Mentre l’Ania, l’associazione che riunisce le compagni di assicurazione italiane, parla di crescita fisiologica nel 2009 il ramo vita hanno visto un vero e proprio boom crescendo del 52,10% e arrivando a quota 63,3 miliardi. La raccolta è stata brillante soprattutto nella seconda metà dell’anno. Nel solo mese di dicembre il saldo è stato di 6,5 miliardi.
Questa crescita, a differenza che la raccolta per i fondi comuni che ha visto le sgr straniere raccogliere più del 50% degli investimenti degli italiani, ha visto protagoniste soprattutto le compagnie italiane che hanno visto una crescita della produzione nel ramo vita del 67,6%, mentre le compagnie estere hanno addirittura segnato un calo del 33,11%.
Questo vero è proprio boom del ramo vita è stato trainato decisamente dai prodotti tradizionali, le polizze rivalutabili con capitale garantito (che investono in gestioni interne separate), che hanno raccolto, da sole, oltre 51 miliardi, con un incremento del 163,7% rispetto all’anno precedente. Anche il confronto su base mensile è sicuramente significativo in quanto ai 4.250 milioni di euro versati in media nel 2009 occorre confrontare i “soli” 1.250 milioni mensili del 2008 (anno comunque di crisi).
Stranamente, quelli che erano prodotti di punta fino ad un anno fa, ovvero le assicurazioni con un maggiore contenuto finanziario, come le unit liked e le index linked hanno improvvisamente suscitato la diffidenza degli investitori proprio ora che una riforma Isvap sulle index linked le rende dei prodotti realmente sicuri in quanto, in caso di insolvenza della banca che investe il sottostante (la Lehman brothers di turno piuttosto che le banche islandesi) sarà la compagnia assicurativa a garantire (questa volta realmente) il capitale a scadenza a ll’investitore.
Ulteriore considerazione da farsi riguarda il canale principe della raccolta che vede al primo posto, con un +65,9% gli sportelli delle banche e della Posta, che complessivamente nel 2009 hanno raccolto nuovi premi vita per 40,7 miliardi, seguito dai promotori finanziari, con premi per oltre 10 miliardi, il 252% in più che nel 2008. Più lente le reti delle compagnie: per loro la crescita è stata appena del 6%, e la raccolta non è andata oltre i 6,6 miliardi.
Ora, tirando le conclusioni, mi sembra quantomeno particolare che 1) l’interesse degli italiani si rivolga solo a compagnie di diritto italiano spesso facenti parte di gruppi finanziari, 2) che gli italiani si accorgano tardi (nel 2008 non era ancora così) del bisogno di sicurezza (e ci può anche stare) ma si rivolgano, per questo agli intermediari bancari e non a quelli assicurativi, 3) che le tanto “amate” index di un anno e mezzo fa, ora che sono davvero garantite, non piacciano più, 4) che si decida di investire in gestioni interne separate , che notoriamente investono in obbligazioni di Stato, proprio ora che le il tasso della BCE è inchiodato all’ 1% quando, notoriamente, il guadagno in conto capitale si ha solo con la riduzione dei tassi di mercato.
Non sarà perchè (finalmente) gli intermediari si sono accorti delle importanti tutele che con la Mifid occorre riconoscere al cliente e l’unico “investimento” che rimane fuori dal controllo di questa normativa sono proprio le polizze rivalutabili di ramo primo?… Mah…