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Economia e Dintorni

Inflazione e aumento dei tassi in un quadro economico ancora incerto

Inflazione e aumento dei tassi in un quadro economico ancora incerto

BCE, nuovo aumento dei tassi per contrastare l’inflazione

La dichiarazione del 15 giugno da parte della Presidente della BCE, Christine Lagarde, che esplicitava un nuovo aumento dei tassi d’interesse di 25 punti base e di un nuovo possibile rialzo nel mese di luglio, non lascia spazio a possibili schiarite nell’economia dell’Eurozona e conferma un quadro ancora incerto.

Con l’obiettivo di mettere alle strette l’inflazione e contenere i prezzi, la Banca Centrale Europea continua il proprio percorso aumentando così anche il costo di prestiti e mutui, destinati a diventare in questa fase sempre più cari. Se da un lato, gli accorgimenti che riguardano i tassi d’interesse impattano positivamente sul contenimento dell’inflazione, dall’altro, impongono alle famiglie e alle imprese un aumento della spesa per interessi sui debiti portando inevitabilmente a una contrazione dei consumi e del risparmio.

In Europa l’inflazione sta mettendo a dura prova anche le economie più stabili: in tutta l’area euro si registra una recessione tecnica dovuta ad una contrazione del 0,1% per due semestri consecutivi e, mentre la Germania asseconda questo trend, i Paesi del Mediterraneo, insieme a Polonia e Lussemburgo registrano i più alti aumenti del Pil (+3,8% Polonia e +2% Lussemburgo). Il dato per l’Italia è un aumento dello 0,6%, una crescita contenuta sostenuta principalmente dai consumi interni, che compensano la frenata registrata nelle esportazioni.

Le previsioni macroeconomiche per l’Italia

Sebbene lo scenario macroeconomico europeo resti incerto, Istat e Banca d’Italia hanno corretto le previsioni dell’economia italiana al rialzo per la fine del 2023 e identificano un percorso di rientro dell’inflazione favorito sia dalla discesa dei prezzi dei beni energetici, che dalle politiche restrittive della Banca Centrale Europea, che avrà come riflesso una riduzione del deflatore della spesa al 5,7% nell’anno corrente e 2,6% per il 2024. Ci si attende che il Pil italiano cresca nel 2023 e nel 2024, registrando rispettivamente un +1,3% e 1,01% (Banca d’Italia). Dopo la forte ripresa del 2023, il Pil si espanderebbe in misura più contenuta nel triennio 2023-2025 frenato dagli effetti di peggioramento delle condizioni di finanziamento.

Investimenti nel triennio 2023-2025

Banca d’Italia denota un possibile peggioramento nell’ambito degli investimenti durante il triennio 2023-2025: la contrazione si registrerebbe in modo marcato a causa dell’impatto del rialzo dei costi di finanziamento e da condizioni più rigide di accesso al credito; di contro, aumenterebbe però la componente pubblica, sostenuta dagli investimenti del PNRR.

Inflazione e rialzo dei tassi, quali soluzioni per i portafogli dei clienti?

In questa fase di aumento dei tassi d’interesse, salgono i rendimenti dei depositi bancari e tornano d’appeal i titoli di Stato: a inizio mese l’emissione del BTP Valore, che garantisce un rendimento lordo effettivo a scadenza del 4,25% e netto del 3,84% e premio fedeltà extra finale dello 0,5%, ha registrato 654.675 contratti chiusi, con un investimento medio di 27.786 euro.

Per il mercato obbligazionario, il 2023 doveva essere un anno particolarmente favorevole ma, nel primo trimestre gli investimenti in obbligazioni non sono andati come sperato; inflazione e aumento dei tassi d’interesse impattano negativamente sulle prospettive di rendimento di questi strumenti di investimento anche a causa dell’incidenza del costo del credito per le aziende.

Dal punto di vista del mercato azionario, gli effetti dell’ inflazione e del rialzo dei tassi di interesse hanno un impatto immediato sul mercato, in particolare in relazione al sentiment degli investitori; gli impatti delle politiche monetarie sull’economia reale si manifestano in un orizzonte temporale più lungo, di mesi e di anni. In questa fase di rialzo, le azioni growth potrebbero risentire dell’aumento del costo del credito, dato che coinvolgono aziende in espansione che potrebbero aver contratto finanziamenti importanti per sostenere la crescita. Le azioni value non dovrebbero subire particolari variazioni in uno scenario economico come quello che stiamo attraversando, in quanto, storicamente, anche in fase di rialzo dei tassi di interesse, hanno dimostrato di poter garantire buoni rendimenti. L’ azionario resta comunque una componente di rilievo per la crescita di valore di lungo periodo nei portafogli.

Diversificazione, sia in termini di esposizione nelle diverse asset class, sia in relazione ai mercati globali e rispetto i trend emergenti, sembra essere la parola d’ordine in questo quadro macroeconomico ancora molto incerto, meglio se accompagnata da un ingresso graduale nel mercato e un’attenta analisi e selezione dei titoli.