John Maynard Keynes, nato a Cambridge il 5 giugno 1883, primo Barone Keynes di Tilton è stato un economista britannico, padre della macroeconomia e considerato uno dei più grandi economisti del XX secolo.
I suoi contributi alla teoria economica hanno dato origine a quella che è stata definita "rivoluzione keynesiana". In contrasto con la teoria economica neoclassica, ha sostenuto la necessità dell’intervento pubblico nell’economia con misure di politica fiscale e monetaria, qualora una insufficiente domanda aggregata non riesca a garantire la piena occupazione.
Le sue idee sono state sviluppate e formalizzate nel dopoguerra dagli economisti della scuola keynesiana. A quest’ultima viene spesso contrapposta la scuola monetarista, che si originò nel dopoguerra dalle teorie di Milton Friedman.
Figlio dell’economista di Cambridge John Neville Keynes e della scrittrice attivista per i diritti civili Florence Ada Brown, John Maynard Keynes frequenta l’elitaria scuola di Eton, distinguendosi in ogni ambito dei suoi inusitatamente vasti interessi. Viene in seguito ammesso al King’s College, presso l’Università di Cambridge, al corso di matematica; il suo interesse per la politica lo conduce però presto a passare al campo dell’economia che studia, sempre a Cambridge, sotto la guida di Alfred Marshall e Arthur Cecil Pigou.
In cerca di una fonte di reddito, Keynes pospone la scrittura della tesi a Cambridge e partecipa al concorso per l’ammissione al civil service, qualificandosi secondo. Paradossalmente, consegue la votazione peggiore nella sezione dell’esame dedicata all’economia; a ciò commenterà in seguito che "gli esaminatori presumibilmente ne sapevano meno di me". Keynes accetta dunque un posto presso l’India Office, i cui impegni sono di entità tanto modesta che – affermò in seguito – il suo tempo si divide tra la lettura dei giornali e la corrispondenza privata.
Nello stesso periodo lavora alla stesura della tesi per l’università. Questa non sarà accettata, con la conseguenza che la fellowship vitalizia per Cambridge che normalmente ne deriverebbe non gli è assicurata. Accetta comunque un posto di lettore, finanziato personalmente da Alfred Marshall; da tale posizione comincia a costruire la propria reputazione di economista.
Dal 1912 è direttore dell’Economic Journal, la principale rivista accademica economica dell’epoca. Secondo una serie di aneddoti riportati da Gans e Shepherd (1994), diversi economisti che avrebbero in seguito acquisito una considerevole fama si vedono rifiutare la pubblicazione, apparentemente a causa di una valutazione troppo frettolosa dei loro contributi da parte di Keynes.
È presto assegnato alla Royal Commission on Indian Currency and Finance, una posizione che gli consente di mostrare il suo considerevole talento nell’applicare la teoria economica a problemi di ordine pratico. La sua provata abilità in tal senso, con particolare riferimento alle questioni riguardanti le valute e il credito, gli consente di diventare, alla vigilia della Prima guerra mondiale, consigliere del Cancelliere dello Scacchiere e del Ministero del Tesoro per le questioni economiche e finanziarie. Tra le sue responsabilità rientra la definizione dei rapporti di credito tra la Gran Bretagna e i suoi alleati continentali durante la guerra, nonché l’acquisizione di valute rare. Il "polso e la maestria [di Keynes] divennero leggendari", nelle parole di Robert Lekachman; ad esempio in una circostanza Keynes riesce, con difficoltà, a mettere insieme un quantitativo di pesetas spagnole e a venderle tutte, con un effetto dirompente sul mercato: funziona, e le pesetas diventano meno scarse e costose. Questi successi gli fruttano un incarico che avrà un enorme impatto sullo sviluppo della sua vita e della sua carriera, quello di rappresentante economico del Tesoro alla Conferenza di pace di Versailles del 1919.
È in seguito a tale esperienza che pubblica Gli effetti economici della pace (The economic consequences of peace, 1919), nonché Per una revisione del Trattato (A revision of the Treaty, 1922), in cui sostiene che le pesanti riparazioni imposte alla Germania dai paesi vincitori avrebbero portato alla rovina l’economia tedesca a causa degli squilibri che le avrebbero apportato. Questa previsione viene confermata durante la repubblica di Weimar: solo una piccola parte delle riparazioni viene pagata ai vincitori. Nel tentativo di rispettare gli obblighi la Germania sviluppa una potenza industriale di tutto rispetto, destinata a contribuire al successivo riarmo. Inoltre l’iperinflazione del 1923 che pesa duramente sull’economia tedesca, causa un forte scontento che prepara la strada all’avvento del nazismo.
Nel 1920 pubblica il Treatise on Probability (Trattato sulla probabilità), contributo di notevole spessore per il sostegno filosofico e matematico alla teoria della probabilità. Con il Trattato sulla riforma monetaria (A tract on monetary reform, 1923) attacca le politiche deflazioniste britanniche degli anni venti, sostenendo l’obiettivo della stabilità dei prezzi interni e proponendo tassi di cambio flessibili. Nel Trattato sulla moneta (Treatise on money, 1930), in 2 volumi, sviluppa ulteriormente la sua teoria del ciclo del credito di stampo Wickselliano.
La sua opera principale è la Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta (The general theory of employment, interest and money, 1936), un volume che ha un notevole impatto sulla scienza economica, e costituisce il primo nucleo della moderna macroeconomia.
