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Investimenti e mercati

Report settimanale sui mercati finanziari

Nella  settimana appena  trascorsa abbiamo assistito ad un finale thrilling dove Giovedì sera il Senato U.S.A. ha bocciato il piano di salvataggio per il settore auto (GM, Ford e Chrsyler) decretando il tonfo di Wall Street mentre Venerdi lo stesso governo ha dato il via libera per attingere tali fondi dal cosiddetto Piano Paulson  scongiurando l’ennesima debacle per i listini mondiali.

A livello europeo Londra ha fatto segnare una performance positiva del 5,70% seguita dal Dax tedesco (+6,43%) per finire con l’indice francese CAC40 (+7,55%). Fra i principali rialzi dobbiamo segnalare  la performance di Fortis (+ 54,17%), Aegon Nv (+23,01%) ed Ing (+ 20,91%) mentre tra i principali ribassi dobbiamo segnalare i titoli telefonici  France Telecom  (-3,65%) e Deutsche Telekom (-2,33%). A livello settoriale segnaliamo l’ottima performance del settore oil&gas (+11,44%) e del settore assicurativo ( 10,55%) mentre tra i peggiori si mettono in evidenza quelli delle tlc  (-2,00%) e dei media ( -1,40%).

Piazza Affari chiude la settimana in denaro con lo S&P Mib (+ 6,71%) . Fra i titoli maggiori si mettono in evidenza Fastweb (+ 19,96%) e Saipem (+ 19,66%) mentre tra i maggiori titoli in lettera segnaliamo Lottomatica ( – 6,97%) e Snam Rete Gas ( – 4,15%)

Durante la fine dell’ottava Wall Street è ritornata a soffrire.  La notizia della bocciatura da parte del Senato ha depresso nuovamente l’equity  market. L’ S&P500 resta vulnerabile, sebbene sia possibile l’azione dei bottom-fishers, peraltro in una fase di trading natalizio, piu’ erratica e caratterizzata dalle ricoperture, e dunque meno riflessivo delle difficoltà del momento sotto il profilo del ciclo micro-macro. Nel frattempo sta emergendo in modo più chiaro l’impatto delle gigantesche perdite (stimate al momento in circa 50Mld$) derivanti dal caso Madoff, il proprietario/gestore di diversi fondi raccolti in diverse parti del mondo, arrestato lo scorso venerdì ammettendo di aver posto in essere quello che negli Usa viene chiamato “schema Ponzi”, ossia una gigantesca catena di sant’Antonio che consentiva di ripianare le perdite degli investitori utilizzando la raccolta di nuovi investitori. Il solo Santander ha dichiarato un’esposizione per oltre 2Mld€. Nel corso della settimana sarà importante verificare l’esito dell’incontro della Fed di domani, non tanto per l’atteso taglio dei tassi, quanto piuttosto per l’eventuale annuncio di come la Fed intenderà eventualmente implementare il quantitative easing.  In quest’ottava abbiamo assistito ad un corposo rialzo del settore dell’alluminio (+ 23,69%) e ad una debacle del settore telefonico (- 15,35%).

Settimana all’insegna del denaro per il Nikkei225 (+ 4,03%) trascinato al rialzo dal comparto automobilistico ( Toyota e Hunday) e petrolifero ( Rio Tinto).

Nell’ ultima settimana il contratto-future sul decennale, dopo aver avviato le contrattazioni a quota 123,12 punti, ha finito per scambiare nell’intervallo di prezzo 121,33 – 123,45 per poi attestarsi nel finale a 121,56 punti, in calo di oltre due figure. Un movimento ribassista che non ha affatto sorpreso il mercato in considerazione del fatto che dopo il rally rialzista fino a quota 124,91 punti registratosi nella precedente ottava, una presa di profitto era più che possibile e ipotizzabile. Finora il mercato dei titoli di stato a reddito fisso ha trovato un valido alleato nella rassegna macroeconomica della Zona Euro e dei singoli stati membri che ha evidenziato una più che robusta involuzione del ciclo economico con l’ingresso in una fase di recessione tecnica dell’ economia di diversi Paesi.

I titoli di stato riflettono attualmente la recessione e non ancora un’eventuale depressione. I tassi d’inflazione stanno ripiegando in tutte le aree geografiche. A livello numerico e reale è prematuro parlare di deflazione se non in alcuni settori discrezionali dell’economia. La curva dei rendimenti ha finito così per recuperare terreno con i maggiori guadagni concentrati nella parte a lungo termine. Il tasso a 2-anni nell’ultima settimana si è attestato al 2,25% (+20centesimi), il 5-anni al 2,80% (+29 centesimi), il titolo decennale al 3,30% (+27 centesimi). In rialzo compreso tra i 31 e i 43 punti base il segmento di curva 15-30 anni.

