Le crisi finanziarie, come quella attuale, rappresentano manifestazioni di profonda fragilità di un sistema economico-finanziario. Ed oggi in un contesto di globalizzazione il sistema economico – finanziario in questione è rappresentato dal mondo intero. Le crisi finanziarie, come le intendiamo oggi, hanno interessato l’economia capitalistica fin dagli albori della sua genesi.
In questo articolo si vuole fornire al lettore un sunto dei diversi approcci legati alle crisi finanziarie, cercando di spiegare in maniera semplice i tratti salienti delle teorie alla base delle crisi finanziarie.
Lungi da me inoltrarmi in tediose dissertazioni teoriche e poco pragmatiche su approcci alquanto laboriosi e fantasiosi, ma la mia speranza è riposta nella attenzione che ogni lettore possa trarre validi e significativi spunti su tematiche di attualità.
Partendo dal presupposto, che non è detto che gli avvenimenti passati ricompaiono nella stessa modalità e intensità in futuro vicino o lontano, è anche lecito affermare che non si può comprendere appieno il presente se non si
conoscono le dinamiche delle crisi finanziarie passate. Se si vuole esprimere il concetto sopraesposto con una metafora è come se un bambino cominciasse subito a pedalare sulla bicicletta piuttosto che imparare prima a camminare.
La comprensione delle dinamiche delle crisi porta il lettore ad avere una maggiore consapevolezza sugli avvenimenti che stanno in questo periodo determinando alterazioni sia sull’economia globale sia sui mercati finanziari mondiali.
In linea generale si può affermare che alla base delle crisi finanziarie si rileva un’ondata di ottimismo, riscontrabile in ogni ambito del sistema economico-finanziario, originata da un’evoluzione favorevole dell’economia reale. L’ottimismo o meglio le aspettative positive legate ad un futuro migliore contribuiscono ad una sottovalutazione del rischio, ad una facile apertura verso il credito sia da parte delle istituzioni creditizie sia da parte degli investitori, a dei rialzi fuori della norma dei prezzi delle attività e dai sovrainvestimenti in capitale fisico. Fattori come la liberalizzazione economica, la scoperta di nuove risorse o lo sviluppo di nuove tecnologie spingono l’economia ad una forte crescita ed ad un ottimismo dilagante.
Basta pensare che nel periodo di forte crescita economica si può riscontrare un allentamento da parte degli intermediari finanziari degli standard creditizi come ad esempio l’applicazione di clausole cautelative e requisiti di garanzia meno stringenti. Inoltre generalmente nei periodi di espansione e di euforia si ha la sensazione di essere stati proiettati in una nuova era, dove il futuro diventa meno incerto e i sogni più vicini.
Ma nel momento in cui le aspettative diventano più realistiche, perché in qualche modo la storia torna a ripresentarsi con guerre, inflazione, recessione, disoccupazione e soprattutto con speculazione, si rende necessario rimuovere le disarmonie accumulate nella fase di espansione, e tutto ciò può determinare rilevanti alterazioni sia nel sistema finanziario sia nell’economia reale.
La propensione degli investitori, imprenditori e degli stessi intermediari finanziari a privilegiare un ottimismo esagerato durante la fase boom, può trovare spiegazione nella teoria delle distorsioni cognitive.
Infatti quando gli individui devono attribuire ai possibili esiti di una situazione un grado di rischio o di probabilità di accadimento, essi tendono a mostrare la cosiddetta ”miopia per le catastrofi”, cioè danno un peso poco rilevante a eventi rischiosi con bassa probabilità.
Vi è inoltre una tendenza dei singoli a ridurre la cosiddetta “dissonanza cognitiva”, per cui l’informazione è normalmente interpretata in maniera da confermare le convinzioni preesistenti.
Nel corso di una crisi finanziaria si possono presentare generalmente queste fasi:
• Un mutamento nel settore economico di dimensioni tali da generare un cambiamento nelle aspettative;
• La paura di insolvenze da parte di alcune istituzioni finanziarie;
• Una tendenza generalizzata a convertire attività reali e titoli poco liquidi in moneta;
• Concreti segni di insolvenza da parte di alcune banche commerciali ed altre istituzioni finanziarie, quando il valore dell’attivo di bilancio si riduce a seguito della caduta del corso dei titoli;
• Il verificarsi di corse al ritiro dei depositi, inizialmente concentrate soprattutto nei confronti di quelle banche ritenute più concretamente esposte al rischio di insolvenze. Da tali ritiri si può generare una psicosi collettiva che, facendo aumentare la paura di perdite sui depositi, conduce ad un generale panico bancario;
• Una riduzione dell’offerta di moneta in conseguenza del panico bancario, sia attraverso la caduta del rapporto deposito/circolante da parte del pubblico che del rapporto deposito/riserve di liquidità da parte delle banche;
• Una recessione nell’attività economica ed un calo del livello dei prezzi a seguito della caduta dell’offerta di moneta e della sua velocità di circolazione;
• Un declino nei profitti e nella ricchezza, seguito da una crescita dei fallimenti;
• Una crisi generalizzata dei debitori prodotta dal declino dei prezzi dei titoli e dalla ulteriore caduta dei prezzi.