Cosa ne sanno e cosa pensano gli italiani del Metaverso?
Web 3.0, Metaverso, realtà immersive. La discussione sull’argomento ha preso piede all’indomani dell’annuncio di Mark Zuckerberg di trasformare il più famoso dei social media in una meta company. Da poco più di un anno, Facebook ha cambiato nome ed è diventato ufficialmente Meta.
Con l’obiettivo di studiare l’evoluzione di internet in questa nuova direzione immersiva, Ipsos, partner dell’Osservatorio Metaverso creato da Vincenzo Cosenza, ha condotto e pubblicato un’indagine sugli italiani ed il Metaverso.
Quanto effettivamente si conosce di questi nuovi strumenti digitali? Qual è la percezione e, in generale, l’interesse rispetto a quello che sarà l’internet del futuro? Quali sono le aspettative? Queste le domande a cui la ricerca ha fornito una prima risposta, delineando un quadro in cui emergono elementi inaspettati. Il sentiment degli italiani oscilla tra entusiasmo e scetticismo, tra fiducia e diffidenza.
La fotografia dell’ Osservatorio Metaverso
Lo studio ha permesso di confermare l’ipotesi che attualmente esiste nella popolazione italiana un diverso livello di alfabetizzazione al Metaverso e, in generale, alle realtà immersive. Dalla fotografia scattata, è stato possibile tracciare tre profili di utenti – cosiddetti Metapersonas – che si differenziano per conoscenza, utilizzo e attitudine verso il Metaverso. Si tratta degli Entusiasti conoscitori (31%), dei Neofiti ottimisti (49%) e degli Scettici intimoriti (40%).
Gli over 36 rappresentano la fascia più interessata al mondo virtuale e alle esperienze possibili. Dimostrando un atteggiamento più favorevole, emergono come i maggiori utilizzatori e conoscitori di Metaverso e mondi over internet. Inaspettatamente, gli under 25 sembrano invece sentirsi meno a loro agio, dichiarandosi più preoccupati rispetto al rischio di perdere il contatto con la vita reale.
Se l’ 81% degli intervistati ha sentito anche solo parlare del Metaverso, pur avendone una conoscenza scarsa, temi come blockchain, NFT e web 3.0 sono ancora piuttosto nuovi ed estranei ai più.
Per quanto riguarda l’esperienza del Metaverso, si registra ancora una certa diffidenza. Poca facilità di accesso, costo eccessivo dei device e un comprensibile scetticismo legato alla natura stessa della dimensione virtuale, rappresentano le principali barriere nell’utilizzo.
Rispetto alle attività oggi accessibili, la sfera della socialità rappresenta la dimensione esperienziale preponderante. Quasi la metà dei ZGenz, gioca e trascorre il tempo libero con gli amici. Se oltre il 70% degli intervistati dichiara di non aver visitato nessun mondo virtuale negli ultimi sei mesi, Minecraft e Fortnite sono in testa tra quelli esplorati, seppur con percentuali ancora poco significative. Proprio i gamers potrebbero essere i primi futuri utilizzatori del Metaverso.
Che cosa aspettarsi dal futuro?
I maggiori conoscitori del Metaverso non sono dunque i giovanissimi. Questo è il dato sorprendente emerso dall’indagine dell’Osservatorio Metaverso svolta in collaborazione con Ipsos. Sebbene gli italiani siano ancora piuttosto scettici rispetto all’uso di questa tecnologia, sia per i costi dei dispositivi che per lo scetticismo legato all’idea di un mondo virtuale, la fiducia in generale sta crescendo.
“Dalla ricerca emerge una generale curiosità per il tema e una predisposizione ad approfondire” ha spiegato Vincenzo Cosenza, esperto di social media e fautore del primo osservatorio sul Metaverso.
“Una prima mappatura di possibili target a cui le Aziende possono indirizzarsi per ragionare sulle opportunità e progettare attività volte ad incontrare i diversi bisogni e le aspirazioni uniche degli italiani rispetto al Metaverso” ha sottolineato Silvia Andreani, Client Officer Ipsos.
Ci sono ancora diverse barriere da superare – fisiche, culturali e mentali – perché i propositi e le promesse, dal sapore futuristico, diventino completamente fruibili. Il Metaverso sarà l’internet del futuro e i gestori delle più grandi aziende del settore tech ci stanno guidando in questa direzione, educandoci progressivamente al concetto di esperienza immersiva di internet, in grado di farci sperimentare la “presenza” attraverso i sensi, ricalcando quelli naturali tipici dell’interazione comunicativa umana?