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Investimenti e mercati

Report settimanale sui mercati finanziari

In questa valle di lacrime. Nell’ottava appena trascorsa abbiamo assistito ad una settimana di ribassi sui mercati finanziari internazionali complice la non chiarezza del piano Geithner, illustrata solo per linee generali ma non nei dettagli, che ha illustrato la sua “ricetta” salvacrisi . La peggiore piazza a livello europeo è risultata la Germania dove il Dax30 ha registrato un -4,98 % seguita dall’indice CAC40 francese con un -4,00% e poi infine Londra dove il FTSE100 ha registrato un –2,38%. A livello settoriale, hanno evidenziato un segno positivo solo due settori ossia quello farmaceutico (+2,60% trascinato al rialzo dal gruppo Sanofi – Aventis) e  il settore del real estate (+1,04). Tra i settori in negativo, invece, dobbiamo segnalare il settore delle utilies (-8,38%) seguito dall’ assicurativo (-7,36%) ed infine dal settore delle risorse di base (-6,68%).
Piazza Affari ha archiviato l’ottava in deciso ribasso con l’S&P/Mib in ribasso del 3,81%. Tra i principali titoli in lettera segnaliamo le pessime performance di Seat PG (-27,55% per l’abbbandono di Majocchi come a.d. ma lasciatemi dire che tutto ciò è anche dovuto ad una politica senza logiche…vedi le cedole sontuose distribuite negli anni e i. taglio di target price da parte di Citigroup), Ubi Banca (-10,10%) e Prysmian (-10,07 messa alle corda dall’ UE per l’inchiesta sul possibile cartello sulla rete dei cavi). Tra i pochi rialzi, questa settimana sono stati solo quattro, segnaliamo Geox (+6,20% per le indiscrezioni che il fatturato 2008 possa superare le attese e il Mol destare sorprese positive), Impregilo (+3,05%) ed infine Terna (+1,21% titolo difensivo per antonomasia).
 All’insegna del bear anche Wall Street con l’ S&P 500 che è andato in lettera del -4,81% ed il Nasdaq in ribasso del 3,60% per una settimana comunque caratterizzata da dati negativi che ancora una volta hanno evidenziato lo stato di crisi dell’ economia. Anche per quanto riguarda il mercato americano i settori in denaro sono stati quelli dell’ wireless (+1,24%) e brokeraggio assicurativo (+0,86%), mentre tra i settori in lettera dobbiamo segnalare quello dei produttori di carta (-11,83%) e bancario (-18% trascinato al ribasso dai grandi colossi quali Citigroup e BofA).
Negativo anche il Giappone con il Nikkei che ha registrato una performance negativa del 3,68% ritornando sotto quota 7800 punti, spinto al ribasso dai titoli finanziari ed industriali per il motivo legato alla crisi e soprattutto al continuo apprezzamento dello yen.

