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John Stuart Mill

John Stuart Mill è stato un filosofo ed economista britannico.
Figlio dello storico e filosofo scozzese James Mill, amico e seguace di Jeremy Bentham e amico di David Ricardo e Jean-Baptiste Say, fu istruito dal padre in modo molto rigoroso con l’obiettivo esplicito di creare un genio intellettuale dedito alla causa dell’utilitarismo.

Mill fu in effetti un bambino estremamente precoce: fin dai tre anni esposto a matematica e storia, a dieci anni leggeva correntemente i classici greci e latini in lingua originale, a tredici studiò Adam Smith e David Ricardo, fondatori della nuova scienza dell’economia politica. A quattordici anni risiedette per un anno in Francia, apprezzando in pari misura le montagne, lo stile di vita, gli studi a Montpellier e l’ospitalità parigina di Say.

A vent’anni le fatiche fisiche e mentali dello studio lo fecero entrare in depressione, da cui presto guarì. Rifiutò di studiare alle Università di Oxford e Cambridge per non sottomettersi al requisito di venire ordinato nella chiesa anglicana. Seguì invece il padre nell’accettare un impiego nella British East India Company, che tenne fino al 1858. Nel 1858 morì la moglie Harriet Taylor, che aveva sposato nel 1851 dopo una relazione di ventun anni, dopo che ella rimase vedova, la quale influì molto sulle idee di Mill riguardo ai diritti delle donne (On Liberty, The Subjection of Women).

Tra il 1865 e il 1868 fu rettore della University of St. Andrews, l’università storica della Scozia, e al tempo stesso deputato liberale al Parlamento per il collegio londinese di City e Westminster, proponendo il diritto di voto alle donne, il sistema elettorale proporzionale e la legalizzazione dei sindacati e delle cooperative (Considerations on Representative Government). In quegli anni fu anche padrino di Bertrand Russell.

Come filosofo, aderì all’utilitarismo, teoria etica sviluppata da Jeremy Bentham, ma da cui J.S. Mill differì in senso più liberale e meno fedele al consequenzialismo.
Definito da molti come un liberale classico, la sua collocazione in questa tradizione economica è controversa per il discostarsi di alcune sue posizioni dalla dottrina classica favorevole al libero mercato.

J. S. Mill infatti, riteneva che solo le leggi di produzione fossero leggi naturali, e quindi immutabili, mentre considerava le leggi di distribuzione come una fenomenologia etico – politica, determinate da ragioni sociali e, quindi, modificabili. Di conseguenza, è favorevole alle imposte, quando giustificate da argomenti utilitaristi. Inoltre Stuart Mill ammette un uso strumentale del protezionismo, quando questo sia funzionale a consentire ad una "industria bambina" di svilupparsi fino al punto da poter competere con le industrie estere, momento in cui le protezioni vanno rimosse.

L’opera più importante della produzione milliana sono senza dubbio i Principi di economia politica. Il testo racchiude in sé gran parte del pensiero liberale dell’autore, presentandoci la dottrina politico-sociale in tutta la sua complessità.

Nel tentativo di riassumere il suo pensiero è utile riproporre la metafora che egli spesso usa nei suoi scritti: l’autore paragona la società ad un mulino ad acqua. Per capire il funzionamento del mulino, è necessario tener presente due elementi:

•    Primo, occorre che ci sia una forza naturale, l’acqua che scorre, capace di produrre l’energia necessaria al funzionamento della macchina. Questa energia,che non può essere creata dall’uomo, non è controllabile e risponde a leggi naturali completamente avulse dalle regole dell’etica.

•    Secondo, è necessario creare un meccanismo capace di sfruttare la forza della natura per trasformarla in ricchezza. Il meccanismo deve essere creato tenendo conto delle conoscenze umane e delle regole che ordinano il vivere civile.