Per Maarten-Jan Bakkun, senior emerging market strategist di Ing Investment Management, è arrivato il momento di domandarsi se, dopo la recente correzione, i mercati emergenti non abbiano toccato i minimi. Il differenziale di crescita rispetto ai mercati sviluppati, infatti è sceso a soli 3 punti percentuali, lo stesso livello ritenuto normale fino al 2002. Tra il 2002 e il 2010 il differenziale arrivava almeno ai sette punti percentuali.
"La somma di questi fattori è una crescita sostanzialmente più lenta e una costante pressione sui mercati emergenti" commenta lo strategist secondo cui: "L’unica soluzione per ridare spinta ai mercati in via di sviluppo è l’applicazione delle riforme, ma per questo è necessaria una forte pressione, soprattutto nei paesi dove per il prossimo anno sono previste elezioni. Anche la recente instabilità dei mercati potrebbe essere decisiva, ma per il momento le riforme sono lontane. Per risvegliare le autorità dal loro torpore sarebbe necessaria una forza ancora maggiore, con deflussi di capitale, tassi d’interesse più alti e valute più deboli, ma fino ad allora è prematuro parlare di mercato sui minimi".