il proprio gas (circa 1,1 trilioni di metri cubi) al riempimento dei depositi di stoccaggio dei paesi UE e al suo approvvigionamento.

Da un altro punto di vista, nucleare e gas sono fonti che rappresentano i capisaldi delle dotazioni energetiche dei due paesi guida dell’Unione Europea, ossia Francia e Germania. Macron ha sempre guardato con favore all’atto delegato proposto dalla Commissione poiché Parigi copre gran parte del proprio fabbisogno energetico grazie all’impiego dell’energia atomica e, in un momento di crisi come quello attuale, ha più bisogno che mai di attrarre capitali privati; di conseguenza, inserire il nucleare tra gli “investimenti puliti” la rende molto appetibile agli occhi (e ai portafogli) degli investitori.

Sul fronte del gas, invece, Berlino risultava più che favorevole per un suo inserimento in Tassonomia in quanto la risorse costituisce tuttora la fonte di energia più importante di cui dispone la Germania, come dimostra il gasdotto Nord Stream 2 (attualmente in fase di stallo), fortemente voluto da Angela Merkel per raddoppiare le forniture domestiche di energia.

Gas e nucleare in Tassonomia UE: le reazioni delle Nazioni a sfavore e degli ambientalisti

Ambientalisti, legislatori e alcuni investitori hanno però sostenuto che tale decisione rischia di diluire gli investimenti in altri progetti previsti dal Green Deal, come le energie rinnovabili. Alcuni eurodeputati hanno messo in luce che classificare il gas come “verde” aumenti la dipendenza dell’Occidente dall’import di energia da Mosca proprio in un momento di forte tensione geopolitica in cui è necessario distaccarsi dalla Russia e raggiungere al più presto un’autonomia energetica.

Tra le reazioni post-votazione più sostenute ci sono quelle delle associazioni ambientaliste come Greenpeace, WWF e Legambiente e dell’Austria. La Nazione centroeuropea ha già dichiarato che avvierà un’azione legale contro la decisione di includere gas e nucleare nella Tassonomia europea: “Soprattutto con la guerra in corso in Ucraina, non possiamo avere un programma di Greenwashing per gli investimenti nell’energia nucleare e nel gas fossile“, ha affermato in una nota la ministra austriaca per la Protezione del clima, Leonore Gewessler, mettendo in evidenza che non appena questo programma di Greenwashing entrerà in vigore, l’Austria presenterà alla Corte europea una causa contro di esso e cercherà di ottenere il sostegno di altri Stati membri.

Sul fronte ambientalista, invece, Legambiente accusa l’Europa di aver “ceduto alle lobbies di gas e nucleare” – interessate a rallentare il processo di transizione ecologica – mentre anche Greenpeace intraprenderà un’azione legale contro la Commissione europea: “Si tratta di una chiara violazione delle leggi dell’Unione europea e di un voto che si pone in netto contrasto con quanto servirebbe davvero in un momento storico come questo, in cui gli effetti dei cambiamenti climatici hanno gravi conseguenze sulla vita di tutti” – queste le parole di Ariadna Rodrigo della campagna “Finanza sostenibile” di Greenpeace UE, che sottolinea come questo voto “rischi di rallentare ulteriormente la lotta alla crisi climatica, esponendo le persone e il pianeta ad eventi climatici sempre più estremi”.

Gas e nucleare in Tassonomia UE: quale sarà il futuro del Green Deal europeo?

Il futuro sembrerebbe, quindi, prospettare una marea di fondi privati su gas e nucleare come energia di transizione, sebbene etichettarle come “green” sottrarrà giganteschi investimenti allo sviluppo di energie davvero rinnovabili. Tuttavia, le attuali regole europee sui green bonds non includono gas e nucleare e anche altre tassonomie esistenti le escludono; di conseguenza, numerosissime banche hanno già detto che non prenderanno in considerazione questi criteri per i loro investimenti verdi. Ciò significa che questa Tassonomia non è più in grado di costituire un modello a livello globale e il rischio è che non verrà usata come benchmark internazionale.

Ma la decisione dell’Europarlamento non segna la fine del Green Deal: tutti i dossier legislativi sono aperti (dalle rinnovabili all’efficienza e lo scambio di emissioni) e le condizioni poste nella Tassonomia hanno precisi limiti temporali; sarebbe, quindi, un errore pensare che la partita è chiusa. Il grande lavoro fatto da una parte importante della politica e della società civile e scientifica intorno a questo voto è un patrimonio da non disperdere perché la battaglia per una UE davvero “climate-proof” è ancora molto lunga.