Negli ultimi anni, anche grazie alle svolte normative, la sostenibilità ha ricevuto un forte boost in tutti gli ambiti dell’economia: il Piano d’Azione dell’Unione Europea per la finanza sostenibile e il Green Deal europeo sono esempi tangibili di come le normative spingano i capitali verso investimenti che puntano a essere più ecologici e trasparenti.
Nel contesto degli investimenti sostenibili, l’Europa si posiziona come un punto di riferimento grazie a una serie di fattori che includono regolamentazioni all’avanguardia, iniziative di mercato e una forte richiesta da parte degli investitori, attratti anche dalla dimostrata resilienza e performance in periodi di instabilità di mercato, e non solo dalle potenziali implicazioni positive. Il macrotrend persiste, alimentato sia dall’ aumento della richiesta di prodotti finanziari responsabili, che da una crescita del mercato che incorpora i criteri ESG come elementi chiave del valore e della performance a lungo termine.
L’accelerazione sulla sostenibilità vissuta fin qui è destinata a proseguire o si prospetta una battuta d’arresto? Certamente, il trend è già segnato, ma non mancano preoccupazioni in merito al possibile cambio di vertici nell’ UE. La transizione ecologica sarà forse l’apripista, per la prima volta, di quei temi dei programmi elettorali europei, che impongono scelte comuni? E quale sarà la nuova linea dell’Unione? Dall’altra parte dell’oceano, l’esito delle elezioni politiche USA inciderà altrettanto sul modo in cui le sfide della sostenibilità saranno affrontate a livello globale, considerando che la domanda delle economie mature sui Paesi emergenti ne influenza gli investimenti e la produzione.
L’urgenza di cambiare la narrativa sulla sostenibilità
La questione della sostenibilità, però, non può più essere letta solo in chiave di impatti positivi, in quanto le minacce ambientali, le catastrofi naturali che si manifestano come conseguenza diretta del cambiamento climatico, i livelli di emissioni di carbonio e il surriscaldamento globale, non sono più un problema da ricondurre al futuro prossimo, bensì sono eventi che si presentano con una frequenza ed intensità sempre maggiore: accelerare la conversione verso un’economia sostenibile significa anche ridurre gli effetti distruttivi che il modello economico adottato sin qui sta producendo.
Il Global Risk Report 2024 del World Economic Forum evidenzia come le manifestazioni legate ai cambiamenti climatici stanno causando impatti significativi sia dal punto di vista sociale che economico, denotando la mancanza di adeguate iniziative di adattamento. Fra i cinque rischi ai quali l’Italia è più esposta, si parla anche di rischio climatico, aggravato dalla frequenza crescente di eventi meteorologici estremi e dalla mancata adozione di adeguate politiche di transizione ecologica. È quindi necessario sviluppare una solida politica di anticipazione e gestione del rischio, basata su un’analisi approfondita che integri rischi economici, geopolitici e climatici, al fine di garantire resilienza nel lungo termine e ciò si traduce in politiche e iniziative sostenibili sia in termini ambientali, che sociali, che economiche in un orizzonte di ampio respiro.
In un mondo fortemente interconnesso, anche i cambiamenti ambientali incidono sui cambiamenti sistemici: si hanno ricadute sulla produttività agricola, sul sistema alimentare, con la reale possibilità che aumenti il divario nella società anche in termini di povertà alimentare, e non solo di ricchezza economica. Quando queste forze si verificano nelle economie più fragili, le conseguenze dirette riguardano nuovi fenomeni migratori e una nuova ridistribuzione della popolazione a livello globale. Non solo gli eventi catastrofali, ma anche la mancata attenzione alle condizioni del suolo e del mare e il continuo utilizzo di pesticidi possono inficiare le attività di pesca e agricoltura, ricreando le condizioni del circolo vizioso menzionato sopra. Le stesse strategie energetiche influenzano le emissioni di carbonio e il riscaldamento del pianeta, contribuendo ad alimentare o diminuire gli impatti su quel circuito che, partendo dall’agricoltura e dalla sussistenza genera una serie di conseguenze sociali ed economiche in grado di stravolgere l’ordine delle cose così come vissuto sin qui. A questi fattori ne vanno integrati ulteriori, come le condizioni geografiche e territoriali, la demografia, l’istruzione, la produzione e l’utilizzo di tecnologie e l’urbanizzazione.
