Categorie
Il caso della settimana

Il crack Parmalat e i risparmiatori traditi.

La prima condanna per il crac Parmalat arriva quasi dopo sette anni. Calisto Tanzi  dovrebbe rimborsare  due miliardi di euro alla nuova Parmalat e un altro po’ di milioni direttamente ai risparmiatori truffati.

TRUFFE E CONDANNE. La prima condanna per il crac Parmalat arriva quasi dopo sette anni. Calisto Tanzi  dovrebbe rimborsare  due miliardi di euro alla nuova Parmalat e un altro po’ di milioni direttamente ai risparmiatori truffati. Ad essi l’amministratore Bondi aveva anche promesso la metà di quanto avrebbe recuperato con le cause. Per i bondisti  si prospetta un’altra vittoria di Pirro poiché lui in tasca non ha una lira o meglio un euro. La prima condanna per il crac Parmalat  come si diceva, arriva quasi dopo sette anni dal fallimento. E i risparmiatori dovrebbero riflettere su questo, anche alla luce di quanto è accaduto più di recente con il crollo di  Lehman Brothers. Dovrebbero riflettere sul poco che è stato fatto dalle istituzioni internazionali per mettere al riparo il portafoglio dei piccoli investitori. Il crack del gruppo alimentare emiliano che ha coinvolto alcune delle più importanti  banche italiane ed estere, è passato sotto il naso delle autorità di vigilanza e ha visto come protagonista uno dei più affermati imprenditori, coccolato dalla politica, benvoluto dalla gente per il so impegno nel calcio. Calisto Tanzi sarebbe dovuto essere un modello di correttezza e trasparenza. E invece dietro la maschera dell’imprenditore di successo si celava un truffatore che  ha danneggiato per lo più non tanto le banche ma i risparmiatori sui quali le stesse avevano con una rara celerità, scaricato i loro crediti.

I CASI.  Parmalat e Lehman hanno in comune un peccato originale che nessuno ha ancora messo in luce: il rating. In ambedue i casi, a pochi giorni dal collasso,  le autorità di vigilanza e le agenzie di valutazione del rischio, tranquillizzavano i mercati con pagelle più che accettabili. Da più parti si tuonava dicendo  che era necessario intervenire. Queste società private, tutte statunitensi, hanno interessi finanziari spesso in conflitto con quelli di chi investe. E hanno l’oligopolio del mercato: Standard & Poor’s e Moody’s controllano circa il 40%, ed il restante è di Fitch. Di recente in Europa si è aperto il dibattito sulla costituzione di un’agenzia indipendente legata alle istituzioni europee. Ma  per ora siamo solo alle parole e nuove megatruffe ai danni dei risparmiatori sono ancora possibili prima che si passi ai fatti; pensate che chiamare a rispondere di concorso in bancarotta i vertici delle primarie banche internazionali  sarà un evento realizzabile?  Difficile … anche solo a pensarlo.