Gli investimenti alternativi
Il mercato degli investimenti alternativi è stato considerato per molto tempo poco regolamentato, complesso, ad alto rischio e poco trasparente.
A seguito della crisi finanziaria globale le spinte a favore di una specifica regolamentazione hanno portato alla direttiva 2011/61/UE, (Alternative Investment Fund Managers Directive o Aifmd). A seguito della recente consultazione indetta dalla Commissione Europea, l’ Aifmd verrà sottoposta a revisione, al fine di migliorare e chiarirne la disciplina.
Sono parte degli investimenti alternativi tutte quelle asset class che differiscono dai tradizionali strumenti di investimento secondo il grado di liquidità, complessità, regolamentazione e gestione: rientrano in questa categoria gli hedge fund, i fondi di private equity e venture capital e gli investimenti immobiliari.
Perché considerare gli investimenti alternativi
Gli investimenti alternativi hanno una bassa correlazione con i mercati, perciò sono meno sensibili al rischio sistematico e forniscono una buona opportunità di diversificazione: laddove gli asset tradizionali risentano nel lungo termine di andamenti poco performanti, gli strumenti alternativi consentono di mantenere l’efficienza degli investimenti.
Questa asset class beneficia inoltre dei vantaggi legati alla gestione attiva, necessaria proprio in virtù della loro complessità e del bisogno di ridefinizione strategica al fine di migliorare il rendimento.
Quali aspetti valutare nella proposta degli investimenti alternativi
E’ bene che il consulente accompagni il cliente nel percorso di conoscenza e consapevolezza rispetto gli investimenti alternativi. E’ necessario diventino parte di una strategia di investimento di lungo respiro e non siano scelte meramente legate a recenti mode. Il consulente deve preparare il cliente ad affrontare l’investimento nel modo giusto, spiegandogli il prodotto nel modo più completo.
Gli investimenti alternativi illiquidi vincolano il capitale in un arco temporale importante: valutare l’anzianità dell’interlocutore, informarlo delle conseguenze ed indisponibilità nel caso di successioni del patrimonio è necessario. E’ inoltre opportuno avvisare gli eventuali eredi, prestando attenzione anche alla situazione famigliare (famiglia allargata? Figli da più matrimoni?) per evitare situazioni di ambiguità legate al patrimonio.
Poichè gli investimenti alternativi rappresentano una buona fonte di diversificazione, è bene considerarli nel totale del portafoglio del cliente, ma è consigliabile includerli fino ad un massimo del 10-15% sul totale.
Il profilo dell’investitore ideale
Durante la puntata sull’economia reale dedicata agli investimenti alternativi Alex Ricchebuono ha tracciato le caratteristiche del cliente ideale definendolo un investitore paziente: deve riconoscere il meccanismo dell’investimento e comprendere i tempi necessari per il verificarsi dei rendimenti.
Si tratta di una persona con adeguate disponibilità da investire nel medio -lungo periodo: dopo il conferimento del denaro è prevista la restituzione solo a determinate scadenze; la quota di commitment viene lasciata a disposizione del gestore perché la impieghi di volta in volta nel tempo.
L’investitore tipo ha una buona consapevolezza finanziaria e conoscenza del meccanismo di investimento e dei suoi rischi; è meglio sia accompagnato da un consulente perchè ci sono aspetti complessi negli investimenti alternativi che vanno compresi fino in fondo.
Le imprese che beneficiano dei capitali alternativi
I target di private equity per eccellenza sono le imprese che contano tra i 10 e 250 addetti: in totale in Italia sono 132.000 con fatturati tra i 2 e 50 milioni: cifre ancora basse se comparate a livello internazionale.
In genere entrano in questo circuito di finanziamento le aziende in grado di accettare capitali esterni per migliorare il loro processo produttivo, ma anche quelle orientate all’internazionalizzazione e all’innovazione del prodotto.
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