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Economia e Dintorni

L’inutile guerra di nervi tra economie occidentali ed economie emergenti.

La crisi economica ha colpito indistintamente i paesi occidentali quanti orientali e non ci possiamo  aspettare una rapida crescita dell’economia mondiale almeno nel breve medio termine.
 
GUERRE ED ECONOMIE
. I paesi industrializzati sono impegnati a risistemare i propri bilanci pubblici e privati e i mercati emergenti devono svincolarsi dalla domanda proveniente dai paesi industrializzati. Man mano che il processo di ripresa dalla crisi avanza, un elemento diventa sempre più evidente: La domanda aggregata globale sarà in futuro sempre più trainata dai miliardi di consumatori in Africa, Cina e India. Ma ci vorrà del tempo per fare partire questa domanda.
Se vogliamo rivolgerci a questi miliardi di nuovi compratori, dobbiamo ammettere che molti consumatori dei mercati emergenti hanno redditi molto più bassi dei consumatori dei paesi industrializzati e vivono in condizioni terribilmente differenti. I loro bisogni sono sostanzialmente diversi e, fino a poco tempo fa, sono stati ampiamente ignorati dai produttori di beni di consumo di tutto il mondo.

POLITICHE DELLA FED. Se da una parte la Fed spera che con l’alleggerimento quantitativo, i minori tassi d’interesse a lungo termine spingano al rialzo i prezzi degli assets, aumentando così la ricchezza delle famiglie e sostenendo i consumi, dall’altra i mercati emergenti sono preoccupati perché temono che la politica monetaria iper-aggressiva della Fed non otterrà l’effetto di rilanciare la domanda interna negli Stati Uniti, ma solo di spostare la domanda interna verso i prodotti americani e non verso le merci delle loro economie, simulando di conseguenza effetti paragonabili a quelli di un intervento diretto sul mercato dei cambi.
I paesi emergenti sono coscienti che ci vorrà tempo prima che la loro domanda interna riparta e non sono disposti a rischiare un crollo delle esportazioni verso gli Stati Uniti a causa di un rafforzamento troppo rapido delle loro valute rispetto al dollaro. Stanno quindi opponendo una forte resistenza all’apprezzamento valutario, intervenendo direttamente sul mercato dei cambi e introducendo controlli sui movimenti dei capitali.

GUERRE  MONETARIE. Nell’attuale guerra di nervi tra le autorità monetarie, chi cederà per primo? Noi pensiamo che piuttosto di perdere tempo litigando su chi abbia ragione e chi torto, sarebbe meglio che tutte le parti in causa cercassero di trovare un compromesso.  Gli Stati Uniti farebbero meglio ad abbandonare le attuali politiche monetarie aggressive concentrandosi sui problemi strutturali della loro economia, i paesi emergenti invece dovrebbero rispondere permettendo ai propri tassi di cambio di apprezzarsi decisamente in modo da promuovere la crescita della domanda interna. È forse troppo sperare che si raggiunga un compromesso tanto ragionevole?