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Economia e Dintorni

Crisi energetica e inflazione. Scenari di recessione.

A distanza di un anno dall’invasione russa dell’Ucraina, con il conseguente aggravarsi della crisi energetica a livello globale, le pressioni inflazionistiche sembrano catapultarci all’austerity degli anni ’70, modellando le abitudini dei consumatori e destando parecchia preoccupazione tra i decisori politici.

Tra rincari delle bollette, aumento dei prezzi e dei tassi di interesse, aziende al collasso, e livelli di inflazione insostenibili – l’indice dei prezzi al consumo è volato da +8,9% a 11,9% nel mese di ottobre, toccando il livello più alto dal marzo 1984 – l’inverno alle porte rischia di essere particolarmente rigido per gli italiani. E non solo per le temperature.

L’attività economica ha rallentato in tutto il continente e la contrazione potrebbe proseguire fino ai primi tre mesi del 2023. Quest’inverno, più della metà dei paesi dell’area euro sperimenterà recessioni tecniche, con almeno due trimestri consecutivi di contrazione della produzione.  La fiducia di consumatori e imprese, anche se in miglioramento secondo i recenti dati ISTAT, è messa a dura prova.

L’attività economica globale cresce più lentamente, riflettendo l’impatto del perdurare di un’inflazione elevata, dell’inasprimento delle condizioni finanziarie e dell’estrema incertezza geopolitica.

La pandemia e la guerra potrebbero aver alterato radicalmente il processo di inflazione. L’impennata dei prezzi dell’energia e dei generi alimentari, le strozzature dell’offerta e la ripresa della domanda post-pandemia hanno alimentato un’ampia pressione sui prezzi e fatto impennare l’inflazione. Anche il deprezzamento dell’euro si è aggiunto all’accumularsi di pressioni inflazionistiche.

I responsabili politici europei si trovano di fronte a scelte difficili, in un contesto straordinariamente incerto, caratterizzato da un mix tossico di crescita debole e inflazione elevata che potrebbe persino peggiorare.

Politica monetaria. I piani delle banche centrali

Nelle economie avanzate, compresa l’area euro, nel 2023 sarà probabilmente necessaria una politica monetaria restrittiva, a meno che l’attività e l’occupazione non si indeboliscano più del previsto, riducendo sensibilmente le prospettive di inflazione a medio termine.

La politica fiscale deve bilanciare obiettivi contrastanti. Da una parte, la necessità di ricostruire lo spazio fiscale e aiutare la politica monetaria nella sua lotta contro l’inflazione e, dall’altra, l’urgenza di mitigare l’impatto brutale dell’aumento dei prezzi dell’energia su famiglie e imprese redditizie.

Normalizzare la politica monetaria rimuovendo l’accomodamento è quanto dovrebbe continuare a fare la BCE nel tentativo di arginare la pressione inflazionistica e scongiurare le aspettative di inflazione futura.

La Federal Reserve degli Stati Uniti, con una mossa ampiamente attesa, ha ulteriormente tentato di frenare l’impennata dei livelli di inflazione aumentando il tasso di interesse di riferimento di 0,75 punti percentuali, portandolo al livello più alto dal 2008, e annunciando che saranno necessari “aumenti continui” affinché la politica sia “sufficientemente restrittiva” per riportare l’inflazione al suo obiettivo di lunga data del 2%.

I segnali, a livello globale, sono di profonda crisi. La volatilità del mercato è aumentata, con effetti a catena sui margini e sulla liquidità. Le disponibilità di attività liquide dei fondi di investimento rimangono basse e potrebbero quindi amplificare una correzione del mercato in uno scenario di vendita forzata.

Un settore finanziario resiliente è essenziale

Ci troviamo di fronte a un mondo in rapida evoluzione, caratterizzato da molteplici shock e da una profonda incertezza. In questo contesto, l’eccessiva diluizione della regolamentazione lascerebbe le banche più esposte agli shock e meno in grado di sostenere quelle transizioni (ecologica e digitale in primis) da cui dipenderà la nostra crescita futura.

Allo stesso tempo, la natura dell’intermediazione finanziaria sta cambiando ed è necessario garantire che ciò favorisca, anziché minacciare, la resilienza del settore.

La digitalizzazione dei pagamenti si sta diffondendo rapidamente, portando con sè nuovi tipi di rischio con l’ingresso nel mercato di nuovi attori e prodotti. Le banche centrali stanno rispondendo promuovendo lo sviluppo delle valute digitali, che potrebbero fornire alle banche uno strumento per offrire prodotti e servizi migliorati, costruiti sulla base stabile del denaro pubblico digitale.

La stabilità del sistema finanziario, come la stabilità dei prezzi, è fondamentale per la salute della nostra economia.

