Come ampiamente previsto è arrivato il temuto “botto” finanziario, che ha portato all’acutizzarsi della crisi già in atto. Dopo l’affossamento del dollaro ed il salvataggio della banca di investimento americana Bear Stearns dovuta, all’apertura di credito effettuata dalla Fed di New York e la JP Morgan, è arrivato il crollo di Carlyle Capital. Tutto questo dimostra come l’immissione, operata nei mesi scorsi, di 200 miliardi di dollari nei mercati per tamponare la crisi non abbia sortito l’effetto sperato. Difatti il crollo del dollaro, il caro petrolio e la crisi di un numero crescente di hedge fund dimostra come gli sforzi di politica monetaria effettuati dalla Federal Riserve siano stati vani. L’acutizzarsi della crisi è da ravvedere anche nella implosione di quegli hedge fund e degli altri veicoli di investimento, che nel tempo hanno fatto un uso smodato dello strumento della leva (vale a dire del credito) per aumentare il loro impatto sul mercato. Inoltre le banche di investimento, già schiacciate dal peso di perdite miliardarie, cercano di ridurre la loro esposizione al rischio. Questo è proprio il motivo principale del collasso del fondo Carlyle Capital. Ma cerchiamo di fare chiarezza. La Carlyle Capital Group è una azienda privata fondata nel 1987 da William E. Conway Jr., Daniel A. D’Aniello e da David M. Rubenstein. Il gruppo risulta essere una delle più importanti firme del private equity mondiali, arrivando a gestire ben 30,9 miliardi di dollari divisi in 32 fondi i quali operano in diversi settori finanziari: Buyout, Leverage Finance, Venture Capital e Real Estate.
Il loro presidente è il noto Louis V. Gerstner Jr. (ex presidente IBM), nonché una delle 100 persone più influenti al mondo secondo la nota rivista americana Forbes. Attualmente la Carlyle Group vanta 750 dipendenti impiegati nei vari settori di interesse del gruppo: Aerospazio, Difesa, Energia, Telecomunicazioni, Bio-Medicale e Immobiliare. In Italia il gruppo detiene il 70% dell’italiana Avio ( Azienda aerospaziale italiana) e fino al 2004 ha avuto in mano il Gruppo Riello.Attualmente possiede due immobili commerciali in Via della Chiusa a Milano e due edifici al civico 184 di Gallarate (Milano). Questa in breve è la storia del Carlyle Group e da quanto detto si può capire come il collasso appena raggiunto rappresenti, proprio per l’importanza che riveste l’azienda, più che un semplice segnale di pericolo, un vero e proprio allarme rosso. Cerchiamo allora di analizzare in maniera chiara lo svolgimento dei fatti. Il Carlyle Group è insediato legalmente nell’isola di Giarnsey ( uno dei più noti paradisi fiscali al mondo) ed ha fatto il suo esordio sulla scena europea, nello scorso Luglio alla borsa di Amsterdam con una quotazione pari a 20 euro per azione. Il Carlyle Group, ad oggi, risulta avere 74,9 miliardi di asset in gestione, ma ciò nonostante non è riuscito a frenare il tracollo. Difatti il fondo Carlyle Capital, che sta portando alla rovina il gruppo, è stato fondato nel 2006 con una liquidità iniziale di 650 milioni di dollari ma, a Dicembre 2007, grazie a dei finanziamenti effettuati da 12 banche differenti tra cui Citygroup (una delle piu importanti banche mondiali), ha ottenuto un cash di 22 miliardi di dollari. Dinnanzi però alla richiesta di qualche giorno fa delle banche di rientrare per 500 milioni di dollari il Carlyle Group si è arreso a fronte di un default che, già mercoledì 12 Marzo, era di 16,6 miliardi di dollari.
Questa situazione ha peggiorato di molto anche la posizione di una delle banche di investimento più importanti del mondo, la Bear Stearns, che per evitare il fallimento deve ringraziare il tempestivo intervento delle Federal Riserve e della JP. Morgan. A tutto questo va aggiunta la continua implosione di quegli hedge fund che, per aumentare le loro performance, hanno utilizzato in modo scriteriato lo strumento della leva. A coronamento di quanto detto il 13 Marzo le Borse europee hanno toccato il fondo: l’ Ftse 100 britannico e il Dax tedesco hanno perso l’1,53% male anche il Cac francese che ha perso l’ 1,4% mentre è andata malissimo a Milano dove l’ S&P Mib ha perso l’1,66%. Tutti questi numeri hanno allarmato non solo il Vecchio Continente, schiacciato ormai da una crisi che sembra di difficile soluzione, ma anche e soprattutto gli Stati Uniti che, tramite il Segretario del Tesoro Henry Paulso ha sollecitato le istituzioni finanziarie a sollevare i propri bilanci attraverso la raccolta di capitali per continuare ad offrire prestiti affinché la crescita economica riprenda. Il Segretario ha inoltre richiesto un intervento globale per far si che vengano predisposti dei criteri nazionali per i broker impegnati nei mutui, cosicché si possa conferire più sicurezza ad un settore che ha iniziato la crisi attuale. L’analisi fin qui compiuta pone l’accento sul fatto che il default del fondo di Carlyle Group non resterà un caso isolato, ma anzi sia solo l’inizio di un periodo nero. Ciò che allarma di più, oltre alla forza economica che il gruppo rappresenta, risulta essere l’importanza “politica” che riveste il gruppo il quale è appoggiato da importanti uomini politici. Anche in Italia gode di importanti appoggi come il Sindaco di Milano Letizia Moratti e l’imprenditore Marco De Benedetti solo per citarne alcuni. L’unico aspetto che rende fiduciosi è la possibilità che la situazione così ingarbugliata e difficile possa, ancora una volta, essere risollevata dal mercato asiatico (come il fondo di Singapore), anche se è troppo presto per dirlo. Concludiamo con una simpatica coincidenza: ritorna alla ribalta la banca Bear Stearns la quale, nell’Agosto scorso, ha dato inizio alla crisi dei mutui subprime. Come dire, “se il buongiorno si vede dal mattino…”