A proposito di tasse. A distanza di qualche giorno dal Rapporto dell’Unione europea sugli italiani «un po’ più poveri» a causa della pressione fiscale, il rapporto “Gli immobili in Italia”, a cura del Dipartimento delle Finanze e dell’Agenzia del Territorio, evidenzia come il gettito delle tasse sugli immobili abbia portato nelle casse dello Stato un gettito di 41 miliardi di euro di cui, circa la metà, derivante appunto da imposte di natura patrimoniale quali Imu e Ici.
Andando nel dettaglio, su 41,18 miliardi di gettito totale derivante dalle tasse sugli immobili nel 2012, poco più di 20 miliardi sono riconducibili all’Imu, mentre un quarto circa è riferibile a imposte indirette sugli atti di trasferimento od operazioni connesse.
Nel 2010, invece, circa il 28% del gettito complessivo derivava dall’Ici. Facendo un passo indietro rileviamo come, nel 2008 il Governo aveva esentato i cittadini dal pagamento dell’imposta sull’abitazione principale e il gettito era passato, di conseguenza, a 9,2 miliardi di euro. Nel 2012, il Governo tecnico, a fronte delle gravi difficoltà delle amministrazioni locali, aveva reintrodotto l’imposta con l’Imu, perciò il 49% del prelievo è riconducibile alla nuova imposta sugli immobili. Contemporaneamente si è ridotta l’incidenza dell’Irpef sul prelievo immobiliare complessivo, per effetto della progressiva sottrazione di imponibile seguito all’introduzione dell’Imu e della cedolare secca.
Dobbiamo rilevare che in Italia il prelievo sul patrimonio ammonta all’1,7% del Pil. Un valore che si posiziona a metà nella classifica dei paesi europei che vede la più bassa incidenza della tassazione in Estonia (0,4% del Pil) e la più alta nel Regno Unito (4,3% del Pil). Spagna, Danimarca, Belgio, Francia sono caratterizzati, nel 2010, da un rapporto tra prelievo sul patrimonio e Pil superiore a quello italiano mentre la Germania e la Svezia mostrano valori inferiore all’1%.
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