I dati di produzione industriale di luglio in Italia hanno fatto emergere un sorprendente calo, dell’1% su base mensile destagionalizzata. La sorpresa deriva dal fatto che nello stesso mese Germania, Francia e l’intera area euro hanno invece fatto registrare un aumento inatteso (1,9% e 0,2% rispettivamente).
Né l’aumento del prodotto industriale in Italia a giugno (0,8% su base mensile) è utile a spiegare una tendenza che su base trimestrale resta preoccupante. La volatilità dei dati nasconde, infatti, una dinamica non positiva e che potrebbe portare l’Italia al terzo trimestre di crescita negativa nel periodo luglio-settembre. C’è da chiedersi l’origine di tale andamento.
L’analisi dei dati disponibili sulla domanda estera e sulla domanda interna evidenzia un indebolimento della prima e una sostanziale stagnazione della seconda (pur senza il forte calo degli anni scorsi). Il ciclo economico mondiale si fa sempre più “variegato”, così come per i Paesi emergenti, con aree che restano in crescita buona e altre in stabilizzazione o rallentamento. Ne deriva una minore spinta per la manifattura italiana, non compensata dalla domanda interna.
Non avendo la certezza di una domanda estera robusta nei mesi a venire, dunque, anche alla luce dei persistenti rischi geopolitici e di una dinamica dell’euro che è solo marginalmente migliorata, le prospettive appaiono sempre più dipendenti da una ripresa della domanda interna. Saranno cioè cruciali i consumi e gli investimenti, pubblici e privati, i cui effetti potranno essere visibili, più che nell’industria in senso stretto, soprattutto nei settori dei servizi e delle costruzioni.
In tal senso restano fattori chiave:
1) la percezione come permanente del bonus di 80 euro alle famiglie con redditi più bassi;
2) gli investimenti pubblici di fonte europea, per il rilancio delle opere infrastrutturali;
3) il successo delle operazioni BCE finalizzate al rilancio del credito, soprattutto alle PMI.
Commento a cura di AIAF-Associazione Italiana degli Analisti e Consulenti Finanziari