Il Presidente Alessandro Profumo riparte dal Monte dei Paschi nella bufera. Finanziaria, politica e giudiziaria. Ci sono 2 miliardi da trovare entro un mese senza poterli chiedere al grande socio-Siena, ormai stremato.
Dopodichè, il ceo Viola e io ci prenderemo tutti i gradi di libertà necessari per gestire questa banca. Ai sindacati lo abbiamo detto subito. In questa chiave abbiamo fatto già un primo ricambio di manager (è di ieri la notizia delle dimissioni del vicedirettore generale Nicola Romito ndr). Quello che dobbiamo fare è molto chiaro e non ci sono pressioni di alcun tipo che possono farci cambiare linea». Il primo obiettivo è portare a casa, con cessioni e efficienze, il gap di capitale che manca secondo le regole dell’Eba: «Lo proveremo a fare in modo da evitare ad ogni costo un aumento di capitale, che sarebbe pesante per tutti gli azionisti, non solo per la Fondazione costretta a diluirsi. Detto questo, se resterà un gap da colmare, lo colmeremo». Dopo 15 anni passati a fare il “ceo”, gli è ben chiaro che tipo di presidente è venuto a fare qui a Siena: «Il mio ruolo deve essere proprio quello di rendere immune la banca dalle influenze esterne, della politica o di altro, che possono solo fare male. Mentre all’interno io devo garantire di essere un cda permanente, in modo che il ceo non venga sopraffatto dal senso di solitudine, che ben conosco, tipico di quel ruolo.
Vorrei alla fine poter dire che mi sarebbe piaciuto avere un presidente come me». Ma dal lato politico, non lo spaventa guidare la “banca rossa” per antonomasia? «La politica non entra nelle decisioni della banca. Non è mai successo a Unicredit – dice Profumo -, dove ho detto più no a governi di centrosinistra che di centrodestra, n´ succederà adesso”. E non sembra nemmeno preoccupato dall’altra etichetta, quella di banchiere in fila alle primarie del centro sinistra, che non considera inopportune: «Le rifarei perch´ il cittadino Profumo ha il dovere di partecipare alla selezione delle persone che potrebbero essere chiamate a governare. Poi ciascuno ha le sue idee: in economia io sono considerato di destra, nel sociale di sinistra. Credo in un Paese competitivo e solidale».