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Investimenti sostenibili,
la crescita continua

La nuova sfida per chi si occupa di investimenti responsabili e sostenibili è fare un distinguo tra fondi e asset davvero ESG o quelli che ne sfruttano solo l’etichetta. A tal proposito, si sta sviluppando una regolamentazione importante, con la spinta sia degli investitori istituzionali sia di quelli privati. Così la valutazione dei parametri per gli investimenti sta cambiando, integrando sempre più fattori extra-finanziari

I trend che riguardano i prodotti ESG sono tutti in positivo

L’universo degli investimenti responsabili e sostenibili ha conosciuto una crescita senza precedenti. A fine 2018, le masse investite in queste strategie si attestavano a circa 30 mila miliardi di dollari, rispetto ai 23 mila miliardi di solo due anni prima, rappresentando oltre il 30% degli asset globali. Non sorprende quindi che nel corso degli ultimi anni il numero di strategie e prodotti ESG sia aumentato significativamente: a livello mondiale, a fronte dei 140 nuovi fondi lanciati nel 2012, siamo arrivati a 370 nuovi lanci nel 2018 e il 2019 segnerà probabilmente un ulteriore incremento.

L’aumento degli investimenti è continuo e incessante

Per chi seleziona fondi e gestisce portafogli multi-asset, questo allargamento dell’universo investibile è una buona e una cattiva notizia allo stesso tempo. Se da un lato oggi si può costruire un portafoglio diversificato ESG senza avere un’esposizione eccessiva verso singoli temi, settori o aree geografiche, dall’altro è sempre più difficile distinguere i fondi e gli asset veramente sostenibili da quelli che di ESG hanno solo una “etichetta”. Questa esigenza è oggi manifestata dagli investitori istituzionali che sempre più integrano la dimensione ESG nella selezione dei gestori, ma si sta diffondendo anche a livello di reti di consulenti e investitori privati. Anche la regolamentazione si sta adattando a questa evoluzione, da una parte creando una tassonomia comune, dall’altra chiedendo alle grandi aziende e investitori istituzionali di riportare su base annua i risultati extra-finanziari. Queste trasformazioni impongono di valutare le dimensioni sociali, ambientali e di governance non solo in sede di misurazione ex post ma anche in fase di valutazione degli investimenti, in modo tale da prendere le decisioni conoscendo le implicazioni sul piano extra-finanziario.

Come valutare la sostenibilità di un fondo o di una strategia d’investimento

La maggior parte delle analisi oggi si sofferma sulla “sostenibilità istantanea”, rappresentata dall’analisi delle singole posizioni detenute in portafoglio in un preciso momento, tralasciando fattori fondamentali legati alle altre dimensioni che invece tipicamente sono valutate nel corso di una due diligence finanziaria e che permettono di ottenere una valutazione completa e soprattutto duratura. Per questo, abbiamo lavorato nel corso degli anni per mutuare l’approccio di valutazione finanziaria delle strategie d’investimento ed estenderlo agli aspetti di sostenibilità applicando lo stesso livello di profondità e dettaglio nel valutare anche la componente ESG. La nostra metodologia proprietaria poggia su tre pilastri. In primis, valutiamo la sostenibilità della società di gestione e del team d’investimento, poi valutiamo il livello di integrazione delle variabili ESG nel processo d’investimento ed infine le posizioni detenute in portafoglio.

Altri due aspetti vanno sottolineati: da una parte è importante che il sistema di valutazione sia il più oggettivo possibile, limitando il livello di giudizio soggettivo che il singolo analista può applicare alla valutazione. Nel nostro caso, abbiamo elaborato un sistema composto da quasi 100 domande che coprono tutti gli aspetti presentati in precedenza e per ognuna di queste sono state pre-impostate 5 risposte basate su parametri il più possibile quantitativi, in modo tale che si riduca il livello di intervento individuale. Dall’altra si deve mantenere un buon bilanciamento tra i singoli fattori della valutazione, così che il giudizio finale non sia influenzato in modo prevalente da un fattore singolo.

Il giudizio esplicitato su una scala precisa

Il vero punto non è applicare un giudizio bianco o nero, si tratta di mappare su una scala precisa i diversi livelli di sostenibilità delle strategie tra cui gli investitori possono scegliere, cosi come è possibile farlo a livello finanziario sia in fase di selezione degli strumenti e costruzione dei portafogli che anche in sede di misurazione dei risultati extra-finanziari. In tal senso, ci vengono in aiuto anche gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, meglio conosciuti come SDGs (Sustainable Development Goals), un programma di crescita economica e sociale in un’ottica duratura e intergenerazionale, sottoscritto da 193 Paesi membri delle Nazioni Unite nel settembre 2015. Oggi la vera sfida per il mondo della finanza è quella di passare da un quadro di riferimento promosso da un’organizzazione internazionale ad un vero e proprio stile di gestione del portafoglio.

Dagli SDGs agli investimenti

Per farlo, è importante riconoscere che gli SDGs possono fungere da catalizzatori dei valori dei singoli investitori. In particolare, gli investitori privati possono investire in uno o più SDGs per contribuire attivamente allo sviluppo sostenibile del pianeta. Integrare gli Obiettivi negli investimenti sostenibili significa quindi investire in aziende che intenzionalmente adottano pratiche di sostenibilità e/o offrono beni e servizi con un impatto concreto sui singoli SDGs. Per contribuire positivamente agli SDGs è possibile investire sia in titoli diretti (azioni, obbligazioni) che in fondi. Ad esempio, un’azienda che si occupa di energia rinnovabile contribuirà positivamente agli SDGs numero 7 (“Energia Pulita e Accessibile”) e 13 (“Lotta contro il cambiamento climatico”) ma anche all’SDG numero 3 (“Salute e Benessere”), per la correlazione tra salute e qualità dell’aria. Un investitore attento alle buone pratiche aziendali sulle pari opportunità e all’inclusione sociale potrà invece investire in strumenti finanziari che contribuiscono agli SDGs 5 (“Uguaglianza di Genere”) e 10 (“Riduzione delle disuguaglianze”). L’investitore privato può scegliere dunque a quale SDG vuole contribuire selezionando gli strumenti più adatti.

Il supporto prezioso ai professionisti

Questo ci dimostra come gli SDGs siano in grado di offrire un supporto importantissimo nel dialogo con il cliente, al fine di individuare i temi d’investimento che più si avvicinano ai valori individuali e raggiungere così allo stesso tempo obiettivi finanziari ed extra-finanziari. Grazie alla loro praticità, ci aiutano a definire in modo più dettagliato gli obiettivi e riportare meglio i risultati. Peraltro, data la molteplicità e trasversalità degli SDGs, è possibile costruire portafogli completamente allineati alle tradizionali logiche finanziarie e che allo stesso tempo puntano al raggiungimento di uno o più SDGs in modo concreto.

A dimostrazione di questo, basti analizzare gli indici ESG e SRI sui principali mercati, rispetto agli stessi indici tradizionali per constatare oggettivamente che gli investimenti sostenibili non solo tengono il passo ma spesso producono anche rendimenti migliori, soprattutto se aggiustati per il rischio.