Il presidente di Assofondipensione parla del progetto lanciato con CDP e di quanto gli illiquidi siano in linea con la logica di lungo periodo degli investimenti previdenziali
“Questa iniziativa è molto importante perché potrà sostenere lo sviluppo economico del Paese”, non usa giri di parole Giovanni Maggi, presidente di Assofondipensione, per sottolineare l’importanza del nuovo fondo di private capital lanciato con Cassa Depositi e Prestiti che farà confluire nell’economia dell’Italia l’enorme somma di un miliardo di euro. Di questo, ma non solo, ha parlato Maggi nell’intervista esclusiva rilasciata a MyAdvice.
Entro il 2020, con CDP, farete convergere 1 miliardo nell’economia reale grazie alla nascita di un fondo di private capital. Quanto può essere importante per il Paese un’iniziativa simile?
L’obiettivo è facilitare l’afflusso di investimenti verso l’economia nazionale attraverso i Fondi di Fondi gestiti da Fondo Italiano di Investimento SGR (FII), mobilitando risorse provenienti dai fondi pensione e da CDP.
Nonostante se ne discuta da tempo, sono ancora modeste le risorse che gli investitori istituzionali, tra cui i fondi pensione, destinano all’economia reale domestica, certamente non in linea con le esigenze di finanziamento delle nostre imprese e, più in generale, del nostro Paese.
Pertanto, questa iniziativa è molto importante perché potrà sostenere lo sviluppo economico domestico, consentendo di risolvere anche le attuali emergenze sociali, quali l’elevato tasso di disoccupazione, in particolare di quella giovanile, e il basso livello dei salari nonché di intercettare le sfide dell’invecchiamento che ci attendono.
Entrando un po’ più nel dettaglio, come sarà strutturato concretamente il progetto e quali obiettivi vi ponete con un’iniziativa così imponente?
Si tratta di un Progetto volto alla costituzione di una piattaforma per l’investimento dei fondi pensione negoziali in fondi di Private Equity, Private Debt e a impatto sociale, con l’obiettivo di favorire la diversificazione/decorrelazione del rischio di portafoglio, oltre che il ricordato sostegno all’economia. I fondi pensione aderiranno al progetto in piena autonomia e discrezionalità e CDP, in qualità di Istituto Nazionale di Promozione italiano e di investitore di lungo periodo, investirà al fianco dei fondi pensione negli strumenti finanziari gestiti da FII.
I fondi pensione attualmente gestiscono per conto dei loro aderenti oltre 180 miliardi di euro (oltre 56 nei negoziali) e rappresentano un importante bacino di risorse da poter mobilitare a favore degli investimenti in economia reale, cogliendo al contempo la possibilità di maggiori rendimenti per i loro iscritti.
Il progetto che state realizzando sottolinea quanto private debt, private equity e asset alternativi possano essere scelte di investimento qualificate. Allargando quindi la visione a livello strategico, qual è l’approccio di Assofondipensione al riguardo?
I fondi pensione interessati a partecipare all’iniziativa allo studio avranno la possibilità di investire con modalità “alternative” in fondi di fondi di private equity, di private debt e in altre asset class in corso di perfezionamento con una struttura appositamente dedicata e ideata con l’importante contributo di FII.
Gli investimenti “alternativi” sono, a tutti gli effetti, un asset class a sé stante e diversificata rispetto alle attività “tradizionali”, coerente con l’orizzonte temporale di lungo periodo dei fondi pensione e caratterizzata da una tendenziale stabilità e prevedibilità dei rendimenti prospettici sugli orizzonti medio lunghi.
A nostro avviso, l’investimento in strumenti alternativi che consentano anche di veicolare risorse al sistema Paese (private equity, fondi di debito, private credit, etc.) può rappresentare un’importante opportunità da cogliere. Gli investimenti a lungo termine infatti consentono di migliorare la capacità produttiva dell’economia in settori quali l’energia, le infrastrutture di trasporto e di comunicazione, nonché istruzione, ricerca e sviluppo.
La governance da parte degli investitori previdenziali potrà garantire un corretto approccio a tali investimenti che garantisca l’assenza di conflitti di interesse e la ricerca di quelle condizioni di prudenza e garanzia necessarie ad ogni investimento previdenziale.
Il tasso di adesione ai fondi pensione non è ancora soddisfacente in Italia: pensa che dovrebbero essere fatte delle iniziative particolari, anche di educazione finanziaria per incrementare tale dato?
In un’ottica strategica di sistema, a sostegno del Progetto con CDP, sarebbe utile, sin dalla prossima legge di Bilancio, introdurre meccanismi di incentivo fiscale agli investimenti e, al contempo, avviare un “semestre di adesione informata alla previdenza complementare” che coniughi lo strumento del silenzio assenso con una campagna informativa istituzionale, per un concreto rilancio delle adesioni.
A settembre del 2019, gli iscritti hanno superato gli 8 milioni, con un + 4% nei fondi negoziali, in larga parte spiegata dai meccanismi di adesione contrattuale previsti da dieci fondi soci.
Tuttavia, sebbene i dati siano incoraggianti, siamo in ritardo rispetto alla media dei Paesi Ocse.
Continuano, peraltro, a persistere marcate differenziazioni nelle adesioni, sia di carattere geografico che di genere.
In linea con gli anni precedenti anche a dicembre 2018 si registra una prevalenza di iscritti alla previdenza complementare di sesso maschile pari al 61,9% mentre la percentuale di aderenti under 34 è minima. E’ invece aumentato il numero di iscritti over 54, che con l’avvicinarsi della pensione sono maggiormente sensibili a tale argomento. La concentrazione maggiore di aderenti rimane però nelle classi di età centrali (34-54 anni), con l’età media degli iscritti alla previdenza complementare che è di 46 anni.
Da un punto di vista territoriale, la maggior diffusione si ha nell’Italia settentrionale, dove si registrano più della metà delle adesioni totali.
Per questa ragione, l’equilibrio del sistema pensionistico italiano si regge inevitabilmente su una ripresa del numero delle adesioni (e quindi di ripresa del lavoro), altrimenti la previdenza complementare non solo non cresce, ma è destinata a comprimersi e a vedere progressivamente compromessi i propri obiettivi.
Il mercato degli illiquidi, forse anche per lo scenario macroeconomico attuale, sta attraversando una fase abbastanza vivace. Come valutate questo trend?
Il cambio di passo sembra necessario per cercare di introdurre rendimenti in portafoglio, vista la politica dei tassi a zero delle banche centrali, fermo restando il rispetto delle attuali regole di diversificazione e controllo dei rischi nonché la finalità prudenziale dei fondi pensione rispetto all’investimento finanziario puro prettamente speculativo.
Oltre che a un più ampio ventaglio di asset class e strategie, è interessante che nei propri investimenti i fondi pensione negoziali siano sempre più attenti agli impatti sociali e ambientali. Il tema è molto importante e merita la massima attenzione, anche perché l’integrazione di criteri ESG nella gestione, fortemente richiesto dalla normativa IORP II, può essere insieme obiettivo e veicolo di ri-motivazione della relazione stessa fra iscritti e fondo pensione.