L’accelerata alla sostenibilità
Dopo lo scoppio della pandemia globale il tema sostenibilità è balzato prepotentemente in cima alle priorità dei leader politici. Questo perché il Coronavirus ha messo in crisi l’intero sistema, il quale per non crollare ha dovuto reinventarsi, in alcuni casi anche in maniera fortuita, proprio inseguendo i valori dei principi ESG.
La causa ambientale
Primo fattore, l’ambiente. Forse il meno voluto, ma il trend è netto. Con metà popolazione mondiale costretta al lockdown per contenere i contagi, i tassi di inquinamento sono crollati e le emissioni di Co2 si sono praticamente azzerate. Il pianeta ringrazia e si augura che quando si ritornerà a produrre a pieno regime, lo si faccia evitando dannosi sprechi energetici.
L’attenzione al sociale
Secondo fattore, la società. L’epidemia ha reso chiaro a tutti come in una società civile e moderna il welfare sia un diritto inalienabile. Lo stesso si può dire o quasi, in momenti così delicati, degli ammortizzatori sociali. Strumenti necessari per evitare danni collaterali peggiori, come l’indebolimento del cuore pulsante del Paese, quello che produce e aggiunge cifre importanti al Pil.
Il guizzo della governance
Terzo e ultimo fattore, la governance. È evidente che la riduzione dei ricavi e delle possibilità di azione, abbia portato i board delle aziende a ottimizzare l’organizzazione aziendale. Lo smart working, ma non solo. Anche un maggiore affidamento e utilizzo delle tecnologie, individuate come punto di partenza fondamentale per ricercare nuove strategie di business.
Le riflessioni per il futuro
Insomma, nel dramma dell’epidemia da Coronavirus è possibile anche trovare e cogliere degli spunti positivi. L’emergenza ha ribadito quanto i criteri ESG siano quelli più adatti su cui rimodulare e ridisegnare la società del futuro. Perché le sfide che ci attendono domani, verosimilmente, potrebbero essere più ardue di quelle di oggi.