Nel bollettino mensile della BCE di febbraio si legge che “l’economia mondiale sta attraversando una fase di grave recessione e che per l’area dell’ euro persisterà nei prossimi trimestri uno scenario di debolezza. Sia l’entità che la durata del rallentamento economico dipenderanno in misura fondamentale dai tempi di soluzione della crisi finanziaria”. La BCE sottolinea anche come l’impatto del protezionismo sulla crescita economica e sul benessere delle persone sia sostanzialmente negativo e l’aumento del deficit nei Paesi dell’area euro sia un “problema importante”. Il numero uno della BCE, Jean Claude Trichet, ha affermato che “la situazione del settore bancario resta “difficile” e che dovrebbe essere monitorata da vicino dai governi e dalle banche centrali”. Il contratto -future sul decennale, dopo aver avviato le contrattazioni a quota 122,18 punti, ha scambiato nell’intervallo di prezzo 121,55 – 124,90 per poi attestarsi nel finale a 124,52 punti, in rialzo di circa 2,5 figure rispetto al livello di riferimento della precedente ottava. A spingere verso l’alto il price-action è stata l’ondata di avversione al rischio scatenatasi nuovamente sul mercato dopo l’annuncio del piano anti crisi da parte del segretario al Tesoro USA Geithner e la reazione del mercato stesso ai livelli crescenti e a dir poco “allarmanti” del debito di alcuni paesi di Eurolandia. La curva dei rendimenti ha ripreso a scendere in misura non allineata. Il titolo a 2 – anni si è attestato in area 1,31%, in calo di 8 centesimi, il 5 -anni è ritornato al 2,2 3% (-18 centesimi), il decennale ha archiviato la settimana al 3,11% (-26 centesimi) mentre il segmento a 15-30 anni si è posizionato in area 3,70% -3,92%, in calo di 21-23 basis point. I differenziali di rendimento tra i titoli di stato tedeschi e quelli dei paesi europei periferici nel corso dell’ ottava si sono nuovamente allargati. Limitandosi solo ad analizzare il quadro macroeconomico, condito da recessione e pressioni deflattive, i titoli di stato europei dovrebbero rappresentare una profittevole asset – class per gli investitori. I titoli di stato risultano ora come ora meno affidabili sotto il profilo del credit -risk. Durante l’ottava i titoli di stato che erano stati venduti in modo importante in precedenza hanno sentito i supporti, rimbalzando dai minimi relativi e guadagnando parte del terreno perduto. Il quadro concettualmente è molto dibattuto
e l’outlook resta molto difficile.

Durante l’ottava sul mercato dei cambi l’euro-dollaro ha provato a forzare i supporti, disegnando un minimo a 1,2722 per poi comunque rimanere in range-trading, chiudendo la settimana in modo pesante a ridosso di 1,2800. I supporti continuano ad essere posti attorno a 1,2800-1,2820, rappresentati comunque da una linea di trend molto schiacciata di poco rialzista e per questo non molto nitida. Sull’upside le resistenze, quelle più immediate, si collocano a 1,3070-1,3092. Il quadro resta dunque immutato con il dollaro favorito per una serie svariata di motivi. A parte le motivazioni classiche, tra cui in testa si colloca una sottovalutazione del biglietto verde di circa il 15% nei confronti dell’euro sulla base della purchasingpower- parity, secondo quanto si dedurrebbe dalla Big-Mac Theory, la divisa americana avrebbe dalla sua il veloce risanamento del trade-deficit che potrebbe migliorare ancora qualora il dollaro-yuan si muovesse verso il basso in chiave contingente. Sull’onda del newsflow attuale peraltro, Timothy Geithner, il ministro del Tesoro americano, all’atto del suo insediamento nella squadra governativa, ha affermato sin dall’inizio di credere nel dollaro-forte, affermando che lo yuan dovrebbe alla fine essere rivalutato se fluttuasse normalmente in un sistema di cambi realmente flessibile. Geithner si sta giocando la credibilità delle sue affermazioni in materia valutaria. Un superamento delle resistenze strutturali sull’eurodollaro e sugli altri fronti farebbe scemare il potere del nuovo ministro del Tesoro sulla sua divisa. Sull’euro-dollaro le resistenze strutturali si posizionano a 1,3210 dove passa la media-mobile a 100-giorni, seguita dalla media-mobile a 50- giorni a 1,3379, e poi il cruciale livello tecnico a 1,3371, dove passa la media-mobile a 200-settimane, violata la quale qualcosa potrebbe cambiare in modo più strutturale. Per motivazioni politiche il dollaro a-priori dovrebbe sulla carta provare a rimanere forte o quanto meno stabile sul mercato valutario, non fosse altro per la necessità del Tesoro di collocare agilmente e senza grossi colpi di scena ben 2,5 trillioni di dollari di treasuries, a finanziamento della carta in scadenza, del TARP, del piano-Obama e del Financial Stability Plan dello stesso G eithner. In tal senso la divisa americana appare favorita su quella europea. Da sempre la Federal Reserve è stata padrona quantomeno del valore del dollaro e la recente svalutazione è stata pilotata forse dalle lobbies valutarie texane per favorire l’asces a del prezzo del petrolio. Ora che queste lobbies hanno perso potere è ipotizzabile che la FED ed il Tesoro possano davvero ristabilire l’egemonia del dollaro su tutte le altre divise. Non sono da trascurare i newsflow, apparsi anche sulla rivista “The Economist” e girati sul mercato, circa la natura alla base della divisa europea. La Euro -Zone è soprattutto un’unione valutaria ed in parte politica. Il fatto che l’Europa non abbia nemmeno i bonds di propria emissione la dice lunga sulla labilità dell’accord o dei paesi appartenenti. Per questo l’euro è una divisa sulla carta a rischio come testimonia peraltro l’allargamento degli spreads di tasso tra governativi tedeschi e governativi di paesi europei periferici. Intanto dal G7. Sul mercato dei cambi a creare un movimento vero è stato più che il dollaro, il pound, preso di mira da un flusso in vendita riacutizzatosi in modo vistoso. Le dichiarazioni di Mervyn King, il governatore della Bank of England non hanno purtroppo lasciato scampo alla divisa anglosassone. Il governatore ha affermato con decisione che “l’economia inglese è in una profonda recessione” al momento e che il GDP (PIL) potrebbe attestarsi anche a -4,0% y/y nel Q1 2009. L’euro-sterlina si è riproposto nuovamente sull’upside riagguantando la soglia di 0,9000. Per ora la resistenza si colloca sulla media-mobile a 50-giorni a 0,9162, per poi capire se il cross avrà la forza per violare la trendline discendente di resistenza dinamica disegnata con il recente ampio movimento. Concettualmente il pound è tutt’altro che appetibile anche perché produce carry negativo.
Peraltro le stime della Bank of England sul GDP sono troppo pesanti per essere benevoli sulla divisa inglese. Intanto i supporti continuano ad alzarsi, essendo oggi a 0,8650, dove passa la media-mobile a 100-giorni. In materia di yen e franco svizzero, le due divise anti-cicliche secondo la tradizione cambistica continuano a tenere bene contro euro, rispettivamente a 117,00 e a 1,4920.