Non solo. I Paesi esposti a vulnerabilità climatica (così come ai conflitti) potrebbero essere emarginati dagli investimenti e dalle opportunità di lavoro, aumentando il rischio di criminalità, militarizzazione o radicalizzazione a causa della mancanza di mezzi di sostentamento sicuri. Da questo punto di vista, le aziende e i Paesi sono chiamati a valutare i rapporti commerciali o le relazioni internazionali, soprattutto in questo contesto in cui le connessioni internazionali, sempre più complesse, si sviluppano anche separatamente dai rapporti geopolitici.
Un mercato energetico più semplice in una situazione geopolitica difficile
L’incursione russa in Ucraina nel febbraio 2022 ha avuto gravi conseguenze sui mercati energetici, evidenziando la necessità per l’UE e i suoi Stati membri di garantire la sicurezza e la diversificazione delle forniture energetiche. Un comunicato del servizio studi della Camera dei Deputati di febbraio 2024, condivide l’avvio del processo per ridurre la dipendenza dalla Russia come principale fornitore, soprattutto di gas, attraverso l’adozione di misure urgenti a livello europeo e nazionale: le misure comprendono la diversificazione delle fonti di approvvigionamento, l’aumento degli stoccaggi di gas e la capacità di rigassificazione, contribuendo così a mitigare l’impatto delle turbolenze geopolitiche sul settore energetico.
Una delle questioni più controverse che riguardano la transizione energetica sostenibile riguarda il fatto che per alimentarla, almeno in una fase iniziale, il contributo delle fonti fossili è ancora determinante.
L’Europa e l’Italia hanno trovato nell’Algeria un nuovo partner energetico nelle forniture di gas, ma il problema da porsi, in termini di sostenibilità sul lungo periodo, in questa fase caratterizzata anche dal conflitto Hamas-Israele, è il suo rapporto con l’Iran e con la Russia. Sempre in termini di interconnessioni commerciali ed energetiche, il gas russo non acquistato dall’Europa finisce oggi in mano cinese e l’ex Urss continua i suoi affari aumentando i volumi del proprio Pil nonostante le sanzioni e il taglio a molti rapporti commerciali, trovando proprio nella Cina e nelle vecchie repubbliche sovietiche nuovi partner.
La stessa Cina, che attraversa un forte sviluppo e necessita di fonti energetiche anche per alimentare la transizione ecologica al suo interno (pena i rapporti commerciali e geopolitici globali), sta diventando leader globale nell’approvvigionamento di tecnologie energetiche green, contribuendo ad alimentare la dipendenza europea ed Italiana verso altre nazioni nella corsa alla transizione ecologica, limitando così anche la nascita di nuovi possibili distretti territoriali produttivi legati all’economia sostenibile.
Valutazione dei rischi, dei dati e delle informazioni: i punti d’attenzione per il mondo finanziario
Abbiamo anticipato alcuni dei rischi individuati dal Global Risk Report 2024: le conseguenze sull’economia sono evidenti: uno studio recente dell’Agenzia Europea per l’ambiente, ha evidenziato come tra il 1980 e il 2022, le perdite economiche correlate a eventi climatici ed estremi nei paesi dell’Unione Europea hanno raggiunto i 560 miliardi di euro e di queste, il 10% si è verificato nel solo 2021.
Anche Banca d’Italia evidenzia l’urgenza di migliorare le informazioni e le strategie necessarie per valutare i rischi climatici all’interno della relazione “I rischi finanziari posti dai cambiamenti climatici: carenze informative e piani di transizione”. Si denota come nessuna banca del sistema, finora sia completamente in linea con le aspettative della BCE: le banche hanno finora orientato i loro sforzi soprattutto verso la raccolta di dati e lo sviluppo di esercizi per valutare il rischio di transizione, ma le prassi di gestione del rischio fisico risultano invece generalmente meno avanzate e solo un numero molto limitato di intermediari ha iniziato a prendere in considerazione altri fattori di rischio ambientale, quali la perdita di biodiversità e l’inquinamento; l’intervento richiama l’attenzione ai criteri di rendicontazione e la necessità di non affidarsi solo ai dati settoriali sulla sostenibilità, per non ostacolare scelte corrette da parte dei finanziatori (banche e investitori) e condurre a problematiche relative all’accesso al credito per le imprese, a detrimento della transizione energetica.
