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Il futuro dell’Euro è in mani tedesche

L’Ingegnere Carlo De Benedetti, presidente del Gruppo Editoriale L’Espresso, ha tenuto recentemente una lezione alla London School of Econimics, dal titolo "L’Europa a un bivio: la difficoltà di stare insieme in tempi di crisi economica".
Dal suo discorso è emersa la sua preoccupazione per il rischio di un fallimento della Grecia che potrebbe contagiare altri paesi, portando alla fine dell’euro. L’Ingegnere De Benedetti ha dichiarato che: "se l’euro potrà avere ancora un futuro, sarà la Germania a stabilirlo" e non esclude che Berlino "possa decidere che l’esperimento monetario europeo è al capolinea", magari puntando a dividere l’euro zona in un nord forte e un sud debole.
De Benedetti in un discorso che tenne a Londra cinque anni fa rivendicò la superiorità del capitalismo europeo rispetto a quello americano, a patto che l’Europa avviasse una serie di riforme in campo di pensioni, liberalizzazioni, sanità.
Oggi la tentazione di lasciare gli ellenici al loro default è un errore, dato che in gioco non c’è solo Atene. E’ più che concreto il rischio che la crisi contagi altri paesi, mettendo in discussione la tenuta dell’euro, trasmettendosi poi al Regno Unito e agli Stati Uniti d’America gravati anch’essi da un grande debito".
Non c’è da stupirsi, ammonisce De Benedetti, "se oggi siamo qui a domandarci se l’euro potrà avere ancora un futuro. Probabilmente sarà la Germania a decretarlo". Una Germania che non sembra avere ancora deciso, osserva l’ingegnere. "E io non escludo affatto che Berlino possa presto decidere che l’esperimento monetario europeo è giunto al capolinea, magari puntando su un’area monetaria più ristretta, tale da includere paesi come Austria, Danimarca, Francia". Ipotizzando dunque "uno sdoppiamento dell’euro, due aree monetarie più omogenee, quella franco-tedesca e quella mediterranea". Sulla base di queste considerazioni, avverte De Benedetti, "io sono convinto che l’euro rischia davvero di essere archiviato". Ma l’idea di Europa, obietta subito, "è qualcosa di più di un conto economico". La dissoluzione economica avrebbe "un impatto molto negativo su quella politica". La crisi dell’euro "si supera con più Europa, non con meno Europa". E se è difficile in questa fase chiedere solidarietà alla Germania, "bisogna confidare, prima che nella generosità dei tedeschi, nella loro capacità di vedere il loro reale interesse futuro", poiché "la Germania senza l’Europa è destinata a contare poco nel mondo, davanti ai colossi emergenti, dalla Cina alla Russia, anche la grande Germania ha bisogno dei partner europei per non essere un nano politico e in fondo anche economico".
La risposta da dare sta nell’impegno comune a riforme che rendano il sistema economico europeo più efficiente, è la conclusione della sua lezione. In attesa di passi per armonizzare le politiche fiscali, servono riforme "per rendere più competitive le singole economie e per consolidare i bilanci pubblici", per aumentare la produttività, ridurre la spesa pubblica inefficiente, prolungare l’età pensionabile, prendendo a esempio i modelli di welfare inglese e scandinavo. Più in generale, dice De Benedetti, occorre adottare il concetto di "capabilities" descritto dall’economista Amartya Sen: la capacità e potenzialità di fare le cose. Perché "in una società libera, si devono soprattutto allargare le capacità di ciascuno, per rendere gli individui abbastanza forti da difendersi sul mercato con i propri talenti".