Infine settimana negativa per il principale indice delle materie prime il CRB Index in regresso dell’ 5,0% dilianato anche lui dal piano Geithner. Tra i principali rialzi dobbiamo segnalare solo i suini da macello (+13,13%) mentre tra i principali ribassi ci sono il cotone, il gas per riscaldamento e il nichel. Infine l’ oro, in questa settimana, ha registrato una performance positiva dello 5,12% attestandosi sui 938 dollari l’oncia mentre l’argento ha registrato una performance del 5,38%.

                                      I MARKET MOVER DELLA SETTIMANA
Per quanto riguarda la settimana macroeconomica europea sarà una sette giorni degna di pochi appuntamenti dove si comincerà Lunedì 16 con il discorso del presidente BCE Trichet per poi proseguire Martedì con l’ indice Zew tedesco relativo al mese corrente ed infine Venerdi 20 con i dati relativi al PMI manifatturiero e dei servizi. Oltreoceano sarà una settimana ricca di dati dove si comincerà Lunedì con l’ intervento di Duke sul mercato immobiliare, poi Martedì 17 sarà la volta della pubblicazione dell’ indice NAHB relativo al mercato immobiliare, Mercoledì 18 i dati relativi alle licenze edilizie e ai nuovi cantieri residenziali, le scorte di petrolio ed infine il discorso di Bernanke sui programmi e bilancio della Fed, poi Giovedì 19 sarà la volta del indice di Philadelfia, sussidi di disoccupazione e del superindice anticipatore ed infine Venerdi 20 ci sarà la pubblicazione degli indici dei prezzi al consumo. Infine per quanto riguarda il quadro macroeconomico nipponico dobbiamo segnalare Lunedì 16 i dati relativi al PIL annualizzato, Giovedì 19 la decisione della BoJ riguardo ai tassi ed infine Venerdi 20 l’indice dell’attività industriale. Inoltre voglio segnalare che nell’ after hour saranno pubblicati i dati societari tra i quali spiccano Daimler, Wal-Mart, Stm, Hewlett-Packard, Società Generale, Axa, BNP Paribas, Continental, e Deutsche Postbank

Per suggerimenti e chiarimenti scrivete a vincenzo.polimeno@professionefinanza.com