Le banche stanno rispondendo all’impetuosa tendenza verso la sostenibilità con una trasformazione significativa, offrendo una gamma sempre più ampia e diversificata di prodotti sostenibili, mentre ampliano il loro portafoglio in settori innovativi e in crescita. L’aumento dei green bonds e degli investimenti in fondi ESG evidenzia il potenziale di una migliore performance a lungo termine e di una riduzione del rischio attraverso l’integrazione dei criteri ESG. Le banche stanno quindi integrando questi criteri nelle loro valutazioni di rischio, impegnandosi in un costante aggiornamento delle competenze e nella trasparenza della comunicazione: questa evoluzione rappresenta un’opportunità per gli istituti finanziari per emergere come leader nella finanza sostenibile, soddisfacendo le esigenze regolamentari e di mercato, e rispondendo all’aspettativa di un ruolo più attivo nel promuovere una crescita economica sostenibile.
Un fenomeno emergente tra gli investitori istituzionali, noto come strategia di “tilting” è stato evidenziato nel rapporto di Banca d’Italia sopra citato: questa metodo aggiunge ai tradizionali obiettivi di gestione del portafoglio, che si concentrano principalmente sul rischio-rendimento, sull’orizzonte temporale e sulla liquidità degli investimenti, nuovi obiettivi come la riduzione dell’impronta di carbonio o il miglioramento complessivo del punteggio ESG. A tal fine, diverse società specializzate sviluppano indici personalizzati che includono aziende con emissioni relativamente basse o punteggi ESG relativamente elevati: gli investitori interessati possono autorizzare i gestori del portafoglio a investire i loro fondi in conformità con questi obiettivi.
Mercati finanziari e trend legati alla sostenibilità per il 2024
Per quanto riguarda i trend relativi alla sostenibilità, Msci ha condiviso il report “Sustainability and Climate Trends to Watch for 2024” analizzando i principali temi legati alla sostenibilità e al climate change da monitorare nel corso dell’anno, utili anche per orientarsi nel panorama degli investimenti.
Uno degli effetti più diretti del clima sugli aspetti finanziari evidenziato dal report riguarda le coperture assicurative sulle abitazioni: le compagnie hanno le coperture necessarie per la liquidazione dei danni ambientali? L’aumento del verificarsi di eventi climatici dalle conseguenze importanti sul patrimonio delle famiglie, le spingerà a coprirsi da eventuali danni assicurandosi, ma quali saranno i futuri costi assicurativi? E cosa succederà a coloro che sceglieranno di non assicurarsi o non potranno farlo? Gli Stati, come l’Italia, che erogano fondi a sostegno della ricostruzione a seguito di cataclismi, continueranno a farlo in presenza di leggi di bilancio finanziate da un debito pubblico sempre più importante (e in previsione di voci di spesa volte a far fronte alle esigenze legate all’aumento di persone longeve)?
Altri temi riguardano l’intelligenza artificiale generativa, tecnologia in grado di rivoluzionare sì moltissimi settori, ma dalle enormi emissioni: fin qui si è parlato di Chat Gpt, ma quali altre società competitor potranno emergere anche per la loro capacità di produrre dati e informazioni con un’impronta energetica ridotta e mediante l’utilizzo di tecnologie rinnovabili? Quale l’attenzione alla cybersecurity e alla protezione dei dati? Il tema delle forniture complesse, degli approvvigionamenti e della catena del valore saranno sempre più al centro del ciclone negli investimenti sostenibili (ndr,sull’argomento leggi l’articolo sulla nuova CSRD), nonché il rischio greenwashing, e l’aggiornamento alla regolamentazione Sfdr, che mira a migliorare e uniformare le informazioni sui processi di investimento ESG, ma potrebbe rappresentare un ostacolo per le aziende dei mercati emergenti che non riescono a soddisfare gli elevati standard di investimento dell’Unione Europea: ciò le renderebbe di fatto non idonee per i portafogli di molti investitori, vanificando gli sforzi per canalizzare il capitale verso progetti a zero emissioni in questi mercati.