NON VENITE PIU’ A PARLARMI DI FREE RISK. NON ESISTE PIU’. ECCO IL PERCHE’
Oggi non c’è più scampo, non è possibile guadagnare senza correre qualche rischio. Questo vale per tutti, grandi e piccoli, e il controllo del rischio di portafoglio sarà uno dei temi fondamentali nel 2011.
RISCHIO ZERO: Anche perché in uno scenario di rendimenti ai minimi, basta un errore per giocarsi irrimediabilmente i gains di un anno. Dopo aver riflettuto e pensato insisto su un solo punto. Il free risk classico, quello che offre interessi bassi, rispetto al sistema dei tassi correnti, ma sicuri, non esiste più. «Anche i sistemi bancari e gli stati sono diventati rischiosi. Abbiamo visto cose mai viste, per esempio emissioni sovrane che pagano più di un corporate di buona qualità». Insomma, il rischio è diventato una componente ineludibile per la gestione dei portafogli. Anche i più conservativi. «Chi tiene tutto in liquidità, fra i miei clienti, perché non sa cosa fare, deve perlomeno suddividere la cifra fra più istituti, per maggiore sicurezza».
MANTENIMENTO DEL CAPITALE: Il semplice obiettivo del mantenimento del capitale (quindi senza la ricerca di plusvalenze, se non quelle necessarie per compensare l’inflazione), oggi è impossibile da perseguire a rischio zero. Ma, a maggior ragione, anche chi è pronto a esporsi maggiormente deve assumere alcune cautele. «Per esempio bilanciando le posizioni di portafoglio più critiche con altre molto più conservative, perché oggi è meglio evitare un’eccessiva esposizione di portafoglio sugli asset più rischiosi». Pesarli fra gli investimenti, d’altra parte, è l’unico modo per dare un minimo di spinta ai rendimenti.
PAESI EMERGENTI: Oggi, per esempio, molti gestori consigliano il possesso di carta finanziaria degli emergenti. «Già, ma bisogna avere molte competenze nel trattarla, perché il fai-da-te è pieno di rischi – puntualizzano molti gestori -. Quelli sono mercati con molte incognite, a rischio di bolle e di crisi politiche e sociali. Quindi, lo ripeto, l’investimento va fatto affidandosi a chi ha grandi competenze nel settore. E, giusto per dirla tutta, non penso neppure che i migliori gestori emerging si trovino in Italia».