I Pir aiutano a ottimizzare il portafoglio delle famiglie italiane. L’opinione di Giorgino (Polimi), Racca (Eurizon), De Gasperis (Mediolanum Gestione Fondi), Proli (Amundi AM) e Galli (Axa IM)
“I Pir rappresentano un’importante opportunità, per le imprese e l’economia reale, per gli intermediari, per gli investitori e i risparmiatori. Penso anche che sia responsabilità di tutti non sprecare e valorizzare questa opportunità al meglio, per ognuno e per il Paese”. Con queste parole Marco Giorgino, professore di istituzioni e mercati finanziari al Politecnico di Milano, ha aperto il percorso “Strategie e soluzioni per migliorare i portafogli con la Mifid II: l’utilizzo dei Pir per far percepire un valore aggiunto al cliente finale“, che si è tenuto lo scorso 24 gennaio al PFEXPO di Milano.
Durante la conferenza, grande attenzione è stata posta nei confronti degli investitori, così come delle imprese, che rispetto alle concorrenti estere sono molto più piccole e in saldo. “E’ necessario riequilibrare la struttura del capitale delle imprese stesse per far fronte alle sfide future”, ha infatti aggiunto Lucio De Gasperis, direttore generale di Mediolanum Gestione Fondi, ricordando che il gruppo bancario è stato sempre, fin da subito, molto attivo in questo settore e ricopre un ruolo molto importante in questo ambito.
Anche Sabrina Racca, responsabile commerciale di Eurizon, ha evidenziato come i Pir siano un successo commerciale sia per Eurizon sia per il nostro Paese. E’ stato sottolineato come, a differenza di quanto si pensi, il Pir sia una soluzione diversificata e flessibile.
Particolare attenzione è stata posta poi al tema della diversificazione offerta nella possibilità di investire fino al 30% del portafoglio Pir nei mercati internazionali.
I portafogli Pir compliant sviluppati da Eurizon, per esempio, puntano a massimizzare la diversificazione, utilizzando al meglio i margini concessi dalla quota libera del 30% che viene indirizzata su diverse asset class geografiche e valutarie con obiettivo di migliorare il profilo rischio/rendimento del prodotto.
Dal canto suo, Fabiano Galli, senior sales manager di Axa IM ha aggiunto: “Riteniamo, da sempre, che sia importante investire sulle aziende del Belpaese puntando non esclusivamente sulle large cap. I nostri portafogli azionari italiani hanno sempre avuto un’esposizione alle società non Ftse Mib tra il 20 e il 30%. Abbiamo quindi ritenuto fosse naturale aderire alla normativa Pir, convinti che questa possa portare benefici sistemici”.
In generale, sono state create soluzioni differenziate per profili di rischio con componente azionaria crescente per andare incontro alle diverse esigenze dei risparmiatori. “I Pir sono quindi strumenti che aiutano a ottimizzare, anche fiscalmente, il portafoglio delle famiglie italiane, storicamente sbilanciate su investimenti prudenti di breve periodo”, ha spiegato Racca.
Paolo Proli, responsabile sales & marketing di Amundi AM, ha poi ricordato che oltre al vantaggio fiscale c’è di più. “I Pir possono essere utilizzati in consulenza per consolidare l’approccio per bisogno nel rispetto del profilo di rischio dell’investitore – ha spiegato Proli – Ben venga la fiscalità agevolata a una determinata scadenza temporale se questo ci permette di migliorare il livello di consulenza complessiva nell’offerta del risparmio gestito. Investire è sempre una forma di finanziamento che necessita del giusto tempo per realizzare al massimo il potenziale di ritorno assoluto”.
L’esperta di Eurizon poi ha proseguito dicendo che la creazione di questi strumenti ha incrementato la liquidità verso il mercato italiano e che, inoltre, grazie ai Pir ci si aspetta nuovi investimenti, soprattutto da parte di investitori istituzionali a lungo termine come fondi pensione e casse. Inoltre, l’incremento della liquidità potrà generare un rinnovato interesse degli investitori esteri verso le aziende del nostro Paese.
Nel primo anno di lancio i Pir hanno riscosso un grande successo, con livelli di raccolta del sistema italiano intorno a 10 miliardi nel solo 2017 (secondo le stime attuali), rispetto ad attese iniziali di 10 miliardi in 5 anni. Tutti i partecipanti hanno delineato un trend crescente, comparando anche i risultati conseguiti all’estero su questa tipologia di prodotti. “Secondo i dati di IR Top Consulting a fine settembre, in Francia per esempio i Pea, dalla partenza (1992), hanno raccolto 120 miliardi, in Canada i Tfsa, lanciati nel 2009, hanno raggiunto 150 miliardi di euro e in Uk, dal 1999 gli Isa hanno raccolto 517 miliardi di euro”, ha dichiarato Racca, che poi ha concluso augurandosi che il mercato italiano possa svilupparsi come quello dei “cugini” d’oltralpe raggiungendo quindi livelli simili a quelli francesi tra 10-15 anni: un successo per i Pir, per il nostro mercato di capitali e per le nostre aziende.