Il sistema contributivo, invece, è il sistema di calcolo dell’importo delle prestazioni pensionistiche per coloro che hanno cominciato a lavorare dal 01/01/1996 e che, quindi, andranno in pensione non prima del 2030.
La base di calcolo per l’ammontare della prestazione è rappresentata dal montante contributivo ovvero dall’insieme di tutti i contributi versati nelle casse dell’Inps nel corso dell’intera vita lavorativa. Nonostante questi contributi non siano realmente accantonati, in quanto il sistema previdenziale italiano è un vero e proprio sistema a ripartizione è comunque riconosciuta una rivalutazione annua degli accantonamenti effettuati pari alla media del Pil italiano degli ultimi 5 anni precedenti l’anno di riferimento (il Pil del 2009 e previsto in negativo del 2%) che, però, di per se non riuscirà ad incrementare sostanzialmente i veri e propri contributi versati.
L’intero montante contributivo, così considerato, viene moltiplicato per un coefficiente di conversione che varia in base all’età anagrafica propria al momento dell’entrata in pensione e che, come stabilito dalla stessa riforma Dini ma rivisto dalla più recente riforma Damiano, dovrà essere “inasprito” ogni 3 anni sulla base delle aspettative di vita medie della popolazione italiana (un aumento della vita media comporta una diminuzione del coefficiente).
L’ultima (maggio 2007) “rideterminazione” del coefficiente di conversione ha visto il fattore di calcolo passare, per il pensionamento più significativo, quello dei 65 anni, dal 6,136% al 5,62%;questo sta a significare che, a parità di montante contributivo, le pensioni calcolate con il nuovo coefficiente di conversione sono diminuite dell’ 8,41%.