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Parmalat: resi noti gli advisor per Opa Lactalis

IL CONSIGLIO.  Il Consiglio di Amministrazione di Parmalat, ha analizzato nella riunione di ieri il bollettino del 26 aprile 2011 con il quale Sofil (anche per conto di BSA e di Groupe Lactalis) ha comunicato l’offerta pubblica di acquisto volontaria totalitaria sulle azioni ordinarie della societa’ Emiliana. Gli analisti delle banche d´affari sono già al lavoro dal pomeriggio di ieri per interpretare la frase del comunicato ufficiale con cui, per la prima volta, il consiglio di amministrazione di Parmalat ha preso posizione sull´Opa lanciata dal gruppo francese Lactalis.  
 
Parmalat chiarisce nel messaggio che questa proposta non é stata né sollecitata né concordata con la Società. L’incarico è stato conferito dal cda di Parmalat, anche tre studi legali: Shearman & Sterling (che valuterà le problematiche Antitrust), Legance (per l’aspetto giuslavoristico) e Lombardi Molinari.
 
FRANCESI. Nel giorno del consiglio d’amministrazione di Parmalat, Il presidente Berlusconi torna sull’operazione che ha visto i francesi di Lactalis impadronirsi del gruppo di Collecchio. Il premier riferisce di aver interpellato la Consob per avere dei chiarimenti sull’offerta di acquisto di Lactalis. La risposta della Commissione guidata da Vegas, è che tutto è andato nel rispetto delle norme. Berlusconi ha anche ribadito che il governo non poteva fare nulla per fermare l’Opa e d’altronde non era arrivata alcuna offerta alternativa da parte di imprenditori italiani.  Il consiglio d’amministrazione di Collecchio non si è espresso sulla congruità del prezzo dell’Opa (2,6 euro a azione) ma ha dato mandato all’advisor Goldman Sachs di fare la valutazione.  
 
GOLDMAN SACHS. Quindi saranno gli esperti di Goldman Sachs  riterrà i 2,6 euro di Lactalis «congrui» o se invece il cda guidato da Enrico Bondi avrà gli strumenti per chiedere a Parigi di ritoccare al rialzo l’offerta, equiparando il prezzo ai 2,8 euro pagati per rastrellare il pacchetto dei grandi fondi internazionali. Nessuna valutazione preventiva, quindi, anche se il board ha specificato che l’Opa da 3,4 miliardi lanciata da Lactalis «non è stata nè sollecitata nè concordata» con Collecchio. Una presa di posizione dura, quasi l’estremo tentativo di difendere l’italianità di Parmalat, ma toni a parte, la strada per la famiglia Besnier appare spianata. 
 
Sia perché Parigi ha già speso 1,5 miliardi per rastrellare il 29% del capitale, sia perché Intesa Sanpaolo, Mediobanca e Unicredit non sono riuscite a costruire una cordata italiana credibile dal punto di vista industriale, sia perché l’avanzata di Lactalis sembra essere stata accettata dal governo dopo il summit Italia-Francia. Tanto che il presidente del consiglio Silvio Berlusconi ha rimarcato ieri che quella di Lactalis è stata un’operazione «in regola» con le norme del mercato, rimandando a Consob per i dettagli. 
 
Negli uffici dell’Authority di Giuseppe Vegas l’analisi sembra peraltro procedere spedita: la Commissione aveva chiesto a Parigi di fare chiarezza sui conti della holding, sui finanziamenti bancari e sull’obbiettivo della scalata (compresa la volontà di effettuare conferimenti alla ricerca delle sinergie). Il dossier è arrivato e la risposta della Consob è attesa all’inizio della prossima settimana.
 
ALTERNATIVA. A dire il vero, stando a quanto trapela, il compito affidato a Intesa, Mediobanca e Unicredit di costruire una alternativa italiana per Parmalat sarebbe stato reso ancora più arduo dai vincoli vigenti sull’utilizzo della cassa del gruppo e dall’input «politico» che chiedeva di costruire un piano per Collecchio senza dismissioni. Quanto al futuro dell’Opa francese, molto dipende se Goldman. In Piazza Affari il titolo ha chiuso in rialzo dell’1,33% a 2,596 euro. A Roma invece il tema Parmalat ha tenuto banco alla Camera, dove il decreto anti-scalate è stato approvato con 236 sì, 32 no e 235 astenuti.