Un’inflazione bassa, stabile e prevedibile, contribuisce ad una crescita economica sostenuta e alla prosperità. E un sistema finanziario forte, con istituzioni solide, sistemi di pagamento robusti e mercati efficienti, aiuta a preservare i risparmi, canalizzare gli investimenti e facilitare i pagamenti. Un sistema finanziario debole, al contrario, può amplificare o diffondere gli shock in tutto il sistema. E proprio come i periodi di incertezza possono mettere alla prova la stabilità dei prezzi, possono anche mettere alla prova la stabilità finanziaria.

Quando per i governi nazionali arriverà il momento di consolidare le proprie politiche fiscali, il modo in cui saranno programmati gli interventi e adottate le misure, farà la differenza: riduzione della spesa pubblica e dei trasferimenti o taglio degli investimenti? Ma se si vuole ricostruire la capacità di offerta e rafforzare le fonti interne di crescita, è necessario rifocalizzare anche altri settori politici. Soprattutto, si devono indirizzare gli investimenti verso quelle transizioni che definiranno il nostro futuro e il settore finanziario deve essere in grado sostenere attivamente tali transizioni.

Come investire in periodo di recessione?

Come posizionare al meglio un portafoglio contro il potenziale danno di una tempesta recessiva?

La soluzione non è smettere di investire. La scelta migliore è strutturare il proprio portafoglio privilegiando un orizzonte temporale di lungo termine, restare fedeli al proprio profilo di rischio e agli obiettivi di investimento.

Puntare su strumenti finanziari considerati più sicuri, come i titoli di Stato, può essere una mossa giusta. Dal 14 al 17 novembre 2022 si è svolto il collocamento del titolo di Stato BTP Italia con scadenza novembre 2028. Si tratta di un titolo indicizzato all’inflazione con un tasso cedolare reale annuo definitivo pari all’1,60% che sarà pagato in due cedole semestrali.

La diversificazione degli asset è particolarmente utile perché può attenuare i rendimenti medi di un investitore se una o più classi di asset o settori particolari sottoperformano. Bisogna ricordare che i mercati cercano sempre di indovinare il futuro piuttosto che attendere la conferma di quanto previsto. Quindi, verosimilmente, le recessioni sono già state prese in considerazione nelle valutazioni azionarie.

Aumentare l’esposizione ai settori “difensivi” è consigliabile per mitigare il rischio. Le imprese nei settori difensivi (beni di consumo come alimenti, servizi finanziari e servizi di pubblica utilità) tendono ad essere meno vulnerabili al calo della domanda durante una recessione.

Ed ancora, prendere in considerazione la possibilità di ridurre la propria esposizione alle imprese che vendono prodotti “discrezionali” non di base, che potrebbero essere colpite dall’attuale crisi del costo della vita, consente di ridurre l’esposizione ai settori ciclici.

Acquistare asset di qualità per proteggere il portafoglio durante una recessione e Investire in azioni che garantiscono un dividendo è una buona mossa. Anche se il prezzo delle azioni di una società scende, questo potrebbero continuare a garantire il pagamento dei dividendi.

Un altro strumento da considerare per un investimento in caso di recessione è rappresentato dagli ETF, che, storicamente, hanno dimostrato una buona capacità di reagire alle flessioni e di riprendersi nel lungo termine dopo le turbolenze.

Come agire (e reagire) in tempi di crisi

Anche se una recessione è all’orizzonte, nessuno può sapere quanto durerà o in che misura influenzerà il mercato azionario. In queste circostanze, gli investimenti dei risparmiatori possono subire diversi contraccolpi, registrando perdite di valore anche molto significative. Spesso, il modo migliore per investire durante una recessione è semplicemente quello di continuare a fare ciò che si è fatto fino a quel momento ed evitare di prendere decisioni guidate dall’impulsività.

Sebbene (le recessioni) possano essere impegnative per i rendimenti e la crescita della ricchezza, si assiste anche a rally anticiclici. Il mercato è sempre lungimirante.

La chiave è dunque quella di non rimanere schiacciati dalle oscillazioni del mercato a breve termine e mantenersi focalizzati sugli obiettivi a lungo termine. Ragionare con una logica di lungo termine può infatti aiutare a contestualizzare meglio l’impatto di singoli episodi di una crisi nell’ambito di un orizzonte temporale più ampio.

Nei periodi di crisi l’emotività causata dalla maggiore incertezza può indurre a più facilmente a voler semplificare (in modo errato) situazioni complesse agendo impulsivamente, incappando in errori comportamentali. Informarsi e rivolgersi a consulenti esperti è utile durante il processo decisionale per scegliere l’opzione migliore tra quelle disponibili, scongiurando pericolosi errori di valutazione. Il prezzo da pagare per una decisione affrettata, dettata dall’incertezza del momento che aumenta ansie e paure, potrebbe infatti rivelarsi particolarmente salato.