L’estrazione delle cryptovalute costa più di quella dei metalli reali: così si va indietro
L’insostenibile leggerezza dell’essere un bitcoin. Parafrasando il titolo del noto romanzo di Kundera, fotografiamo un problema reale: le cryptovalute richiedono un consumo energetico che va contro i principi della sostenibilità, verso cui si sta incanalando il mondo finanziario e più in generale tutto il pianeta. L’attività di mining richiede molta più energia di quanta ce ne voglia per estrarre i metalli reali: basti pensare che il consumo di elettricità supera quello dell’intera Danimarca.
La moneta digitale con la promessa del futuro ci riporta al passato: per estrarre un dollaro di bicoin servono circa 17 megajoule di energia contro i 4, 5 e 7 necessari rispettivamente per rame, oro e platino. A denunciare l’enorme consumo delle criptovalute sono i ricercatori dell’Oak Ridge Institute di Cincinnati, secondo i quali la quantità di energia richiesta per “estrarre” il valore di un dollaro di bitcoin è più del doppio di quella richiesta per estrarre lo stesso valore di rame, oro o platino. Un lavoro virtuale, quello che sostiene tali progetti, molto più simile all’estrazione mineraria reale di quanto si creda. Un altro parallelo interessante è quello con la Danimarca, Paese nordico che di energia ne utilizza parecchia per evidenti ragioni atmosferiche. Eppure, sorprendentemente, la nazione scandinava nel 2015 ha ha consumato 31,4 miliardi di chilowattora di elettricità. Un carico che il settore minerario di bitcoin è riuscito a bruciare dal 1° luglio ad oggi, in soli quattro mesi o giù di lì.
Tutto questo, e qui arriva il “bello”, andrebbe a impattare inevitabilmente sull’ambiente: secondo le ultime stime di uno studio appena pubblicato sulla rivista Nature Climate Change, i bitcoin potrebbero (da soli) causare un’innalzamento delle temperature globali di oltre 2 gradi entro il 2033. Un’eventualità che ci allontanerebbe dagli obiettivi dell’accordo di Parigi. Urge trovare una soluzione. Anche a patto di rivalutare la praticità, e il minor impatto, della cara vecchia moneta.