Il Bel Paese e la strada da fare
L’Italia resta indietro nella capacità di resilienza e di ripresa dell’economia. È quanto emerge dal rapporto sulla competitività del World Economic Forum “Global Competitiveness Report” in cui si rileva che per quanto “la maggior parte dei Paesi non sia ancora pronta per la trasformazione, l’Italia è in ritardo in 9 delle 11 priorità identificate.
I migliori e i peggiori
Le undici priorità identificate sono state raggruppate in quattro categorie principali: l’ambiente favorevole, il capitale umano, i mercati e l’innovazione. Tra le economie meglio preparate ci sono Svezia, Finlandia Olanda, Nuova Zelanda, Svizzera mentre l’Italia resta in coda fra i maggiori Paesi industrializzati con un punteggio di appena 51,9 su 100. Restando in Europa, la Germania ottiene un giudizio pari a 62,9, la Francia a 62,7 e anche Spagna e Portogallo si piazzano meglio attestandosi rispettivamente su 56,5 e 56,1.
Il senso della ricerca
La ricerca, dunque, riporta al centro l’importanza degli investimenti (su tutti, il Recovery fund) per migliorare la competitività del Bel Paese. I due aspetti in cui l’Italia è relativamente meglio preparata sono la disponibilità al quadro della concorrenza e agli incentivi a dirigere le risorse finanziarie verso investimenti e inclusione a lungo termine”. A fronte dell’eccezionalità della crisi attuale innescata dalla pandemia, quest’anno il WEF “ha sospeso” le classifiche tradizionali sul grado di competitività dei Paesi “per delineare le priorità per la ripresa e il rilancio e fornire una valutazione di come i Paesi sono pronti per una trasformazione economica verso sistemi che combinano produttività, capitale umano e ambiente”.
Tra digitale e sicurezza sociale
Nel report viene evidenziato che Paesi con economie digitali avanzate, robuste reti di sicurezza sociale e solidi sistemi sanitari hanno gestito la pandemia in modo più efficace anche se nessuno è rimasto indenne all’impatto del Covid. Tra le principali fragilità e carenze riscontrate in Italia vengono individuati investimenti in ricerca e sviluppo e in innovazione, ma anche formazione, inclusione e regime fiscale che dovrebbe diventare “più progressivo”.
L’invito rivolto ai politici
“Il Wef ha incoraggiato a lungo i responsabili politici ad allargare la loro attenzione oltre la crescita a breve termine – commenta il presidente Klaus Schwab – Questo rapporto chiarisce le priorità per rendere le economie più produttive, sostenibili e inclusive quando si esce dalla crisi. La posta in gioco per trasformare i nostri sistemi economici non potrebbe essere più alta”.