IPOTESI. Ma come attuarla? L’economista ha elencato sei possibili ipotesi dove vengono elencati vantaggi e svantaggi ma soprattutto viene presa in considerazione la strada più soft e quella più drastica. La soluzione più radicale è il default di Atene a cui far seguire l’offerta ai creditori di titoli dal valore nominale ridotto. Questa soluzione avrebbe l’indubbio vantaggio di alleggerire notevolmente il peso del debito su Atene. Tuttavia le conseguenze a livello sistemico potrebbero essere drammatiche.
TITOLI. Il settore creditizio locale, i cui bilanci sono pieni di titoli di stato greci, subirebbe un contraccolpo con il risultato che la crisi della finanza pubblica finirebbe col trasformarsi in una crisi della finanza locale. I default di Atene potrebbe poi scatenare una crisi sistemica che contagerebbe tutta l’Eurozona di cui tutti subirebbero le conseguenze: questa opzione poi non sterilizzerebbe la speculazione sui credit default swap (i derivati che assicurano sul rischio fallimento di un’emittente).
L’ipotesi sposata da Roubini, è quella sull’esempio dei "Brady Bonds". Questa tipologia di prodotti prende il nome da Nicholas Brady, segretario al Tesoro degli Stati Uniti con Reagan e Bush Senior, che si occupò di piani di ristrutturazione per i paesi dell’America latina negli anni ’80. La proposta prevede in sostanza di offrire ai possessori di bond greci titoli che hanno lo stesso valore nominale ma scadenze più lunghe e cedole minori. L’ipotesi "Brady bonds" non ridurrebbe il debito di Atene ma lo renderebbe più sostenibile a lungo termine. I rischi sistemici, secondo Roubini, poi sarebbero ridotti al minimo.
RISORSE. La quarta ipotesi è attuabile solo dopo il 2013. Dopo cioè che sarà entrato in vigore il fondo salva stati dell’Unione europea. Le risorse di questo fondo, secondo questa proposta, dovrebbero essere utilizzate per il riacquisto da parte della Grecia dei propri titoli sul mercato. Questa ipotesi tuttavia presuppone un difficile intervento legislativo per modificare le prerogative del fondo salva stati. Un’altra ipotesi è quella dell’intervento sul capitale dei privati possessori di titoli di stato greci, il cosiddetto "bail in".
PROCEDURA. La procedura prevede di convertire i titoli di stato greci che i privati (per esempio le banche) hanno a bilancio in una quota di capitale ordinario (azioni). L’ultima ipotesi prevede che non venga messo in atto alcun intervento di ristrutturazione in attesa che entri in vigore il fondo salva stati. I pro di questa opzione sono il limitato "effetto contagio". I contro che il debito di Atene non vedrebbe ridurre il proprio debito. In questa ipotesi poi il fondo salva stati dell’Ue dovrebbe raddoppiare il proprio capitale (da 500 a mille miliardi di euro). Vedremo chi trionferà in questo lungo braccio di ferro in quanto entro il mese prossimo una decisione seria dovrà essere presa.