Qualora il trend rialzista del mercato obbligazionario dovesse riprendere il suo corso, un’importante area tecnica di supporto per il rendimento del titolo decennale potrebbe coincidere con il livello minimo del 1989 (2,94%) aggiornato lo scorso 4 dicembre e per il 2-anni con il minimo di 1,876% toccato nel lontano 13 giugno 2003. I trentennali europei hanno nel corso di pochi giorni accusato una flessione di circa dodici figure. Su questo segmento di curva è difficile fare previsioni. La parte che sembra essere più appetibile, anche alla luce del profit taking tecnico già verificatosi è quella a 2-anni. Il tasso a 2 -anni del titolo di stato tedesco è poco distante dal tasso base della BCE (2,50%).

Un’ eventuale sua risalita in quest’area potrebbe costituire un punto potenziale di acquisto sempre che, il numero uno della Banca centrale, continui ad abbassare il costo del denaro. L’eccessivo stimolo delle economie mondiali tramite una creazione di liquidità senza precedenti si può benissimo tradurre in un prossimo futuro in uno scenario nuovamente inflazionistico.

La possibile impennata dell’inflazione e l’ allargamento dei debiti pubblici rappresentano due variabili da tenere in debita considerazione per una futura migliore chiave di lettura del mercato dei bonds. Il recente interventismo dei vari governi e banche centrali ha permesso sul mercato interbancario al tasso EURIBOR a tre mesi di scendere ulteriormente, raggiungendo il 3 ,29%. Nel corso della settimana lo spread di tasso tra BTP e BUND si è ristretto a 132 punti base. Il rischio-default a valere sulle obbligazioni societarie (i contratti CDS sull’ indice Markit iTraxx Crossover, che monitora le 50 società con il più elevato livello di rischio ) è schizzato verso l ’alto verso nuovi livelli record a 1.095,020 punti.

Per quanto riguarda la settimana valutaria nell’ultima ottava si è assistito ad un deprezzamento del dollaro nei confronti dell’euro. In settimana il newsflow legato ai Twin-deficits (trade-deficit e budget-deficit) USA è risultato molto sfavorevole alla divisa americana, la cui sofferenza intra – settimanale è dipendente anche dall’ormai quasi certo taglio dei tassi americani che si potrebbe avere in data 16 dicembre. È probabile che in occasione di quel Federal Open Market Committee, Bernanke possa sforbiciare il Fed Fund Rate da 1,00% anche fino a 0,25%.

Fino al momento del probabile taglio dei tassi il biglietto verde potrebbe soffrire per poi reagire all’insegna del rafforzamento. Tuttavia un’eventuale violazione al rialzo della media-mobile a 200-settimane posta a 1,3358 potrebbe scatenare una nuova ondata anti-dollarista strutturale. La rottura di 1,3358, se confermata dopo il taglio indurrebbe il mercato ad un eventuale stop & reverse. La solidità finanziaria del dollaro in questo periodo di credit-crunch è stata colpita al cuore. Tuttavia si potrebbe discutere anche della saldezza delle altre divise principali. Da questo punto di vista i traders concettualmente avrebbero molti motivi per arbitraggiare tra FX-market e metalli preziosi, in una crisi d’identità valutaria a vasto raggio. L’euro-yen va letto in chiave ribassista, avendo chiuso la settimana a 122,20 circa. Il punto di minimo dell’euro-yen toccato nella recente caduta è posto a 113,64 con la resistenza a 122,80-123,00. In chiave grafica il cross è impostato in modo bearish, con le medie -mobili molto in alto ancora ed in caduta veloce.

 

                                        MARKET MOVER
Il calendario europeo, questa settimana, presenta due appuntamenti degni di nota. Si comincia martedì 16/12 con l’indice Pmi manifatturiero relativo alla Francia e Germania e poi giovedì 18/12 con l’indice IFO tedesco.
Oltreoceano dobbiamo segnalare domani 16/12 i dati societari di Goldman Sachs ( mentre quelli di  Morgan Stanley si attendono per il 17/12) e in serata la decisione dei tassi da parte del Fomc.
Infine sul fronte giapponese dobbiamo segnalare venerdi 19/12 la decisione riguardo i tassi da parte della BOJ ( Bank of Japan).

Per suggerimenti e chiarimenti: vincenzo.polimeno@professionefinanza.com