In esso Keynes pone le basi per la teoria basata sul concetto di domanda aggregata, spiegando le variazioni del livello complessivo delle attività economiche così come osservate durante la Grande depressione. Il reddito nazionale sarebbe dato dalla somma di consumi e investimenti; in uno stato di sotto-occupazione e capacità produttiva inutilizzata, sarebbe dunque possibile incrementare l’occupazione e il reddito soltanto passando tramite un aumento della spesa per consumi o con investimenti. L’ammontare complessivo di risparmio sarebbe inoltre determinato dal reddito nazionale.
Nella Teoria generale, Keynes afferma che sono giustificabili le politiche destinate a stimolare la domanda in periodi di disoccupazione, ad esempio tramite un incremento della spesa pubblica. Poiché Keynes non ha piena fiducia nella capacità del mercato lasciato a se stesso di esprimere una domanda di piena occupazione, ritiene necessario che in talune circostanze sia lo Stato a stimolare la domanda. Queste argomentazioni trovano conferma nei risultati della politica del New Deal, varata negli stessi anni dal presidente Roosevelt negli Stati Uniti. La teoria macroeconomica con alcuni perfezionamenti negli anni successivi giunge ad una serie di risultati di rilievo nelle politiche economiche attuali.
Nel 1942 Keynes, ormai celebre, ottiene il titolo di baronetto, diventando il primo Barone Keynes di Tilton.
Durante la Seconda guerra mondiale, Keynes sostiene con Come pagare per la guerra (How to pay for the war), che lo sforzo bellico dovrebbe essere finanziato con un maggiore livello di imposizione fiscale, piuttosto che con un bilancio negativo, per evitare spinte inflazioniste.
Con l’approssimarsi della vittoria alleata, Keynes è nel 1944 alla guida della delegazione inglese a Bretton Woods, negoziando l’accordo finanziario tra la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, nonché a capo della commissione per l’istituzione della Banca Mondiale.
Non riesce tuttavia a raggiungere i suoi obiettivi. Keynes sa che il sistema di cambi fissi stabilito dagli accordi può essere mantenuto nel tempo, in presenza di economie molto diverse quanto a tassi di crescita, inflazione e saldi finanziari, solo a patto di costringere gli Stati Uniti, destinati ad avere una bilancia commerciale e finanziaria positiva, a finanziare i paesi con saldi finanziari negativi. Ma incontra l’opposizione americana verso la predisposizione di fondi, che Keynes avrebbe voluto essere assai ingenti, destinati a tale scopo.
I fondi vengono predisposti ma sono, per volere americano e grazie all’azione del negoziatore statunitense Harry Dexter White, di dimensioni contenute. Risulteranno insufficienti a finanziare i saldi finanziari negativi dei paesi più deboli e a fronteggiare la speculazione sui cambi, che nel corso del tempo, e in particolare dopo che la crisi petrolifera degli anni settanta avrà riempito di dollari le casse dei paesi produttori di petrolio, diventa sempre più aggressiva.
Il sistema di Bretton Woods resisterà fino alla prima metà degli anni settanta, quando le pressioni sulle diverse monete causeranno la fine dei cambi fissi ed il passaggio ad un regime di cambi flessibili, ad opera del presidente americano Richard Nixon.
Tra le altre opere di Keynes, meritano di essere ricordate le raccolte Essays in biography e Essays in persuasion; nella prima, Keynes presenta ritratti di economisti e notabili; la seconda raccoglie alcune delle argomentazioni di Keynes volte a influenzare l’establishment politico ed economico negli anni della Grande depressione.
Keynes fu un investitore di successo , e riuscì a mettere insieme un ingente patrimonio, sebbene all’epoca del crollo di Wall Street fu quasi rovinato. Amava inoltre collezionare libri, e nel corso della sua vita collezionò e custodì numerosi lavori di Isaac Newton.
I brillanti risultati di Keynes come investitore sono testimoniati dai dati, disponibili pubblicamente, su un fondo che amministrò personalmente per conto del King’s College a Cambridge.
Tra il 1928 e il 1945, nonostante una caduta rovinosa durante la Crisi del 1929, il fondo amministrato da Keynes genera un rendimento medio del 13,2% annuo, contro il magro risultato del mercato britannico in generale, che negli stessi anni mostra un declino medio dello 0,5% annuo.
L’approccio generalmente adottato da Keynes nei suoi investimenti è stato riassunto brevemente come segue:
• Selezione di un numero ridotto di investimenti, con attenzione alla loro economicità in relazione al valore intrinseco effettivo probabile e potenziale, per un periodo di anni in futuro, e in rapporto a possibili investimenti alternativi;
• Mantenimento delle posizioni assunte nel tempo, anche per anni, finché esse non hanno mantenuto le loro promesse, o finché non è evidente che l’acquisto è stato un errore;
• Una posizione di investimento bilanciata: assumere, ossia, una varietà di rischi, nonostante le singole posizioni possano anche essere rilevanti, e possibilmente rischi contrapposti (ad esempio, detenere una posizione nell’oro e nelle azioni, dal momento che i corsi delle due attività possono tendere a muoversi in direzioni opposte, compensandosi, in caso di fluttuazioni del mercato).
Keynes sostiene che "È un errore pensare di limitare il rischio spalmandolo su diverse attività, delle quali si conosce poco, e nelle quali non si ha motivo di riporre alcuna fiducia… La conoscenza e l’esperienza personali sono limitate, e raramente ci sono più di due o tre imprese, in ogni istante di tempo, cui darei piena fiducia".
Morì di infarto, probabilmente a causa delle tensioni accumulate lavorando nell’ambito delle istituzioni finanziarie internazionali nel secondo dopoguerra.