Il bisogno di consulenza, nell’accezione più ampia del termine, vede la sua nascita agli albori dei tempi: i suoi caratteri distintivi sono l’esistenza di un differente livello di conoscenza e la possibilità, attraverso un qualunque mezzo di comunicazione, di trasmettere un livello d’informazioni tale da poter colmare questo vuoto conoscitivo. L’evoluzione del servizio e la raffinazione del processo all’interno di un mondo che nell’ultimo secolo ha dovuto constatare il passaggio di testimone dal bene materiale a quello immateriale, ci portano a chiamare generalmente il primo carattere distintivo con il nome d’asimmetria informativa e il secondo con quello di fornitura di un servizio consulenziale.
La realtà consulenziale è quindi da sempre estremamente eterogenea.
Date le sue caratteristiche, si è sviluppata in maniera trasversale all’evoluzione economica e culturale, in parte cercando di adattarsi al mutare del tempo e in parte determinando e anticipando le nuove tendenze socio culturali del quadro evolutivo.
All’interno delle numerosissime branche dell’offerta di consulenza, quella finanziaria nasce e si sviluppa parallelamente alla diffusione di un sistema economico incentrato sulla proprietà privata, sul libero scambio e sull’esistenza di un sistema di pagamento efficiente e affidabile. Nel quindicesimo secolo tutto ciò esisteva già in Toscana e non risulta casuale né il notevole rifiorire culturale dell’epoca, né la nascita a Siena del primo istituto di credito al mondo, avvenuta all’incirca un ventennio prima della scoperta dell’America.
La consulenza finanziaria, così come viene intesa nel linguaggio moderno, raggiunge il suo stadio di maturità solo grazie ad un solido sistema finanziario basato sull’esistenza d’istituzioni ben definite, di strumenti e mercati finanziari.
L’esperienza anglosassone dimostra come l’esistenza di un simile contesto svolge una funzione propulsiva per il sistema economico nel suo complesso al punto tale che, visto lo sviluppo inarrestabile del processo di globalizzazione e la rapidità del movimento dei capitali, l’assenza o la diminuzione di fiducia nei confronti del sistema finanziario di un paese può essere l’elemento scatenante di una successiva crisi economica.
La consulenza d’investimento deve quindi trovare una sua sistemazione all’interno della consulenza finanziaria: essa è rivolta, da un lato, ai soggetti in surplus di risorse monetarie che incessantemente sono alla ricerca d’investimenti in grado di massimizzare il rendimento ottenibile e minimizzare al contempo il rischio assunto, dall’altro, ai soggetti in deficit che cercano adeguate forme di finanziamento. Sintetizzato in questi termini potrebbe sembrare che il compito della consulenza
d’investimento possa essere ricondotto esclusivamente all’applicazione dei principali teoremi dell’allocazione efficiente delle risorse finanziarie, mentre in realtà la sua trattazione non è per nulla esente da problemi di natura psicologica e d’ordine etico.
All’interno del sistema finanziario le unità in surplus di risorse monetarie sono principalmente le famiglie: esse presentano contestualmente anche il maggiore bisogno di consulenza d’investimento, considerata la loro naturale appartenenza all’anello più debole del sistema finanziario.